Lo davamo per scontato
In mostra dieci artisti under 35.
Comunicato stampa
Alien, Zehra Doğan, Victor Fotso Nyie, Gaia De Megni, Alice Ronchi, Selma Selman,
Davide Stucchi, TOMBOYS DON’T CRY, Chloe Wise, Xiao Zhiyu.
A cura di Marco Arrigoni e Giacomo Pigliapoco
6 maggio – 18 giugno 2023
Opening 6 maggio, dalle ore 17:00
Aperto dal giovedì alla domenica, dalle 16:00 alle 20:00
Sala Dogana, Palazzo Ducale, Piazza Giacomo Matteotti, 9, Genova
E lei perché el me ga ciamà angiolo?
Come altro dovevo chiamarlo?
I angeli no fa de ste robe. [...] No i ga gnanca corpo.
Pubblicato postumo, l’Ernesto di Saba riporta con
una prosa limpida e d’incanto, come è solo quella
di un poeta, la dolorosa eclissi dell’identità e il
difficile incatenamento dei sentimenti adottati
per rispettare i dettami sociali imperanti. Il
protagonista vive sommando alla complessità
già intensa della sua adolescenza il peso di un
contesto comunitario che gli nega la libertà di
vivere la pulsione erotica e lo sbalzo amoroso per
un altro uomo. Scritto in un’Italia post-bellica in
cui l’amore omosessuale libero era appannaggio
di una stretta cerchia di salotti d’avanguardia,
questo romanzo colmo di luce è un segno
discreto della volontà di offrire una nuova lingua
dell’amore e nuovi occhi con cui guardarlo.
Ernesto è uno dei piccoli e potenti tentativi eroici
di cambiare la prospettiva mediante un uso nuovo
e delicato del linguaggio, perché, come suggerisce
la filosofa italiana Maura Gancitano, la lingua è
un’architettura e come tale può mutare con la
società: la lingua è fatta dalle persone che la fanno.
Lo davamo per scontato è un percorso espositivo
che attraverso lo sguardo di dieci artisti
internazionali under 35 vuole far luce su quanto
ancora urgente e significativa sia la necessità di
lottare per i diritti alla persona. Esacerbato dalla
crisi bellica, pandemica e climatica, il regresso
del riconoscimento politico delle minoranze è
ad oggi in corso e in continuo peggioramento.
I temi intorno all’aborto, al riconoscimento dei
figli di coppie non eteronormative, alla parità
carrieristica tra i sessi, alla libertà di parola ed
espressione, al rispetto della manifestazione
artistica sono continuamente presi in esame dai
sistemi di governance mondiali, non tanto per
procedere verso la protezione e il consolidamento
degli stessi, ma per metterli in discussione e al
più abolirli.
La base di questa mostra è la sua stessa essenza:
la generazione di artisti coinvolti. Cresciuti in
un contesto culturale progressivamente sempre
più favorevole al riconoscimento dei diritti e,
soprattutto, al rispetto del concetto di diversità
della persona, vedono oggi sgretolarsi il sistema
di valori su cui hanno fatto affidamento. Questo
significa che le battaglie di donne e uomini che
prima di loro hanno strenuamente combattuto
per ottenere piccoli ma essenziali miglioramenti
sono in pericolo. Le opere presenti in mostra
dimostrano come gli artisti under 35 di oggi
portino all’attenzione questi aspetti. Le modalità
per farlo sono differenti, con un messaggio
esplicito o con lievi suggerimenti di direzione, ma
ben riflettono quanto sia necessario riportarci a
porre attenzione alla centralità del rispetto della
persona nella sua unicità come base di una società
democraticamente contemporanea.
Opere esposte, sinossi
Alien, Jenkin, shadow e Spook, shadow 2022. Stampa
fotografica fine art, 50 cm x 60 cm. Courtesy
dell’artista
Le due immagini sono parte del progetto
fotografico Bodybuilders by Alien, nato per
documentare la comunità alternativa new drag
& club kids del Regno Unito, attraverso i ritratti
di trenta performer della scena contemporanea.
Il libro che raccoglie tutti gli scatti contiene
testi di Helen Hester, autrice del manifesto
Xenofemminista, e di Lewis G. Burton, fondatrice
della serata queer techno Inferno, a Londra.
Gaia De Megni, Tutto si fa, nulla si immagina, 2018.
Due cubi in marmo Nero Marquinia e Biancone
incisi con due video proiezioni e proiettori,
38x48x48 cm. Courtesy dell’artista. Foto Andrea
Balza
Il titolo di questo lavoro è la citazione di una frase
apocrifa di Leopardi, così come è anche citata
nel film La voce della luna di Federico Fellini.
