Lorenzo Taini – Aguzzatelavista
Una stanza completamente rivestita di spilli su cui sono appuntati dei semi di zucca. Questo intervento ambientale lo si può vedere alla Morotti Arte Contemporanea in occasione della mostra personale di Lorenzo Taini.
Comunicato stampa
Testo a cura di Riccardo Zelatore
Una stanza completamente rivestita di spilli su cui sono appuntati dei semi di zucca. Questo intervento ambientale lo si può vedere alla Morotti Arte Contemporanea in occasione della mostra personale di Lorenzo Taini.
Nelle sue mani anche singoli oggetti della scena quotidiana (in questa occasione semplici semi di zucca e chicchi di caffè, in altri matite, zollette di zucchero o bustine da tè) sono sottratti all’ovvietà e assurgono i caratteri dello straordinario nella loro e per la loro evidenza segnica.
Questo disporsi regolare degli oggetti al muro, a farsi opera contemplabile, appartiene al genere movimento, azione che si fa disegno e immagine attraverso la dimensione del tempo, dove il colore dei materiali selezionati concorre allo stato di elegante dinamica espansiva (in tutte le direzioni). Ma c’è di più: Lorenzo, come detto, utilizza per queste installazioni oggetti comuni, solitamente tracce della sua o della di noi quotidianità.
Per cui sono preziosi gli sguardi che li hanno visti, le mani che li hanno sfiorati, i luoghi dove sono stati in precedenza, i suoni che li hanno lambiti: in loro è impresso un mondo e rappresentano una sorta di nocchieri tra noi e quelle esperienze, quel passato, quel che resta di ciò che non siamo più. Poesia pura o forse, ancor meglio, un bellissimo esempio di libertà inventiva e artigianato della fantasia.
Ma non solo questo.
Ecco allora che nelle sale della galleria si succedono e alternano “Progressioni”, “Sospensioni” e “Punizioni”, a sottolineare un’inquietudine di ricerca che guarda con sospetto ogni assolutismo. Potrà sembrare un paradosso per un lavoro che in prima analisi evidenzia uno strutturalismo deduttivo e metodico. Eppure, nell’ambito di una fenomenologia che nella misura e nel modulo scandisce la progressione dei processi, Taini si muove con le più svariate intensità. Si torna a badare ai modi, al come l’opera si costruisce, alla cucitura paziente e ritmica dei fili che bene si apprezza osservando il verso di un quadro.
Taini ci dichiara col lavoro la passione per la materia e per la luce, ma non dimentica l’importanza del colore. Anzi, sembra volerci ammonire sul non trascurare la sua naturale luminosità, ricordarci cosa possono diventare un rosso, un azzurro o un verde capaci di trasformare la stessa materia pittorica, intrisa di luce, in una potente carica espressiva.
L’opera di Taini non è mai ostentata, la sua energia e il suo talento si stemperano senza sudditanze in un linguaggio garbato ed elegante. Emergono nel lavoro i tratti stessi dell’autore: estro ironico, acutezza del paradosso e irrequietezza di romantica derivazione assumono i caratteri della stilizzazione minimalista (che mai degenera nello stilismo), della sensibilità perseverante e della lucidità formale.