Lo stile delle forme
Una mostra. Un viaggio nella storia dell’arte. Dall’arte greco-romana fino all’Espressionismo astratto dei primi decenni del ‘900.
Comunicato stampa
Alla Galleria Zannoni a Reggio Emilia, Via Guido da Castello 3, dall’11 ottobre al 2 novembre 2014 si tiene la mostra bipersonale dello scultore Agostino Salsedo e del pittore Fabrizio Bussotti.
Una mostra. Un viaggio nella storia dell’arte. Dall’arte greco-romana fino all’Espressionismo astratto dei primi decenni del ‘900. Questa è la mostra degli artisti modenesi Agostino Salsedo e Fabrizio Bussotti, rispettivamente scultore e pittore, seguono due filoni artistici completamente diversi. Trovarsi davanti alle sculture di Salsedo è un po’ come fare un viaggio nell’antica Roma. La ceramica incontra il legno e insieme danno vita a sculture che rappresentano i volti, ma soprattutto le acconciature delle antiche dame romane. Quei volti che solitamente rivivono attraverso mezzi busti marmorei, l’artista invece li ripropone rivisitati, in una versione in ceramica, materia tuttavia non sconosciuta agli antichi romani ed etruschi che già la utilizzavano nel VIII secolo a.C. Le sue sculture sono caratterizzate dal craquelè, effetto tipico della ceramica e soprattutto di quella antica tecnica giapponese che è il Raku. Oltre all’arte antica romana, Salsedo trae ispirazione anche dal Rinascimento italiano. In particolare i suoi putti musicanti nelle pose scanzonate e “dionisiache” ci ricordano gli angeli di Luca Della Robbia e di Donatello realizzati per il Duomo di Firenze. L’artista rompe volutamente i canoni classici per un’interpretazione più moderna e disinvolta stravolgendo la fisionomia di angeli, Madonne e dame romane. E dall’arte classica si fa un salto in avanti, per arrivare ai primi decenni del ‘900 quando nasce quella corrente che prende il nome di Espressionismo astratto. Forme, linee e colori che si intrecciano perfettamente sulla tela, questa è l’arte del pittore modenese ma fiorentino di nascita, Fabrizio Bussotti. Pittore estremamente contemporaneo, nei suoi dipinti si intravede un certo astrattismo della prima metà del ‘900 fino ad arrivare al concetto di spazialismo teorizzato da Lucio Fontana e Mario Deluigi. L’artista, fin dalle sue prime opere, ha sempre giocato molto con i colori ma ad un tratto inizia a giocare anche con la materia, così unisce tra loro stucchi, sabbia, olio, acrilici, acidi e acquerelli e li dispone sulla tela e il risultato che ne esce è una materia ruvida e grezza. L’artista sceglie quei rossi che ci riportano a Burri o colori decisi che ci riconducono a quelle tele di Kandinsky, artista ossessionato dal colore. Dalla tela alla pura materia, blocchi di colore, quei blocchi che in pittura ci ricordano Mark Rothko. Ma per Bussotti non è più pittura, qui si sconfina nell’installazione. Poliuretano, corde, colori, insomma elementi vari che si uniscono per dare forma a delle piccole sculture dalla tecnica mista. Quindi dall’espressionismo astratto, con queste sculture arriviamo in pieno clima Bauhaus.