Liutai Italiani del Novecento nelle Collezioni del Museo del Violino
Una mostra racconta la rinascita della tradizione liutaria italiana attraverso gli strumenti della Collezione del Museo del Violino. In esposizione anche il violino di Gabriele D’Annunzio proveniente dal Vittoriale degli Italiani.
Comunicato stampa
Cremona, settembre 2022 - Una mostra per raccontare la rinascita della tradizione liutaria italiana: a Cremona, dal 22 settembre 2022 al 26 febbraio 2023, Liutai Italiani del Novecento nelle Collezioni del Museo del Violino ricostruisce le vicende della liuteria cremonese e italiana durante il secolo scorso, dalle difficoltà dei primi decenni sino al rinnovato protagonismo di fine secolo.
Il racconto è affidato a 57 strumenti che costituiscono la Collezione di liuteria italiana, frutto di numerose donazioni che si sono susseguite dal 1932 al 2021 e oggi conservata al Museo del Violino: per la maggior parte violini (tra i quali quello in miniatura del liutaio genovese Giuseppe Lecchi e il contro violino di Valentino De Zorzi), ma anche viole, violoncelli e un violetto, uno strumento suonato a spalla di taglia intermedia fra la viola e il violoncello, brevettato dal cremonese Luigi Digiuni nel 1922. Sono inoltre presentati archetti di Cesare Candi e Giovanni Lucchi.
Unico strumento ospite dell’esposizione è il violino proveniente dal Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, donato nel 1934 a Gabriele D’Annunzio da Gaetano Sgarabotto, promotore negli anni Venti della scuola di liuteria di Parma. Sgarabotto, grande ammiratore del Vate, realizzò questo strumento appositamente per lui, nella speranza di poter fregiare la propria scuola di liuteria di un motto o di una frase dettati dal poeta.
Fra gli strumenti esposti, il violino e la viola costruiti nel 1924 dal bolognese Giuseppe Fiorini, considerato il pioniere della liuteria moderna, il quale nel 1930 donò alla città di Cremona la sua straordinaria collezione di reperti stradivariani: forme, modelli, attrezzi e disegni utilizzati da Antonio Stradivari per realizzare i suoi capolavori. È proprio utilizzando i modelli stradivariani che Fiorini costruì la viola e il violino in esposizione e che sono i primi due strumenti del Novecento entrati a far parte delle Collezioni civiche.
Non potevano mancare gli strumenti vincitori della Mostra – Concorso Nazionale di Liuteria Moderna svoltasi a Cremona nel 1937, in pieno ventennio fascista, nell’ambito delle Celebrazioni per il bicentenario della morte di Stradivari. In quell’occasione alla città venne riconosciuto un ruolo chiave per la rinascita degli artigiani e di una tradizione storica dell’intero Paese, per una nuova affermazione del “genio italico”. Gli strumenti vincitori di quell’edizione furono donati al Museo Civico; fra i liutai premiati nelle diverse categorie, molti dei Maestri che rappresentano l’eccellenza del secolo scorso e che ancora oggi sono un punto di riferimento per gli artigiani contemporanei: da Igino Sderci a Ferdinando Garimberti, da Gaetano Sgarabotto a Marino Capicchioni e Giuseppe Ornati.
Agli strumenti vincitori del Concorso se ne aggiungono altri 17, premiati in precedenti concorsi nazionali e provenienti dal Conservatorio Cherubini di Firenze, frutto di una donazione, sempre nel 1937, da parte della Federazione degli Artigiani.
Nasce così il nucleo inziale del Museo di Liuteria Moderna, che dà la spinta a nuove donazioni motivate essenzialmente da legami familiari, dal desiderio di ricordare il lavoro e l’impegno della persona cara attraverso l’esposizione di un suo strumento al Museo, dalla volontà di contribuire alla crescita di un patrimonio storico che si ritiene bene comune.
In mostra troviamo quindi il violino, la viola, il violoncello e il violetto di Luigi Digiuni donati dalla vedova, Maria Piazza, nel 1963; il violoncello costruito nel 1932 dal liutaio cremonese Romedio Muncher e lasciato nel 2003 dalla moglie Bruna Stevens Bergonzi; il violino costruito da Dante Regazzoni nel 1980 e offerto dalle figlie nel 2014; quello dello scultore-liutaio cremonese Piero Ferraroni, che nel 2017 si è aggiunto alla Collezione per volontà della figlia Enrica, oltre alle più recenti donazioni, che testimoniano i primissimi anni della Scuola di liuteria e ne sottolineano il ruolo di volano per il rilancio della liuteria cremonese e italiana. Si tratta del violino di Renato Scrollavezza realizzato nel 1958 e della viola, del 1988, di Francesco Bissolotti, due Maestri che, da veri capiscuola, hanno formato generazioni di liutai, ai quali si aggiunge il violino costruito nel 1950 da Andrea Mosconi, per molti anni Conservatore del patrimonio liutario della Città.
Il percorso espositivo della mostra, curata da Fausto Cacciatori, conservatore delle Collezioni del Museo del Violino che ha firmato anche il catalogo, è accompagnato da documenti, immagini e video che mettono in risalto alcuni passaggi significativi della storia della liuteria italiana e danno un volto ad alcuni dei suoi protagonisti. I visitatori avranno anche la possibilità di consultare, in forma digitale, le 74 schede che compongono il censimento dei liutai italiani, redatto nel 1937 dal giornalista Renzo Bacchetta, e che offrono uno spaccato dell’attività e delle condizioni di lavoro di questi artigiani.
Una serie di incontri e concerti a corredo della mostra offriranno una nuova e insolita prospettiva sulla liuteria italiana del Novecento. Il Quartetto di Marino Capicchioni, in mostra, sarà straordinariamente affidato ai migliori allievi del Conservatorio di Cremona, protagonisti del concerto inaugurale, in Auditorium Giovanni Arvedi, mercoledì 21 settembre, alle 18. Quindi, mercoledì 28 settembre alle 11, sarà presentato il libro di Pablo Saravì “Liuteria Italiana in Argentina” e sarà proiettato il documentario “Lungo Mare” di Sol Capasso. Sabato 29 e domenica 30 ottobre, alle 12, l’Auditorium Giovanni Arvedi ospiterà un’audizione speciale con i violini di Giuseppe Fiorini suonati da Christian Joseph Saccon, accompagnato al pianoforte da Massimiliano Genot. Infine, venerdì 11 novembre, l’apertura serale della mostra sarà accompagnata da un dialogo sulla liuteria cremonese tra Fausto Cacciatori e il giornalista Nicola Arrigoni.