Lorenzo Lotto – L’Apparizione della Vergine
Al Museo di Asolo la Pala di Lorenzo Lotto, maestro del Rinascimento. Di ritorno dalla mostra alle Scuderie di Quirinale, l’occasione di una visione ravvicinata, prima della collocazione in Duomo. Gli incontri con gli esperti.
Comunicato stampa
Ubicata di solito alla parete sinistra della navata de Duomo, la Pala di Lorenzo Lotto “L’Apparizione della Vergine ai Santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa” sarà visibile dal 1 al 31 luglio al Museo Civico di Asolo, con un ricco programma di visite guidate, presentazioni, conferenze. Il progetto, realizzato da Comune, Museo Civico, Direzione regionale e Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali in collaborazione con la Parrocchia di Asolo e la Diocesi di Treviso, nasce dall’occasione del ritorno in città del capolavoro del pittore veneziano dalla mostra monografica ospitata alle Scuderie del Quirinale (Roma, 2 marzo – 12 giugno 2011, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa) e dedicata a questo maestro del Rinascimento italiano.
Lorenzo Lotto, nato nel Quattrocento, riuscì, in modo del tutto autonomo e originale, a conciliare gli elementi tradizionali della grande pittura della sua epoca con elementi già anticipatori dell'età barocca. Partendo dalle suggestioni compositive di Giovanni Bellini, imparò da Antonello da Messina a guardare l'animo umano e a narrarlo sulla tela, in una messa in scena dove è il grande artista tedesco Albrecht Dürer a fare da riferimento primo.
La Pala di Asolo (olio su tavola, 175 x 162 cm) è una realizzazione giovanile, datata 1506, e rappresenta la figura assiale della Vergine, precisamente connotata tanto da far pensare ad un ritratto, con ai piedi i due santi, anch’essi precisamente definiti, in una ambientazione ricca di significati simbolici e di dovizia di particolari. Complessa e ancora incerta è la vicenda relativa alla commissione e collocazione originaria. Probabilmente l’opera fu commissionata dalla Confraternita dei Battuti, anche se parte della critica riconosce nelle sembianze della Vergine il ritratto di Caterina Cornaro, che avrebbe potuto ordinare il dipinto. Di certo la Pala rappresenta una meditazione profonda e originale di Lorenzo Lotto sulla lezione dei fiamminghi e un saggio delle peculiari caratteristiche della sua pittura: sprazzi di luce fredda, piani prospettici mirabilmente e insolitamente tagliati, ritmi serrati della composizione, sottolineata dall'intrecciarsi di sguardi e gesti dei personaggi immersi in una natura misteriosa.
Il programma degli eventi prevede l’inaugurazione, venerdì 1 luglio (Sala della Ragione, ore 20.30), con visita guidata a cura di Giovanni C.F. Villa, curatore della mostra Lorenzo Lotto alle Scuderie del Quirinale, che illustrerà, assieme ai lighting designer Francesco Iannone e Serena Tellini, l’innovativo sistema di illuminazione per le opere d’arte. Giovedì 14 luglio (Sala della Ragione, ore 20.30) è prevista la presentazione in anteprima dei volumi di prossima uscita Lorenzo Lotto nel Veneto (edizioni Antiga) e Apparizione della Vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa (Edizioni Bozzetto), alla presenza degli autori Giovanni C.F. Villa, Mario Bozzetto, Gabriella Delfini, Antonio Bigolin, Elisabetta Francescutti. Giovedì 21 luglio (Sala della Ragione, ore 20.30), Francesco Chimenti, presidente Italia Nostra della sezione di Asolo, parlerà di “Caterina Cornaro e la Confraternita dei Battuti”.
La Pala sarà visibile al Museo di Asolo dal 1 al 31 luglio, i giorni di venerdì, sabato e domenica, con orario 10.00-12.00/16.00-20.00.
Sono previste visite guidate domenica 3-10-17-24-31 luglio, con orario alle 16.00 e alle 18.00 (ritrovo alla biglietteria del Museo).
Ingresso al Museo: 4 euro (ridotto per famiglie 3 euro).
