Lovett/Codagnone – All my colours turn to clouds
Una mostra complessa e multiforme che mette a confronto opere storiche del duo italo americano, dal forte valore simbolico e identitario, con opere nuove e inedite, realizzate dagli artisti a Palermo.
Comunicato stampa
Inaugura venerdì 21 giugno 2013 alle 19:00 alla Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea "All my colours turn to clouds" di Lovett/Codagnone, a cura di Agata Polizzi.
Una mostra complessa e multiforme che mette a confronto opere storiche del duo italo americano, dal forte valore simbolico e identitario, con opere nuove e inedite, realizzate dagli artisti a Palermo.
Opere metalinguistiche, nate dalle suggestioni che le associazioni tra gli oggetti e i concetti ad essi sottesi ci propongono.
Opere che si lasciano interpretare dallo sguardo, che parlano un linguaggio molteplice, rimandando a vari livelli di comprensione, tutti veri e tutti ugualmente validi, perché la verità stessa è complessa e molteplice.
Nodale la scelta dei materiali, alcuni dei quali reperiti sul territorio, come i pallet di legno, elementi che per Lovett/Codagnone in questo caso rimarcano ancora di più il valore del genius loci, poiché provengono dalle cantine Planeta, azienda storica legata alla tradizione vitivinicola siciliana e da sempre sensibile all'arte, che decide con questo gesto di diventare partner per una produzione site-specific d’arte contemporanea, legandosi con la galleria Francesco Pantaleone all’idea di un presente e un passato capaci insieme di trovare un equilibrio che parla un linguaggio condiviso, che respira a grandi sorsi.
Linguaggio partecipe di un tempo non statico ma in divenire, capace di mescolare luoghi e sensazioni a partire dal comune amore per la ricerca.
All My Colours Turn To Clouds patrocinata e sostenuta dall’Ambasciata Americana in Italia, si inserisce nel circuito di eventi culturali del Pride Nazionale che ha eletto quest’anno Palermo come sua città ospite.
Si ringrazia sentitamente Letizia Battaglia per la concessione della foto di P.P. Pasolini
info evento
artista: LOVETT/CODAGNONE
titolo: All My Colours Turn To Clouds
cura di: Agata Polizzi
Coordinamento progettuale: Antonio Leone
Assistenti alla produzione: M. Gracia de Pedro, A. Infurna, A. Mineo
luogo: Francesco Pantaleone arte Contemporanea Via Vittorio Emanuele 303
Opening: Venerdì 21 Giugno 2013 dalle 19:00 alle 21:00
durata: dal 21 Giugno 2013 al 15 Settembre 2013
orari: dal martredì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00 sabato dalle 10:00 alle 18:00
Grafica: Donato Faruolo
conferenza stampa: No
catalogo: No
produzione: Francesco Pantaleone arte Contemporanea
Con il patrocinio di: Ambasciata degli Stati Uniti d'America in Italia
Sponsor tecnico: VINI PLANETA - The HotelSphere | Hotel Principe di Villafranca & Hotel Plaza Opéra
Si ringraziano: E. Picozzi, G. Pellicano, F. Meris
ITALIANO (scroll down for English version)
All My Colours Turn To Clouds
di Agata Polizzi
Inevitabilmente il “contesto” nel quale avvengono le azioni, trasferisce loro una parte d’identità, le contamina e le condiziona, è lo scenario in cui esse avvengono.
Sarà per questo, forse, che Aristotele sosteneva (Etica Nicomachea) che i "luoghi sono legati alle cose così tanto, che per ricordare le cose basta ricordare i luoghi"; il luogo è associazione d’idee, è un ricordo, una sensazione, una direzione.
Il contesto diventa un elemento significativo, in cui si compie la parte sensoriale del fare, quella che dà forma all’immaginario attraverso una scelta, un gesto, un’immagine, un profumo o semplicemente una parola.
