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In occasione del festival Lorenzago: montagna contemporanea nel quadrato, curato da Vito Vecellio, dal 9 al 17 giugno a Lorenzago di Cadore (Belluno), secondo evento del progetto là[ ]qua arte affluente, con il sostegno del Comune di Lorenzago di Cadore e la Comunità montana di Centro Cadore, il 16 giugno dalle ore 22 alle ore 24 avrà luogo l’azione collettiva Contenuto rimosso.
Comunicato stampa
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Lorenzago:
montagna contemporanea
nel quadrato
In occasione del festival Lorenzago: montagna contemporanea nel quadrato, curato da Vito Vecellio, dal 9 al 17 giugno a Lorenzago di Cadore (Belluno), secondo evento del progetto là[ ]qua arte affluente, con il sostegno del Comune di Lorenzago di Cadore e la Comunità montana di Centro Cadore, il 16 giugno dalle ore 22 alle ore 24 avrà luogo l’azione collettiva Contenuto rimosso.
L’azione consiste nel formalizzare un’illuminazione notturna fatta di fuochi, torce e candele all’interno del quartiere il Quadrato, oscurato apposta per l’occasione.
Parteciperanno all'evento una serie di realtà associative locali, come la Schola Cantorum, la Proloco, il gruppo degli Alpini, gli Edili uniti, alcune band musicali e gruppi creatisi appositamente per l'evento.
L'invito a partecipare è aperto.
Contenuto rimosso è un progetto di Chiara Trivelli.
L’artista è presente anche nella mostra allestita come evento parallelo al festival con un lavoro Come costruire un tetto a scandole (2011/2012), che testimonia il suo progetto di ricerca a lungo termine svolto fra “Venezia e le montagne”.
"Mi hanno commissionato un intervento site-specific per il Quadrato, un’area che, pur costituendo il centro storico di un paese di montagna, Lorenzago, si presenta come un quartiere di città su scala ridotta: palazzi in muratura, tipologia abitativa modulare, distribuzione regolare e geometrica, viabilità segnata da un reticolo stradale che chiude, appunto, l’abitato in un razionalistico quadrato.
Il quartiere ha assunto le attuali sembianze dopo che nel 1855 un incendio ha distrutto l’antico borgo, denominato Gortina.
Benché, come viene tramandato oralmente, l’incendio fosse probabilmente di natura dolosa, la versione ufficiale, dopo un’inchiesta fatta dalle autorità, lo ritenne incendio accidentale.
La causa dell’incendio venne dunque rintracciata nel carattere stesso dell’abitato costruito per lo più in legno, e all’evento traumatico, l'incendio, venne associata la rappresentazione tipica di un paese di montagna: architettura spontanea, sviluppo informale, contiguità abitazione/stalla/orto.
L’abitato venne quindi ricostruito negando quella tradizione costruttiva. In questo senso il rifabbrico si configura come un processo di rimozione.
Ma se il Quadrato di oggi non ricorda affatto la Gortina di un tempo, è perché ha subito un trauma.
Come riappropriasi allora di un passato negato?
Ho coinvolto gli abitanti di Lorenzago in un esperimento di "Psicanalisi applicata all'ambiente".
Come funziona "la memoria dell'ambiente"?
Se funziona attraverso meccanismi di rimozione, mettere in discussione l'origine traumatica del Quadrato implica indurre un processo di regressione.
Riattivare la memoria di un luogo attraverso un'azione collettiva significa qui costruire, attraverso la ripetizione del fuoco, una suggestione che riconduca il Quadrato alla sua ragione profonda.
Passare quindi dall'evento traumatico, inteso come ragione profonda del Quadrato nel suo strutturasi, al Quadrato come rappresentazione della tradizione rimossa nel suo negarsi.
In questo senso, ciò che è stato perduto è ancora conservato.
Volevo creare una continuità tra il prima e il dopo.
Il fuoco è il tratto d’unione tra il passato e il presente architettonico di questo luogo.
L’immagine del fuoco fra i palazzi in muratura e lungo le strade di un quartiere ordinato e geometrico, dovrebbe riattivare come contro-immagine la memoria di un tessuto urbano irregolare, fatto di case di legno, che si sviluppa in modo organico e spontaneo: riallacciare una cesura. Creare una continuità fra Gortina, l’antico nucleo abitativo, e il Quadrato, un modello di progettazione urbana estraneo alla secolare tradizione costruttiva alpina, significa qui riconciliarsi con un passato fatto di economia agro-silvo-pastorale, sublimando/esorcizzando la paura del fuoco nel potere simbolico di un rito collettivo.
Trasformando la paura in cura del fuoco". Chiara Trivelli