L’isola misurata
La cartografia della Sardegna da La Marmora all’Istituto Geografico Militare. 110 carte, molte delle quali inedite, provenienti dalle collezioni della Biblioteca e Archivio cartografico storico dell’Istituto Geografico Militare e dalla Mediateca del Mediterraneo di Cagliari.
Comunicato stampa
Con l’unificazione del Regno nel 1861 la storia della cartografia della Sardegna si innesta in quella della cartografia militare italiana la quale prende vita con la creazione nel 1872 dell’Istituto Topografico Militare, poi dal 1882 Istituto Geografico Militare, formatosi attraverso l’assorbimento degli uffici topografici dei vari stati italiani nell’Ufficio Tecnico del Corpo di Stato Maggiore, erede e continuatore dell’Ufficio Topografico dello Stato Maggiore Sardo. Fu questo Istituto a produrre dalla seconda metà del XIX secolo ai giorni nostri tutta la cartografia ufficiale della Sardegna la cui rappresentazione andò riflettendo nel corso del tempo l’evoluzione delle tecnologie aerofotogrammetriche e la sofisticata elaborazione numerica delle immagini trasmesse dai satelliti, ispirate alle esigenze della ricerca scientifica, di pianificazione e di governo del territorio, delle città e dell’ambiente. Le carte esposte costituiscono un’emblematica campionatura dell’attività di rilevazione e rappresentazione del territorio, illustrano metodi e tecniche, trasmettono informazioni e rendono percepibili molteplici aspetti e la loro connessione con le esigenze della società per le quali furono prodotte e con la cultura politica che di esse si avvalse.
Centodieci carte, molte delle quali inedite, provenienti dalle ricche collezioni della Biblioteca e Archivio cartografico storico dell’Istituto Geografico Militare e dell’ Archivio Storico della Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, come strumenti quindi per comprendere anche lo stretto legame esistente tra la raffigurazione cartografica e l’evoluzione storica ed economica che nel corso degli anni ha ridefinito e ridisegnato l’Isola. ALBERTO FERRERO DELLA MARMORA Quando arriva a Cagliari, l'11 febbraio 1819, Alberto Ferrero Della Marmora non ha ancora trent'anni. Ci viene, sull'onda delle delusioni della sua generazione che aveva combattuto con Napoleone e ora sembrava quasi costretta a farsi perdonare dai governi della Restaurazione, per un po' di caccia e qualche escursione ornitologica. Metà diporto e metà curiosità scientifica: in realtà, desiderio di alleviare la malinconia e, soprattutto, dimenticare Torino. Ripartì dalla Sardegna, per l'ultima volta, l’11 settembre 1857.
Calcolò che, della sua vita, aveva passato nell'isola, in totale, 13 anni, 4 mesi e 17 giorni, come aveva calcolano in un libricino intitolato Elenco dei miei Itinerari di Sardegna dal 1819 al 1857, che regalò poi all’amico canonico Spano. Nell’ultima pagina scrisse: «Qui finisce la serie dei miei viaggi in Sardegna. La mia età oltre settuagenaria non mi permette più di riprenderli, ma se mi fosse dato di ringiovanire, riprenderei da capo, e rifarei tutto quanto il mio lavoro!». Morì a Torino il 18 maggio 1863. L'intera esperienza sarda del Lamarmora si condensa nelle sue due grandi opere: il Voyage e la Carta dell'isola e del regno di Sardegna.