All My Colours Turn To Clouds è un lavoro che accetta questo statuto di appartenenza in linea con l’identità stilistica di Lovett/Codagnone, e lo fa in un’anarchia di significato che “ricontestualizza” ogni azione a partire dal fatto che la verità non esiste, se non in ciascuno di noi, se non confondendosi con le nostre abitudini, attitudini e capacità di percepire e riprodurre la realtà.
La verità è molteplice come uno specchio in cui si riflette un’immagine sempre vera, eppure diversa, in cui l’attenzione al contesto cambia i punti di vista creando una verità fluida che si rinnova accompagnando il cambiamento.
Per comprendere intimamente l’azione creativa di Lovett/Codagnone è importante “pensare” di fronte a ciò che si vede, sente o vive, non accontentarsi solo di ciò che “sembra”. Occorre riposizionare le opposizioni del tipo: vero/falso, giusto/sbagliato, inizio/fine. Capovolgere gli stereotipi per uscire dall’ovvietà delle cose, vedere oltre quella patina “pelosa” che interferisce alimentando con l’inganno delle certezze.
Lovett/Codagnone sono interpreti di un linguaggio che è fortemente morale prima che artistico, sociale prima che culturale. In questo senso la loro arte è metalinguaggio. Si nutre di azione segno e parola, di differenti universi culturali, un po’ come fa il teatro.
Del resto cos’altro sono pratiche artistiche come la performance, la video installazione o persino la stessa fotografia se non azioni in differita, atto scenico surreale e senza tempo? Finzioni, in cui il gesto come anche la parola, hanno libero arbitrio, sono lì per dimostrare, nella purezza tagliente del loro “non essere”, l’urgenza della realtà, dove invece tutto ha conseguenze, dove il tempo è sì reale così come lo è il peso delle azioni?
Il lavoro di Lovett/Codagnone seduce con una forte radice testuale aggrappandosi alla matrice letteraria, enfatizzando e utilizzando la spettacolarità dell’arte contemporanea proprio come se fosse una figura retorica. La forza, persino a volte cruda, dell’atto creativo nasconde e protegge un significato invece intimo e fragile, come il sentimento, la fiducia, come la paura o la speranza.
All My Colours Turn To Clouds sintetizza molta parte di questo concetto, mescolando alcuni lavori storici del duo, intensi e poetici, epilogo di una decennale ricerca sul linguaggio come base delle relazioni sociali, e alternandoli con lavori site-specific, inediti, istintivi e “molteplici”. Come la Sicilia, capace di cambiare pelle, di adattarsi alle continue inversioni di marcia, abituata alla lentezza insita nella sua perifericità non solo geografica ma anche ideologica. Una Sicilia dalla quale, credo, Lovett/Codagnone attingono una forza magnetica, se vogliamo distruttiva ma capace di risorgere e di alzare la testa, capace di riscatto.
La mostra palermitana è un lavoro sartoriale, che inizia il suo racconto a partire da questa Città colta nel suo momento presente, ma senza dimenticarne il passato. È un racconto accorato che vuole rompere con l’idea immanente della verità assoluta (che non esiste), per aprirsi invece all’imprevedibilità e alla possibilità. Un lavoro che vuole restituire all’individuo la sua centralità. L’individuo come cellula dinamica della società, con una sua storia, con una sua identità che ogni giorno attua “tattiche di resistenza” contro la distorsione imposta dalle relazioni sociali, dal potere, dalla logica del consenso estorto per paura dell’allontanamento, che rifugge l’omologazione. Un individuo cerebrale ma anche concreto, che apprezza il valore dei gesti quotidiani, che non è disposto a perdere tempo, perché ne conosce il valore.