Come accade spesso in De Megni, il linguaggio
filmico diventa protagonista dell’opera, e qui si
incontra con il materiale scultoreo per eccellenza,
il marmo. Le onde del mare, protagonista del
video, si mescolano e sovrappongono a quelle del
marmo, accogliendo una pluralità di intrecci che
rispecchia e invita la moltitudine di relazioni che
possiamo costruire nella vita, al di là di pregiudizi
e preconcetti.
Zehra Doğan, Dîlan 2, 2021. Tecnica mista su
tappeto, 228 x 178 cm. Courtesy dell’artista e
Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano-Lucca. Foto
Filippo Ferrarese, OKNO Studio
L’artista, giornalista e attivista curda con
quest’opera riprende i disegni e dipinti realizzati
durante la sua reclusione in carcere durata 2 anni
9 mesi e 22 giorni per “propaganda terrorista”,
a causa dei suoi scritti giornalistici e di un
acquerello che ha postato su Twitter. Le sue opere
spesso rappresentano donne in gruppo, chiuse
nella coralità di un abbraccio o strette in uno
sguardo complice, donne vittima di repressione
politica, religiosa, etnica, troppe volte obbligate
al silenzio e negate della libertà di parola e
espressione.
Victor Fotso Nyie, Io, 2017. Terracotta smaltata,
rame, 40 x 35 x 28 cm. Courtesy dell’artista e P420,
Bologna
L’opera è il ritratto di un giovane uomo che urla
e freme, esprimendo la propria voglia di esistere,
di affermare la propria identità. Il soggetto, dai
marcati tratti somatici, vuole rendersi visibile
e liberarsi dal giogo di un sistema sociale
oppressivo e soffocante. Il suo urlo, tra l’umano e
il bestiale, risuona nello spazio come un appello
di liberazione.
Alice Ronchi, Voglia di tenerezza, 2022. Ferro,
53×133×10 cm. Courtesy dell’artista e Francesca
Minini, Milano
Alice Ronchi fa del quotidiano la base del suo
lavoro e dell’attenzione nei confronti della
molteplicità delle persone la sollecitudine alla
creazione. Una linea costante della sua pratica è
quella che mescola la ricerca dell’ingenuità dello
sguardo tipica del fanciullino pascoliano ad una
iconografia che parla il linguaggio universale
dell’affetto. Voglia di tenerezza riproduce con
disincanto, sintesi e tenerezza il bisogno di
vicinanza della nostra epoca, estremamente basata
su concetti di esclusione e solitudine. Come un
bacio a fior di labbra, ci rende attenti a chi ha
più bisogno di noi o a chi con un soffio di voce
richiama la nostra attenzione.
Selma Selman, You Have No Idea (Election Day
2020), 2020. Video proiezione, 4’ 59” min.
Courtesy dell’artista
Selma Selman grida, urla, sibila e pronuncia
la stessa frase “You Have No Idea” più e più
volte, modificata dall’alternanza dei toni vocali
determinati anche dalla fatica fisica ed emotiva.
Siamo nel Black Lives Matter Boulevard di
Washington DC, nel giorno delle elezioni
presidenziali. La semplice sequenza di parole è
colma di potere comunicativo: porta l’attenzione
su quanto personale e invisibile possa essere il
dolore e l’affanno della sofferenza, comprensibile
solo a fronte di partecipazione, ascolto e
attenzione. Il lavoro sottolinea una necessità di
rifiuto e di resistenza alle presunzioni di genere e
razziali.
Davide Stucchi, Ironed moon, ferro, tessuto, 2023.
Courtesy dell’artista e Martina Simeti, Milano
Stucchi ricrea l’iconografia romantica della luna
riflessa nel mare, a partire però da elementi
appartenenti all’ordinaria sfera quotidiana della
nostra contemporaneità. La sua immagine è
costituita dall’incontro di due materiali antitetici:
una lamiera stirata di colore nero e calzini di
spugna bianchi. Entrambi sono stati recuperati
da un set scenografico di una sfilata di moda:
gli uni ammorbidiscono e scaldano la freddezza
dell’altra, creando un momento di estasi
comunitaria, per tutti.
Chloe Wise, Pescatarians in the hands of an angry
God, 2017. Inchiostro su carta, 136 x 107 cm (con
cornice). Courtesy dell’artista e di Edoardo Monti
In questo ritratto di una sua amica, Wise si
adopera, come è consuetudine del suo lavoro,
nella rappresentazione della performatività
della normalità, cosicché possa essere
monumentalizzato il momento non epocale o la
banalità del gesto. Spesso filtrata da umorismo
e parodia, soprattutto nei confronti del
consumismo americano e di certa estetizzazione
della vita, la pittura di Wise intende rappresentare
l’essere umano nella sua fioritura unica e
insostituibile, mai comparabile o rapportabile a
quella dell’altro.
