Lorenzo Pacini – Futura
Futura, mostra personale del toscano Lorenzo Pacini a cura di Aurelia Nicolosi.
Comunicato stampa
Il prossimo 2 marzo alle ore 19.00, presso la galleria KōArt unconventional place di Catania, s’inaugura, Futura, mostra personale del toscano Lorenzo Pacini a cura di Aurelia Nicolosi. Artista eclettico, poliedrico e originale, Pacini, vive e lavora a Firenze, sua città natale da cui assorbe la bellezza, la tradizione, l’arte, il profumo dei fiori, il dolce stil novo. Stimoli che filtra e che ritornano nelle sue opere come urgenza espressiva suggerita da gesti, momenti, attimi di quotidianità, azioni anonime, magari già morte, perché semplicemente accadute, passate, e poi ritrovate nei suoi lavori.
Lorenzo Pacini è un “operaio della fabbrica del dissenso” che idea e realizza opere pittoriche, scultoree e installazioni che ribaltano il sentire comune dell’immaginario collettivo attraverso accostamenti originali, dissacranti e alle volte distopici. Si pensi ai sui lavori in cui vi sono: aerei che roteano nell’aria per finire distrutti dalle loro stesse bombe; ancore improbabili, immaginate per garantire approdi sicuri; campi di calcio dove ‘soldatini’, pronti alla battaglia, sostituiscono i giocatori in movimento; greggi di pecore dirette verso un centro effimero, quasi inesistente.
«I titoli, che accompagnano ciascun lavoro, - spiega la stessa curatrice, Aurelia Nicolosi - sono essi stessi opere, taglienti come lame, icastiche come epitaffi scolpiti sulla pietra. Sembrerebbero “incantesimi” provenienti da un remoto passato, a voler utilizzare le riflessioni dello psicoanalista Freud, ma il loro potere magico scavalca il tempo per predire un futuro ormai prossimo: sono analisi spietate della società contemporanea in cui guerre inutili, finti approdi e false opinioni scandiscono la quotidiana sopravvivenza. Intervallo, Venti contrari, Ancora, Akeldamà, e, soprattutto, Futura sono vocaboli, lemmi, termini, voci, frasi, che viaggiano su un doppio binario, ironico ed evocativo, per provocare lo spettatore fino allo straniamento. Il linguista e filosofo, Noam Chomsky, scriveva che nella fabbrica del consenso, si stimola il pubblico a essere favorevole alla mediocrità. Lorenzo, invece, fabbrica il dissenso per costringere alla riflessione e suscitare indignazione nei confronti di una «società di pecore, destinata nel tempo a dare origine a un governo di lupi», per citare il filosofo Bertrand de Jouvenel».
Pacini gioca sapientemente con il segno, le immagini, i colori e le parole, creando un tessuto di rimandi reali e immaginari di una forza e una potenza inaspettate. Tutto sembrerebbe un piacevole divertimento “artistico” ma, in sostanza non lo è. La sua ricerca artistica vuole essere una denuncia, una dichiarazione d’intenti, un manifesto del dissenso e una rivendicazione della Verità.
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Lorenzo Pacini
Vive e lavora a Firenze, dove è nato. Dalla sua città assorbe la bellezza, la tradizione, l’arte, il profumo dei fiori, il dolce stil novo. Stimoli filtrati e decantati nel tempo che ritornano nelle sue opere come urgenza espressiva suggerita da gesti, momenti, attimi di quotidianità, azioni anonime, magari già morte, perché semplicemente accadute, passate, e poi ritrovate nei suoi lavori.
E allora percorrere una strada in salita diventa l’equilibrio anomalo e perfetto dell’acqua in un bicchiere poggiato su un tavolo inclinato, un’altalena che dondola e si ferma immobile nella magia del suo punto più alto, una notte stellata che diventa una dolce galera, e poi un vecchio per la strada con in mano un ferro da stiro, un morso a una mela, il disegno di un bambino, una radiografia, una vecchia foto, un pettirosso che ti spia… Tutto si colora di un senso diverso e diventa benzina per i suoi lavori.
In ogni piccola cosa che accade si può trovare nuova e inaspettata dignità, un significato ulteriore e profondo a corrodere lo scorrere altrimenti inutile della vita.
Mentre il mondo si muove apparentemente senza poesia, Pacini la trova.
Ed è solo un osservatore semplice, mai neutro però, mai rumoroso però, mai stanco però.
Ha esposto a Firenze, Milano, Vimercate, Chiusa, Catania, Bratislava, Budapest, Berlino, Parigi.
KōArt: unconventional place
Non solo galleria ma spazio creativo che dialoga con il cuore pulsante di Catania e con i nuovi scenari dell’arte contemporanea. Nata nel 2014 in via San Michele per iniziativa della storica dell’arte Aurelia Nicolosi, la Galleria KōArt accoglie nuove generazioni di artisti che si muovono in prima linea sulla scena nazionale e internazionale. Grazie alla preziosa collaborazione del comitato di Centrocontemporaneo e delle Associazioni San Michele Art Power e Fund4art Firenze, sono state numerose le mostre di qualità che hanno determinato il successo di un’iniziativa forte e coraggiosa, volta al recupero di una bellezza superiore al puro piacere estetico.
Le opere proposte dalla Galleria KōArt spaziano dal figurativo al concettuale con un occhio attento alle ultime tendenze nel campo del design e della fotografia. Il curriculum dell’artista non è l’unico criterio adottato per la selezione dei lavori esposti: creatività, raffinatezza tecnica e originalità della ricerca giocano un ruolo fondamentale per costruire un buon portfolio e accedere a importanti progetti. Senza tali elementi, infatti, la galleria non sarebbe stata selezionata per mostre importanti all’interno dell’Expo Milano 2015, del circuito di I-ART, il polo diffuso per le identità e l’arte contemporanea in Sicilia, e la biennale MANIFESTA 12 PALERMO.
Un’aria internazionale si respira, quindi, all’interno della Galleria KōArt che sembra ricordare le architetture di Soho e Chelsea, quartieri cool della città di New York, aperti alle nuove tendenze creative: il candore delle pareti stempera i toni scuri del pavimento in un gioco di rimandi, che rendono l’ambiente un perfetto incubatore di idee. La luce, curata dalla designer Marzia Paladino (Ladyled), costituisce un punto di forza essenziale per valorizzare le tele e le sculture, rendendo l’allestimento unico e innovativo, in linea con gli orientamenti di ultima generazione che sfruttano la tecnologia a led.