Per informazioni:
Ufficio Cultura (lun-ven / 8.30-13.30)
Tel. 0423.524637 – [email protected]
Museo Civico – Asolo
Tel. 0423. 952313
Ingresso 4 euro intero – 3 euro ridotto
Informazioni: www.asolo.it/museo
Per approfondimenti su Lorenzo Lotto, iniziative e itinerari turistici:
www.lorenzolotto.info
Partner per il Veneto:
www.bellasolo.it
APPROFONDIMENTI
Lorenzo Lotto: una vita
di Giovanni Federico Villa
Nato e cresciuto certamente a Venezia non possediamo alcuna documentazione circa la formazione giovanile di Lorenzo Lotto, che pure dimostra fina dalle prime opere di conoscere a fondo Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, le cui botteghe assai probabilmente frequentò. Stabilitosi a Treviso, dove risiede nel 1503, a contatto con ambienti umanisti, realizza i primi ritratti, le tele di devozione privata e alcune pale d’altare, subito di altissimo livello. La breve distanza fra la città della Marca e la Serenissima permettono a Lorenzo di aggiornarsi su gusti e novità cittadine, e di conoscere anche personalmente Albrecht Dürer, la cui presenza è attiva nella maturazione pittorica del nostro, particolarmente nella pala del 1506: L'apparizione della vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa, per la confraternita dei Battuti di Asolo. Nello stesso anno gli viene commissionata dai domenicani di Recanati un grandioso polittico la cui fama arriva al Pontefice che lo chiama a Roma nel 1508. Dopo l'esperienza romana torna nelle Marche. Vinta la gara per una grande pala d’altare a Bergamo, offerta da Alessandro Martinengo Colleoni, condottiero filoveneziano e apparsa come novità modernissima, capace di sintetizzare colore veneziano e densità lombarde, dal 1513 vive a Bergamo, libero e stimato, con una clientela privata che annovera le più importanti famiglie patrizie. Per loro comincia a realizzare opere da cavalletto: ritratti fra i più belli del Cinquecento, diverse opere di devozione privata, altre interessantissime pale d’altare, e un vasto ciclo di affreschi che compiutamente decorano un oratorio di campagna, a Trescore Balneario. Le commissioni però tendono a scemare: preferisce quindi trasferirsi a Venezia da cui, tra l’altro, potrà inviare con più comodità, per via d’acqua, le sue tele e tavole nelle Marche, ove mantiene ottimi rapporti. Dal 1526 è dunque stabilmente a Venezia dove nel 1529 per la chiesa di Santa Maria dei Carmini: il San Nicola in gloria con i santi Giovanni Battista e Lucia, per cui diventa ovvio l’accostamento ai modi di Tiziano, il pittore allora sovrano in città. In generale però il periodo veneziano non è ricco di soddisfazioni, anzi. Lo spazio delle grandi committenze, con la pittura di storia e per il patriziato, gli è precluso. Lotto produce sempre per le Marche con la Pala di Santa Lucia a Jesi del 1532 e l’eccezionale Crocifissione nella chiesa di Santa Ma¬ria in Telusiano, firmata e datata “Lotus 1531”, in Monte San Giusto, presso Fermo. Un episodio di drammaticità assoluta, una scena visionaria sovrastata da croci altissime su cui si consumano tragedie cosmiche e individuali.
Dopo aver raggiunto nuovamente le Marche, dove si fermerà, sembrerebbe ininterrottamente, fino al 1539, torna a Venezia e poi nuovamente a Treviso, presso Giovanni dal Saon, un amico. Spera ancora in questa nuova sistemazione, vuole “viver e morir in casa sua in amore e terminj da christiani sapori... et como padre e fiol”.
Da allora fino alla morte nel 1556 la produzione pittorica di Lotto sarà ancora intensa. Riusciamo a seguirla con precisione attraverso il suo Libro di spese diverse, iniziato nel 1542 in cui si possono seguire i suoi movimenti, le sue fatiche e le sue difficoltà. Dal 1545 lascia definitivamente Treviso, dove ha pochi clienti, e torna a Venezia. Poi altri viaggi nelle Marche: è ad Ancona nel 1550. È stanco, e impoverito: decide di tentare una lotteria, e vende solo sette quadri. Un uomo solo e deluso, che si sente sull’orlo della miseria, è il Lorenzo Lotto che l’8 settembre 1554 si fa oblato alla Santa Casa di Loreto. Vivrà ancora due anni attivi e forse più sereni, dipingendo per i confratelli del grande santuario. In una data di fine autunno del 1556, si spegne, solo con le ombre dei suoi ultimi, commoventi dipinti.
