Louise Gaarmann – Turning Tables. The Memory of a Landscape
È l’esito di una proposta d’interscambio culturale Italia-Danimarca il progetto Turning Tables. The Memory of a Landscape, dell’artista danese Louise Gaarmann, a cura di Elena Inchingolo e Paola Stroppiana, che include una residenza d’artista ed una mostra, ospitate nel prestigioso Palazzo Fauzone di Germagnano, sede del Museo della Ceramica di Mondovì.
Comunicato stampa
È l’esito di una proposta d’interscambio culturale Italia-Danimarca il progetto Turning Tables. The Memory of a Landscape, dell'artista danese Louise Gaarmann, a cura di Elena Inchingolo e Paola Stroppiana, che include una residenza d’artista ed una mostra, ospitate nel prestigioso Palazzo Fauzone di Germagnano, sede del Museo della Ceramica di Mondovì.
L’inedita proposta nasce nell’ambito del Grant Danish Crafts and Design Abroad, istituito da Danish Arts Foundation, ed è sostenuta dall’Ambasciata di Danimarca in Italia. Il progetto è articolato in differenti fasi: una residenza d’artista di due settimane presso il Museo della Ceramica (a partire dal 1 marzo 2019), una lecture organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (15 marzo 2019) e una mostra (16 marzo – 2 giugno 2019) che proporrà i lavori realizzati nel corso della residenza. Il tutto corredato da un catalogo in italiano e in inglese.
Il Museo della Ceramica di Mondovì è nato non solo con lo scopo di curare e diffondere la memoria storica della plurisecolare esperienza ceramica monregalese, ma anche di collegarla al tempo presente, attraverso nuove dinamiche legate al mondo della produzione, della formazione giovanile specializzata, della creazione artistica contemporanea. Questo anche grazie alla presenza di un'Unità Produttiva attrezzata per realizzare tutte le fasi del ciclo della ceramica, in grado di permettere e favorire la sperimentazione di artisti contemporanei in occasione di progetti espositivi o residenze d'artista.
Louise Gaarmann (1975, Danimarca), vincitrice del Grant, è chiamata a realizzare una “tavola nuova”, riccamente addobbata delle sue ceramiche; il lavoro andrà a dialogare e allo stesso tempo entrerà in corto-circuito con gli oggetti presenti nel percorso museale, la maggior parte dei quali proprio destinati alla tavola, creando nuove chiavi di lettura per il visitatore e testimoniando con forza il ruolo protagonista della ceramica nell’ambito delle espressioni artistiche contemporanee.
“Di comune accordo con le curatrici e la direttrice artistica del progetto, Christiana Fissore – spiega Louise Gaarmann - ho pensato di lavorare sui temi del paesaggio e della tavola in un rovesciamento di prospettive: la mia idea riguarda ciò che mangiamo e beviamo, come esito della stretta relazione con il paesaggio e la natura. Coprirò il tavolo con piatti e tazze, la cui diretta ispirazione proviene dalla Memoria dei Paesaggi. I piatti possono evocare un campo; ogni tazza potrà ricordare una cascata, un lago o indurrà lo spettatore a pensare alla sabbia vicino all'oceano. I sottopiatti potrebbero ispirarsi a nuvole e montagne. Lavorerò con gli stampi in gesso del museo in un gioco di connessioni con le “forme della memoria” dei miei paesaggi. Userò delle terrecotte soffici e le presserò negli stampi, e realizzerò più elementi in sovrapposizione, che utilizzerò come moduli, ‘blocchi’ da impilare a costruire nuove forme e visioni”.