Loredana Longo – Crash
Nella doppia personale per le sedi di Palermo e Milano della Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Loredana Longo presenta il suo nuovo progetto CRASH.
Comunicato stampa
Nella doppia personale per le sedi di Palermo e Milano della Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Loredana Longo presenta il suo nuovo progetto CRASH.
Attraverso installazioni, video e performance, l’artista indaga il senso del limite e della costrizione.
Il corpo è il solo strumento di presa sul reale, il luogo attorno il quale misurare le cicatrici dell’esperienza. La pelle è guscio, involucro e contenitore: l’artista ne sonda i confini e le estensioni, immaginando un corpo-macchina sottoposto a una continua pulsione verso l’autodistruzione, la sfida, il superamento di ogni barriera.
Il sottotitolo della mostra MY BODY IS NOT NOBODY ritorna in una serie di lavori esposti nelle due sedi (una scritta neon, una grande pelle, un cassone in metallo) come a sottolineare la creazione di un nuovo linguaggio in cui la grammatica non viene rispettata dando vita ad una frase solo apparentemente incoerente. Qualcosa che l’artista descrive in questi termini: «MY BODY IS NOT NOBODY per me non significa nulla, o forse tutto, è una filastrocca, una ripetizione. Tutta la mostra indaga il senso del ripetersi degli errori e delle piccole azioni che ci rendono unici (uguali e diversi da tutti)». Ecco dunque che la frase della Longo non significa qualcosa, ma del resto come insegnava Lacan «il linguaggio prima di significare qualcosa, significa per qualcuno[1]». Ecco dunque che Loredana Longo ci porta all’interno del suo linguaggio che non rispetta grammatiche di nessun tipo, nemmeno quelle delle tecniche che adotta: brucia lane e velluti per creare opere in tessuto, dà fuoco alla ceramica prima di cuocerla, distrugge dettagliatissimi setting con esplosioni. Anche in questa nuova serie di opere l’artista disintegra alcuni guardrail negando la loro funzione di barriera, sconvolge il senso dei fanali posteriori di stop trasformandoli in un invito all’azione (e non in un avviso di fermo), distrugge il guscio e il calco in ceramica per dare vita ad una nuova pelle.
Il linguaggio che costruisce attraverso le due mostre di Milano e Palermo si articola in nuovo corpus di oltre quindici opere esposte nelle due sedi della galleria.
[1]J. Lacan, Aldilà del principio di realtà, in J. Lacan, Scritti, Vol. 1, a cura di G. B. Conti, Einaudi, Torino, [1974], 2000, p. 77.