Lim Young Kyun – Destiny
Interprete di una fotografia lenta e meditativa, Lim Young Kyun è un attento osservatore della natura umana. Nelle sue fotografie è sempre presente l’interesse per il dettaglio, colto nell’immediatezza del momento.
Comunicato stampa
Interprete di una fotografia lenta e meditativa, Lim Young Kyun è un attento osservatore della natura umana. Nelle sue fotografie è sempre presente l’interesse per il dettaglio, colto nell’immediatezza del momento.
Il risultato è la testimonianza di una ricerca che va oltre l’apparenza, sottolineata dall’uso del bianco e nero che permette a Lim Young Kyun, esperto conoscitore delle tecniche tradizionali di sviluppo e stampa, il controllo della luce e dell’ombra, dell’oscurità e dei toni di grigio, alla base della sua cifra espressiva.
Nella mostra Destinity il fotografo coreano presenta una selezione di immagini dei progetti Daily Life Landscape e Nam June Paik 1982-2006, in cui sono raccolte fotografie scattate in luoghi e momenti diversi, in particolare nella Corea del Sud e a New York, dove ha vissuto dal 1980 al 1988. A quell’epoca il suo unico scopo era rendere straordinaria e preziosa l’ordinarietà della vita quotidiana. Per lui fotografare era come scrivere un diario personale.
“New York è stata una grande scuola.” - afferma Lim Young Kyun - “Sono stati numerosi i grandi artisti ad avermi dato grandi insegnamenti, così come i musei e le gallerie d’arte. Ricordo che ero appena arrivato, nell’autunno del 1980, quando visitando la Light Gallery rimasi profondamente colpito dalle fotografie di Arnold Newman. Di fronte al ritratto di Igor Stravinskij ebbi come un’allucinazione uditiva. In realtà, era il potere della fotografia scattata con una fotocamera di grande formato. Ho imparato molto anche quando lavoravo come assistente di Alex Kayser, un fotografo svizzero che aveva studiato con il leggendario Otto Steinert. Il suo modo di fotografare era molto diverso da quello che avevo appreso in Corea, dove avevo provato le prime emozioni legate alla scoperta della fotografia. Ma allora ero come uno scienziato ossessionato dall’accuratezza, non mi concedevo la minima trasgressione. A New York ho imparato a guardare in un’altra maniera”.
A New York un incontro particolarmente significativo fu quello con l’artista Nam June Paik (Seoul 1932-Miami 2006), ironico rielaboratore neo-Dada di materiali eterogenici e grande innovatore della videoarte. Lo conobbe nel 1982 al Whitney Museum, in occasione di una delle sue spiazzanti azioni performative con la violoncellista d’avanguardia Charlotte Moorman.
Da allora le fotografie di Lim Young Kyun hanno raccontato momenti di condivisione e stima in parte privati (lo studio di Paik nel quartiere newyorkese di SoHo, come pure i ritratti dei suoi amici John Cage e Allen Ginsberg) e documentato le numerose performance, mostre ed eventi che ebbero come protagonista il noto artista, fino alla retrospettiva The Worlds of Nam June Paik (2000) al Guggenheim Museum di New York con la performance In memory of Charlotte Moorman.
“Da un grande artista come Nam June Paik ho imparato il significato della semplicità e della passione. Uno dei ritratti più noti che gli feci è quello in cui guarda attraverso lo schermo del televisore. Lo scattai all’inizio dell’estate del 1983 e fu pubblicato il 1° gennaio 1984 sul New York Times. Una foto che esprime il mio nuovo concetto di fotografia in azione.”
Manuela De Leonardis
Giovanna Pennacchi is pleased to present Destiny, Lim Young Kyun the Korean photographer’s one-man show, Manuela De Leonardis, Curator. Lim Young Kyun is exhibiting his work in Italy for the first time. An interpreter of unhurried and meditative photography, Lim Young Kyun is an attentive observer of human nature. In his photography one is always aware of his interest in detail, captured in the immediacy of the moment. The result is a testimony of research reaching beyond appearance, emphasized by using black and white permitting Lim Young Kyun, expert in traditional developing and printing techniques, to control light and shade, darkness, and shades of grey, the basis of his expressive form. In his show Destiny, the Korean photographer is presenting a selection of images from the projects Daily Life Landscape and Nam June Paik 1982-2006: photographs shot in diverse moments and places, particularly in South Korea and in New York, where he lived from 1980 through 1988. At that time his only goal was to make ordinary daily life both extraordinary and precious. For him, photographing was the same as writing a personal diary.
“New York was a vast school” Lim Young Kyun affirms, “Numerous important artists taught me great lessons, as did the museums and galleries. I remember, when I had just arrived in the autumn of 1980, visiting the Light Gallery, and being profoundly struck by the photography of Arnold Newman. In front of a portrait of Igor Stravinsky I had a sort of auditory hallucination. It was the power of the photograph shot with a very large camera. I learned a lot when I worked as assistant to Alex Kayser, a Swiss photographer who had studied with the legendary Otto Steinert. His way of photographing was very different from what I had learned in Korea where I experienced my first emotions tied to the discovery of photography. But at that time, I was like a scientist obsessed with accuracy, not allowing myself the slightest transgression. In New York I learned to look in another manner.”
In New York, a particularly significant meeting was that with the artist Nam June Paik (Seoul 1932-Miami 2006), the ironic neo-Dada re-elaborator of heterogeneous materials and important video art innovator. We met in 1982 at the Whitney Museum on occasion of one of his surprising, unsettling performance events with the avant-garde cellist Charlotte Moorman. Since then, Lim Young Kyan’s photographs have recounted moments of sharing and esteem: in private locations (the studio of Paik in the New York neighborhood known as SoHo or the portraits of his friends John Cage and Allen Ginsberg) as well as documenting numerous performances, shows and events, all of which had as protagonist the noted artist, culminating in the retrospective The Worlds of Nam June Paik (2000) at the Guggenheim Museum of New York with the performance In Memory of Charlotte Moorman. “From a great artist such as Nam June Paik, I learned the meaning of simplicity and passion. One of the most noted portraits I shot of him was the one where he was looking through a television screen. I took this picture in early summer 1983. It was published on January 1, 1984 in the New York Times. A photograph that expresses my new concept of photography in action.”
Manuela De Leonardis