L’apparizione della Vergine ai santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa
olio su tavola, 175 x 162 cm
Asolo, Duomo
di Elisabetta Francescutti
La pala di Asolo, ora appesa alla parete sinistra della navata del duomo, fu realizzata dal giovane Lorenzo Lotto nel 1506, alla vigilia della sua partenza per le Marche, come attesta l’iscrizione del cartiglio che recita: “LAVRENT LOTVS / JVNIOR M.D.V.I.”
Cardine della composizione è la figura assiale della Vergine in cielo, rappresentata frontale e in preghiera secondo l’iconografia dell’Assunta e quindi arricchita di ulteriori attributi e specificazioni. Racchiusa nel manto di prezioso lapislazzuli, ha il volto incorniciato dal velo e dal soggolo bianchi che evidenziano i tratti fisionomici di una donna matura, precisamente caratterizzati tanto da far pensare a un ritratto. Ai suoi piedi sono rappresentati sant’Antonio abate e san Ludovico di Tolosa. Il primo, di fianco, nei suoi abiti da eremita, con i sandali, appoggiato al bastone, regge con due dita della mano destra la campanella in controluce mentre guarda con gli occhi della mente la sacra apparizione; il vescovo, rapito dalla visione, è invece un giovane riccamente vestito, palpitante di fede che volge il suo profilo perduto alla dimensione divina. Tre alberi, precisamente connotati, sono alle spalle dei protagonisti, ovvero, da sinistra, un alloro, un cipresso e una quercia; inoltre, in primo piano si scorgono una primula, accanto al piede di sant’Antonio, alcuni esemplari di verbasco lungo il sentiero a destra, una pianta di polmonaria e foglie di piantaggine lanceolata nei pressi della base del pastorale di san Ludovico, tutte specie vegetali medicinali, altresì connotate da specifici significati simbolici. Percorrendo il sentiero che dal cartiglio centrale con la firma dell’artista si addentra nella profondità del paesaggio è inoltre possibile cogliere l’altra direttrice della composizione, a un tempo figurativa e semantica, costituita principalmente da tre elementi: la strada, il gruppo di case con il mulino nel piano intermedio, rese con dovizia di particolari come confermano il desco apparecchiato sull’aia, i vasi di fiori alle finestre e le tortore sul tetto e, in fondo, sul monte, la città fortificata.
Complessa e ancora incerta è la vicenda relativa alla commissione e collocazione originaria dell’opera. Agli inizi dell’Ottocento la tavola era nella chiesa di Santa Caterina, contiguo all’ospedale cittadino. Nel 1820 Canova la vide in duomo, dove venne conservata in sacrestia fino al 1825 e poi portata a Venezia l’anno successivo per un restauro; la cornice attuale risale a quel momento, mentre cimasa e predella sono spurie. Riguardo alla committenza, la più seguita è che possa trattarsi della confraternita dei Battuti, che in duomo aveva un altare dedicato a sant’Antonio abate per cui commissionerà più tardi una tela a Jacopo Bassano, di dimensioni e composizione identiche a quelle di Lotto. Una parte della critica, tuttavia, riconosce in Caterina Cornaro, le cui sembianze sarebbero riprodotte nel volto della Vergine, l’allogatrice del dipinto.
La commissione da parte dei Battuti darebbe invece conto delle scelte iconografiche, che costituiscono uno degli elementi più peculiari della pala. La Vergine, arcaicizzante, potrebbe replicare un modello, un’immagine antica oggetto di particolare devozione; inoltre la scelta tipologica della Madonna assunta farebbe riferimento alla titolazione del duomo. Quanto ai due santi laterali vale la pena ricordare che entrambi si erano dedicati ai malati e ai bisognosi e quindi erano particolarmente familiari alla confraternita, che gestiva l’ospedale cittadino. Antonio abate era invocato per il “fuoco di sant’Antonio”, mentre Ludovico per la tubercolosi, di cui certamente soffrivano molti dei ricoverati. Le piante raffigurate, inoltre, erano utilizzate per preparare numerosi medicamenti e quindi erano facilmente riconoscibili anche dal popolo.
Con quest’opera, meditazione profonda e originale sull’insegnamento dei fiamminghi, il veneziano Lorenzo Lotto si congeda dal Veneto e inizia la sua avventura centro italiana.