L’Italia va in vacanza
“L’Italia va in vacanza” è la prima di una serie di mostre che intendono presentare al pubblico le Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura con un taglio curatoriale di volta in volta diverso. Il tema scelto per questo primo appuntamento, in concomitanza con il periodo estivo, illustra le molteplici declinazioni della vacanza nel Bel Paese attraverso lo sguardo – a volte ironico, in alcuni casi più poetico, ma quasi sempre critico – degli undici fotografi in mostra.
Comunicato stampa
L’ITALIA VA IN VACANZA
Fotografie dalle Collezioni del MAXXI Architettura
Nunzio Battaglia, Bruna Biamino, Giancarlo Ceraudo, John Davies,
Alex Maclean, Walter Niedermayr, Enzo Obiso,
Fabio Ponzio, Francesco Radino, Fulvio Ventura, Massimo Vitali
INAUGURAZIONE: giovedì 28 luglio
APERTURA AL PUBBLICO: 29 luglio - 25 settembre 2011
www.fondazionemaxxi.it
Roma 28 luglio 2011. Inaugura al MAXXI una mostra dedicata all’Italia delle spiagge e delle gite attraverso lo sguardo a volte ironico, spesso poetico e comunque sempre critico di undici fotografi.
L’ITALIA VA IN VACANZA, a cura di Francesca Fabiani, racconta con 80 fotografie dalla collezione permanente del MAXXI Architettura un viaggio dalla Sicilia al Trentino tra vizi e virtù del “fare vacanza” nel Bel Paese: dall’affollamento costiero all’assedio delle città d’arte, dai parchi tematici ai borghi medievali: Non si tratta di visioni edulcorate da cartolina ma di fotografie che ritraggono la reale connotazione del paesaggio contemporaneo italiano e quanto sia condizionato dalla presenza e dall’azione umana, anche quando apparentemente innocente e spensierata.
L’ITALIA VA IN VACANZA è la prima di una serie di mostre che intende presentare al pubblico le Collezioni di Fotografia del MAXXI Architettura con un taglio curatoriale ogni volta diverso.
La collezione ad oggi si compone di oltre 1000 fotografie acquisite a partire dal 2003 tramite progetti di committenza legati ai temi del paesaggio, del territorio e dell’architettura; un patrimonio di immagini legate principalmente all’identità del nostro Paese.
Nunzio Battaglia (Gela 1958) ci racconta con uno sguardo ironico le vacanze degli agriturismo in collina e delle case nei borghi medievali ristrutturati. Il turismo di ex dirigenti d’azienda che in mulini ricablati confezionano marmellate, luoghi in cui le parole magiche sono atmosfera antica, tenuta patrizia e distacco dal mondo. Un turismo ricco di implicazioni e ricadute sulla configurazione del paesaggio contemporaneo.
Bruna Biamino (Torino 1956), ha lavorato sul litorale toscano, nel mese di ottobre. Un paesaggio costiero fuori stagione, silenzioso e vuoto, che la fotografa mette in scena con una grammatica essenziale: pochi segni e delicati passaggi cromatici dalle tonalità pastello. Un racconto minimo, rarefatto che vuole arrivare all’essenza del soggetto.
Giancarlo Ceraudo (Roma, 1969) ha lavorato sulla costa tra Marche e Abruzzo. Grazie all’uso enfatizzato del controluce e alla scelta dell’inquadratura non convenzionale Ceraudo costruisce un racconto dal ritmo cinematografico che rimanda a un’idea un po’ antica e avventurosa del viaggiare. Un viaggio in macchina fatto di incontri e sensazioni, di paesaggi che corrono ai bordi dell’autostrada, di soste mattutine al bar del porto e di tappe fugaci in spiagge vuote.
John Davies (Sedgefield, Co.Durham, 1949) da anni affronta con lucidità la ricerca sul paesaggio contemporaneo legata allo sviluppo delle attività produttive e al potere dell'economia e della proprietà. La sua indagine svolta sul litorale tra Roma e Napoli è una rappresentazione impietosa di come si finita l’epoca in cui le famiglie si stringevano per liberare una stanza da affittare, soppiantata dalle esigenze di un turismo di massa che ha rotto l’incanto della costa pontina. Davies sente il dovere di certificare la vera realtà di un luogo piuttosto che la visione stereotipata dello stesso.
Il fotografo americano Alex MacLean ha fatto delle sue passioni, volare e fotografare, una professione e un’arte. Volare a bassa quota gli permette di leggere il territorio che racconta molte cose “come un libro da leggere”. MacLean ha ripreso la parte centrale dell’Italia, da costa a costa, in pieno picco stagionale. La fisionomia delle zone costiere appare come una bizzarra geometria multiforme e colorata.
Walter Niedermayr (Bolzano 1952) analizza il dialogo sempre squilibrato tra natura e l’uomo. Costruisce immagini volutamente artefatte, frammentate che tradiscono il suo pensiero che le immagini siano sempre ritagli, inquadrature incomplete. Queste fotografie insistono sull’idea romantica di un cosmo dove l’uomo è ospite, un’entità minima sempre al limite tra presenza concreta e paradossale insignificanza.
L’esplorazione del paesaggio per Obiso (Campobello di Mazara 1954) è l’occasione per fare emergere aspetti magici, a volte inquietanti, dell’esistente. Una “magia dei luoghi” che l’autore rappresenta privilegiando la raccolta di tracce minime, evocando i luoghi.
Francesco Radino (Bagno a Ripoli FI- 1947) analizza un altro modo di fare vacanza: quello dell’evasione per un giorno, magari in un parco tematico per far contenti i bambini. La sua tecnica sovrappone più scatti modificando la lettura della realtà. Nelle fotografie realizzate a Gardaland, questa dimensione onirica è accentuata dalla inverosimiglianza “disneylandiana” del contesto.
Fabio Ponzio (Milano 1957) ha realizzato un reportage lungo la costa tra Rimini e Trieste dalle atmosfere postimpressioniste che in realtà rivelano un paradosso culturale: la rappresentazione delle vacanze nella loro totale estraneità alla tutela del paesaggio. Nelle fotografie di Ponzio l’uomo modifica tutto quello che c’è di naturale: dove si può fare il bagno crea un parco acquatico, in un porto naturale costruisce moli di cemento e la spiaggia è solo una distesa di ombrelloni.
Caratteristiche della fotografia di Massimo Vitali (Como 1944) sono le riprese di spazi pubblici dove si concentrano grandi quantità di persone. Piscine, parchi, discoteche, spiagge affollate: capaci di evidenziare la perdita di personalità degli individui, il paradosso di una cultura sempre più fondata sull’imitazione e sul conformismo.
Fulvio Ventura (Torino 1941) è andato a Venezia per affrontare il tema del consumo turistico, di cui Venezia rappresenta una sorta di crescendo iperbolico di interesse ed entusiasmo. Da anni Ventura lavora su certe trasformazioni del territorio, dove alle criticità geografiche, si affiancano quelle della conservazione di un paesaggio storico e artistico unico. Un approccio critico in cui tuttavia il potere fascinatorio della città è talmente forte da sovrastare ogni manifestazione del kitsch.