TOMBOYS DON’T CRY, Inhale-Exhale, suono, 4’
48”
Inhale-Exhale un’esperienza sonora che
fonde voci, campionamenti e altre forme di
strumentazione in un flusso emotivo che
trascende il respiro. Una ripetizione stratificata
che come un mantra decostruito riconduce ad
uno spazio e tempo primordiale.
Xiao Zhiyu, 354 gr, 358 gr 2022. Olio su lino,
pigmenti pesanti, 22 x 14 cm. Courtesy dell’artista
e Galleria FuoriCampo, Siena. Foto Ela
Bialkowska, OKNOstudio
Un uomo inutile dello scrittore turco Sait Faik
Abasıyanık è un insieme di racconti tesi a dare
spazio e voce alla molteplicità degli esseri
umani che popolano le strade di Istanbul,
senza predilezioni sociali o suddivisioni
gerarchiche, ma con l’occhio generoso e fraterno
di chi riconosce la diversità come ricchezza
preziosissima data dalla somma delle unicità
insostituibili di ciascuno. L’opera appartiene ad
una serie di lavori in cui Zhiyu riproduce nella
forma, nelle dimensioni e nel peso libri a lui cari,
riflettendo sulla dialettica tra dipinto e libro, tra
suggestione visiva e letteraria, tra due diverse
modalità di narrazione.
Biografie
Alien (Monza, Italia, 1992) è una fotografa che
vive e lavora tra Londra e Milano ed esplora
temi identitari e di vita quotidiana attraverso
un approccio genuino e diretto alla fotografia. Il
riconoscimento gioca un ruolo importante nella
sua pratica e ogni soggetto è trattato con lo stesso
sguardo. Spesso strutturato in serie, il suo lavoro
amplifica e offre una prospettiva più ampia sulle
persone, con riferimenti alle sottoculture e alla
musica. Bodybuilders, progetto fotografico e video
presente in mostra, è stato presentato presso
Artifact, Milano, 2022; Volksbühne, Berlino, 2022;
Urgent Paradise, Losanna, 2022; Transmission
Gallery, Glasgow, 2022; Artwords Bookshop,
Londra, 2022.
Gaia De Megni (Santa Margherita Ligure,
Italia, 1993) vive e lavora tra Roma e Milano.
Si serve di scultura, video e performance
per analizzare le possibilità di un’immagine,
attraverso la frantumazione dell’immaginario
occidentale e le sue rappresentazioni, guardando
prevalentemente alle immagini in movimento,
nel tentativo di ritrovarne matrici individuali
e collettive. Le mostre e i progetti recenti
includono: Ekrani i Artit 2022, Shkodër, Albania,
2022; Talent Prize, INSIDEART, Roma, 2021; Il Mito
dell’Eroe, Hypermaremma, Maremma Toscana,
2021.
Zehra Doğan (Diyarbakır, Turchia, 1989) è
un’artista curda che tramite il suo lavoro ha
spesso voluto raccontare il Kurdistan, smembrato
tra Turchia, Siria, Iran e Iraq con la caduta
dell’Impero Ottomano. Il suo lavoro riflette sui
temi della libertà, dei diritti e dell’emancipazione,
con una sintesi tra verità ed emozione di chi solo
ha vissuto in prima persona ciò di cui parla. I suoi
lavori sono stati esposti in istituzioni come: PAC,
Milano, 2021; Biennale di Berlino, 2020; Peace
Forum, Basilea, 2020; Nassauischer Kunstverein,
Wiesbaden, 2020; Museo di Santa Giulia, Brescia,
2019; Drawing Center, New York, 2019; Tate
Modern, Londra, 2019.
Victor Fotso Nyie (Douala, Camerun, 1990) vive
e lavora in Italia. Indaga temi che contribuiscono
all’affermazione e all’edificazione di sé e della
collettività, come la nozione di eredità ancestrale,
di terra natale, di patrimonio e identità.
Attraverso l’uso di forme primarie e di vibrazioni
di colori, le sue opere richiamano la forza
generatrice della terra e si fondono con altre che
rappresentano in chiave metaforica il mondo
globalizzato in cui viviamo. Tra le più recenti
mostre personali: The Way back Home, Galleria
Sala Uno, Roma, 2023; Spazio Griot, Mattatoio,
Roma, 2022; Una Boccata d’arte, Rocca San
Giovanni, 2022; Quella terra tra le mani, Galleria
d’Arte della Molinella, Faenza, 2022; Pinacoteca
Civica, Pieve di Cento, 2022; MCZ Territorio,
Museo Carlo Zauli, Faenza, 2021.
