L’ospite ostile
A due mesi dall’apertura, dopo aver ospitato incontri, dibattiti, video-proiezioni e altri eventi che hanno realizzato il significato più profondo della sua presenza al BOCS, l’Agorà di Sebastiano Mortellaro – esplicito invito a vivere lo spazio espositivo come “spazio delle relazioni” – si trova a dialogare con l’intervento di Annamaria Di Giacomo e Stefania Zocco, che vediamo lavorare insieme per la prima volta.
Comunicato stampa
A due mesi dall'apertura, dopo aver ospitato incontri, dibattiti, video-proiezioni e altri eventi che hanno realizzato il significato più profondo della sua presenza al BOCS, l'Agorà di Sebastiano Mortellaro - esplicito invito a vivere lo spazio espositivo come “spazio delle relazioni” - si trova a dialogare con l'intervento di Annamaria Di Giacomo e Stefania Zocco, che vediamo lavorare insieme per la prima volta.
L'opera delle due siciliane, anticipazione di un progetto nato nel 2011 e ancora in via di sviluppo, si innesta su quella preesistente con un peso tale da impedirle di rispondere alla sua funzione primaria: raccogliere i visitatori al suo interno, chiamandoli a sostare di fronte a un dubbio amletico rispetto al quale interrogarsi e confrontarsi.
Se l'Agorà (una serra di dimensioni ambientali, il cui ingresso coincide con quello del BOCS) è stata concepita in maniera tale da includere e costringere tutti gli agenti e gli attori all'interno di un'unica scena (un unico volume compatto e chiuso, con un'unica via di entrata/uscita), l'azione del duo vìola - apparentemente - questa premessa basilare e ribalta le posizioni iniziali; si libera dei limiti fisici imposti dalla serra-tempio, ne espande i propositi e agisce attraverso lo “spazio interstiziale” (intermedio, tra le cose, Chôra platonica), dove altri scambi, incontri e relazioni sono ancora possibili.
L'ospite ostile (prima opera del progetto Devi piegarti verso ciò che raccogli) è insieme conseguenza, effetto e, a sua volta, causa; risponde a una richiesta di partecipazione critica, nasce da un'urgenza creativa condivisa e sfocia in impulso all'integrazione. Un corposo strato di cotone grezzo in fiocchi (che Annamaria e Stefania hanno raccolto a mano, nei campi di Gela, ormai incolti da decenni), occupa interamente la superficie calpestabile dell'Agorà, rendendola di fatto impraticabile; allo stesso tempo, la sua presenza ambigua (hospes e hostis, ospite e nemico/estraneo) spinge il fruitore ad esplorare nuove traiettorie (quelle che finora gli erano state negate) e a rinnovare la propria esperienza percettiva e relazionale, in un continuo muoversi tra contenitori e contenuti.
BIO
Annamaria Di Giacomo (Ragusa, 1978), vive e lavora tra Modica e Catania.
Si forma in Arti visive e discipline dello spettacolo presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, dove attualmente è Cultrice della materia per Videoarte.
Tra le partecipazioni più recenti: 2011 - 33° Cinemed (Festival International du cinema mèditerranéen de Montpellier); ATHENS VIDEOART FESTIVAL; Su Nero Nero – Over black black, Castello di Rivara (TO); LA BIENNALE DI VENEZIA - 54 Esposizione internazionale d'arte, L'Arte non è cosa nostra – Padiglione Italia/Accademia; Esse est videri, Galleria S.A.C.S. c/o Fondazione Brodbeck, Catania; VIDEODAYS 3 | Tempo, trama dell’esserci; 2010 - VIDEO.IT - A Nord e Sud del Mediterraneo – Being Different (is absolutely beautiful); 2009 - VIDEOART YEARBOOK (IV ed.).
Stefania Zocco (Ragusa,1980), vive e lavora tra Modica e Palermo.
Ha conseguito il diploma in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e in Audio-Visual Production presso l’ACT multimedia, Cinecittà, Roma.
Tra le ultime collettive: Next_Generation 2010 - Pittura, espressione contemporanea, Gallery San Lorenzo, Milano, a cura di Roberto Milani; Real Presence exhibition, Kulturni Center Grad, Belgrado, a cura di Dobrila Denegri e Biljana Tomic.
Tra le collaborazioni: Primo intervento, con Sebastiano Mortellaro, Galleria Civica di Arte Contemporanea Montevergini, Siracusa, a cura di Francesco Lucifora e Aldo Taranto.