All My Colours Turn To Clouds celebra l'individuo che vuole resistere e rafforzarsi nella diversità di pensiero e di scelta, consapevole di sé stesso e, per questo, libero di vivere il proprio privato come sacro e intangibile. Un uomo molto diverso da uno tra i più emozionanti fantasmi di Pier Paolo Pasolini (rievocato in questa mostra dallo splendido scatto di Letizia Battaglia), quel Carlo, uomo ambiguo, dilaniato dalla contraddizione, schiacciato dall'aberrazione delle convenzioni sociali, che in Petrolio (Einaudi 1992) dichiara dolorosamente di “considerare indubbiamente finita la sua vita privata. A cui non resta che scegliere (?)-suo malgrado- di essere soltanto “pubblico” e quindi “santo”.
ENGLISH
All My Colours Turn To Clouds
by Agata Polizzi
The “context” where the actions happen inevitably transfer them a part of identity, infecting and influencing them, it is the scenario where they take place.
Maybe for this reason Aristotle said (Etica Nicomachea) “ places are such linked to things, that to remember things it is enough to remember places”; the place is the association of ideas, memories, feelings, directions.
The context becomes a significative element, where the sensorial part takes place, shaping images through a choice, a gesture, a picture, a fragrance or simply a word
All My Colours Turn To Clouds is a work accepting this belonging sense in line with the stylistic identity of Lovett/Codagnone, with an anarchy of meanings that “translate” each action starting from the idea that thruth does not exist , if not within us, mixed with our habits, attitudes and abilities to understand and reproduce reality.
Truth is like a mirror where there is always the same image but different, where the attention to the context changes creating a fluid truth renovating along with the change.
To intimately understand the creative action of Lovett/Codagnone it is important “to think” before what we see, feel or live, not to be satisfied only of what it “seems”. Replace the oppositions like: true/false, right/wrong, start/end. Capsize the stereotypes to exit from what it is obvious, to see beyond that interfering “hairy” patina feeding the deceit of certainties.
Lovett/Codagnone are interpreters of a strongly moral language rather than artistic, more social than cultural. Their art is metalanguage. It is nourished by signs and words, of different cultural universes, as the theatre does.
Furthermore what are performances, video installations or photography itself if not prerecorded actions, timeless and surreal acts? Fictions where the gesture as the word are free to demonstrate, in the pureness of their “not to be”, the urgency of reality, where everything has consequences, where the time is real as the action themselves?
The work of Lovett/Codagnone seduces with a strong textual root clinging to the literary matrix, accentuating and using the spectacular nature of contemporary art as if it was a rhetorical figure. The strength, sometimes cruel, of the creative act hides and protects an intimate and fragile meaning, as emotions, faith, fear or hope.
All My Colours Turn To Clouds recaps this concept, mixing some old works of the duet, intense and poetic, epilogue of the long research on language as the hub of social relations, interchanging with site-specific works, previoulsy unreleased, impulsives and “various”. As Sicily, able to change its skin, to adapt to the u-turns, used not only to its geographical but also ideological easygoingness. Sicily from where Lovett/Codagnone, I deem, gain a magnetic power, destructive if we wan to consider it so but able to raise again, wishful of redemption.
The exhibition in Palermo is a tailoring work, that starts from this city in its current moment, without fogetting its past though. It is a concerned story that wants to break with the absolute truth idea (that does not exist), to open instead to what its unpredictable and to chances. A work that wants to give back to individual its centrality. Individual as dynamic cell of society, with its story, with its identity putting into effect day by day “resistance strategies” against the imposed distortion by social relations, power, the extorted consent estrangement, shrinking from uniformity. A cerebral individual but real, that likes the value of daily gestures, that does not want to lose time because aware of its importance.
All My Colours Turn To Clouds celebrates the individual who wants to resist and strengthen into the diversity of thoughts and choices, aware of himself and free to live his private life as holy and intangible. A man different from one of the most exciting ghosts of Pier Paolo Pasolini (recall within the exhibition by a beautiful picture of Letizia Battaglia), Carlo, ambiguous man, tear to pieces by contradictions, overwhelmed by the aberration of social cliché, who in Petrolio (Einaudi 1992) painfully declares to consider “over his private life”. A man who has to choose, unfortunately, to be only “public” therefore “saint”.