TOMBOYS DON’T CRY (Milano, 2011) è una
piattaforma queer transfemminista basata
a Milano che dal 2011 promuove avventure
post-identitarie, in una cultura di ricerca e
sperimentazione visiva, sonora, performativa e
connessa alla comunità LGBTQAIXYZ+. Tra le
ultime loro mostre si citano: Switch The Witch, La
Rada, Locarno, 2022; After Language, La Fete du
Slip, Losanna, 2020; Body Language, Quadriennale
di Roma, Roma, Italia, 2020; Collective Wandering,
ArtEZ Institute of the Arts, The Netherlands, 2019;
NAIL BAR, Loud & Proud Festival, Paris, 2019;
NAIL BAR, Girls Like Us Magazine, Kunsthalle
Bern, 2018.
Alice Ronchi (Ponte dell’Olio, Italia, 1989) vive
e lavora a Milano. Nel suo lavoro è costante la
ricerca della “meraviglia”, popolata da figure
insieme familiari ed enigmatiche. A metà strada
tra il ludico e il minimale, il suo lavoro è una
sintesi tra il rigore della forma e la semplicità
d’espressione, volto a interrogare la realtà
attraverso un’attenzione dello sguardo in cerca
di una magica visione. Tra le mostre più recenti:
HyperMaremma, Maremma Toscana, upcoming;
Organica, in collaborazione con il MAXXI, Foro
Italico, Roma, upcoming; Fondazione Ica, 2022;
MAXXI, Roma, 2019; MamBo, Bologna, 2018;
Stadgalerie, Kiel, 2016; MACRO, Roma, 2016.
Selma Selman (Bihać, Bosnia ed Erzegovina,
1991) vive e lavora a Bihać e New York. Il suo
lavoro ha a cuore il tema del corpo femminile,
mettendo spesso in atto un approccio volto
all’auto-emancipazione collettiva delle donne
oppresse. Vittima in prima persona di tirannia
in varie declinazioni e scale, Selman ha creato
“Get The Heck To School”, fondazione che mira
a dare potere alle donne rom di tutto il mondo
che hanno affrontato l’ostracismo dalla società
e la povertà. Tra le mostre recenti: Manifesta 14,
Prishtina, 2022; Don’t Look Into My Eyes, Kasseler
Kunstverein Museum Fridericianum, Kassel, 2021;
Art Encounters biennale, Timișoara, 2021; ...of Bread,
Wine, Cars, Security and Peace, Kunsthalle Wien,
2020; FutuRoma, 58 Biennale di Venezia, 2019.
Davide Stucchi (Vimercate, Italia, 1988) vive e
lavora a Milano. La pratica dell’artista è segnata
dall’effimero e dall’improvvisazione tipiche
delle arti sceniche e della decorazione teatrale.
Stucchi gioca ironicamente con oggetti, parole
e corpo, riconfigurandone funzioni e modalità
di presentazione per rielaborarne le interazioni
reciproche e stabilendo nuove modalità di
dialogo con i soggetti umani. Tra le istituzioni
che hanno ospitato il suo lavoro: Palazzi
dell’Arte, Rimini, 2022; MACRO, Roma, 2020;
Stadtgalerie Bern, Berna, 2020; Quadriennale
d’arte 2020, Roma, 2020; Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo, Torino, 2018.
Chloe Wise (Montreal, Canada, 1990) utilizza
pittura, scultura, video e installazione per sondare
il tema della ritrattistica come creazione del sé.
Sempre attenta all’intreccio tra consumismo
e abuso di immagini, spesso indaga i desideri
più comuni focalizzati attorno al cibo e al corpo
femminile. Pubblicità, moda, tabù, marchi
multinazionali: Wise guarda alle abitudini di
consumo costruite attorno a queste strutture
con parodia e derisione. Tra le principali mostre
istituzionali: Through Our Eyes–Resonance
and Illusion in Contemporary Portraits, CICA
Vancouver, Canada (2022) ; Artist inspired by
music: Interscope reimagined, LACMA, Los Angeles
(2022); And Everything Was True, HEART, Herning
Museum of Contemporary Art, Danimarca (2019).
Xiao Zhiyu (Huai Hua, Cina, 1995) vive e lavora
a Helsinki. La sua ricerca si concentra sulla
percezione contemporanea delle immagini in
relazione alla composizione di oggetti dipinti.
Riflette sulla nozione di mostra come medium
attraverso le pratiche discorsive materiali della
pittura, in cui la ri-materializzazione di oggetti
e corpi assume spesso un ruolo centrale. Tra le
mostre principali si ricorda untitled: 4020-5422,
Baerum Kunsthall, Oslo (2022); Qualche Nostro
Ieri, Salotto Studio, Milano (2022); untitled
(e012102), Project Room, Helsinki (2021). Future
mostre personali si terranno presso Maa-tila
(2023), SIC space (2023) e Helsinki Art Museum
Gallery (.2024), Helsinki.