Lorenzo Bocci – In a life time
In mostra 24 fotografie “Urbex” realizzate da Lorenzo Bocci in vari luoghi italiani ed europei. Luoghi abbandonati, vecchie industrie, ospedali, ville, castelli, chiese, portati alla luce attraverso un percorso da “nuovo speleologo della memoria” che Lorenzo Bocci ha intrapreso dal 2009.
Comunicato stampa
Il 3 novembre 1793 Philibert Aspairt muore durante una sua esplorazione delle catacombe di Parigi, in cui si era smarrito; il suo corpo venne ritrovato 11 anni più tardi. Questo evento, tragico e romantico, rappresenta simbolicamente l'anno zero di un'attività che negli anni verrà definita come "Urban Exploration" o più semplicemente "Urbex".
Taluni descrivono gli "Esploratori Urbani" come moderni speleologi, persone interessante alla (ri)scoperta di ambienti umani abbandonati o dismessi, con l'intenzione di documentare e mostrare bellezze nascoste e sconosciute, destinate nella maggior parete dei casi ad una lenta morte nell'indifferenza ed incuria assoluta.
Chiese, fabbriche, castelli, ville, ospedali; sono questi i luoghi che l'esploratore si propone di raccontare attraverso un vero e proprio viaggio emozionale servendosi di una macchina fotografica, strumento che diventa fondamentale per registrare atmosfere e emozioni.
"In a life time" è il racconto di un lungo viaggio nel mondo Urbex, iniziato nel 2009 a Volterra con una visita al vecchio Ospedale psichiatrico di Volterra. Dapprima l'attenzione e l'interesse è stata rivolta verso i luoghi preziosi e nascosti della Toscana, mentre con il passare del tempo questi confini si sono estesi sensibilmente portando Lorenzo Bocci a fotografare prima in ogni parte d'Italia per poi portarlo poi ad esplorare luoghi abbandonati in Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Repubblica Ceca ed Ungheria.
Lorenzo Bocci nasce a Ribolla (Gr) il 19 luglio 1972 e si avvicina alla fotografia all'età di 15 anni, quando acquista dal fotografo del paese, grande amico e primo maestro dell'immagine, una vecchia Nikon FE. Inizialmente legato alla fotografia analogia in bianco e nero apprende le tecniche di stampa in camera oscura e successivamente si confronta con le nuove tecniche digitali di post produzione.
La macchina fotografica diventa il mezzo con cui raccontare e registrare ogni tipo di emozione; fotografia paesaggistica e sociale, street photo e live music.
È nel 2009 che inizia ad interessarsi all'universo nascosto dei luoghi abbandonati, durante una visita presso il vecchio Ospedale psichiatrico di Volterra assieme all'amico fotografo-esploratore Daniele Meschini. Subisce il fascino del "Decay" grazie anche alla commovente storia di Nannetti Oreste Ferando, Nof4, autore di un imponente graffito realizzato con la fibbia della cintura che faceva parte della divisa dei degenti, considerato un capolavoro dell'arte, realizzato durante gli anni della sua permanenza all'interno della struttura.