Luca Bidoli / Giuseppe Biguzzi – Alterità
Alterità, doppia personale, a cura di Valentina Falcioni, che propone le opere di Luca Bidoli e Giuseppe Biguzzi. La mostra è organizzata da Galleria Marconi e Marche Centro d’Arte.
Comunicato stampa
La Galleria Marconi di Cupra Marittima domenica 15 gennaio alle 18.00 presenta Alterità, doppia personale, a cura di Valentina Falcioni, che propone le opere di Luca Bidoli e Giuseppe Biguzzi. La mostra è organizzata da Galleria Marconi e Marche Centro d’Arte.
Alterità è il secondo appuntamento della rassegna Di versi diversi?, che accompagnerà la Galleria Marconi durante la stagione espositiva 2016/2017. La Galleria Marconi si trova in c.so Vittorio Emanuele II n°70 a Cupra Marittima. La personale di Simone Benedetto potrà essere visitata fino all’11 febbraio 2016 con i seguenti orari: lunedì – sabato 16.30 - 19.30.
Presentando Alterità la curatrice Valentina Falcioni ha scritto: “Per molti sociologi l’alterità è una risorsa attraverso la quale è possibile giungere alla conoscenza della realtà pura e obiettiva. Nel proprio percorso umano va abbinata alla tolleranza, la quale non deve essere considerata solo un corretto codice di comportamento poiché è innanzitutto un mezzo di comprensione libero e integrale. Accettare tutto ciò che è difforme da quello che per consuetudine viene considerato normale, è il primo passo verso una lucida consapevolezza antropologica. La diversità, di fatto, è il tratto comune d’appartenenza al genere umano. Le opere pittoriche di Luca Bidoli (Gorizia, 1967) e Giuseppe Biguzzi (Ravenna, 1968) evocano proprio questo concetto. «Il mio lavoro si concentra sulle convenzioni» ha spiegato l’artista friulano «su quanto è stabilito per norma comune e spesso viene scambiato per verità oggettiva. Questa in molti casi entra in contrasto con il mio sentire più profondo e soggettivo». In effetti, gli ultimi lavori di Luca raccontano proprio il suo disagio etico quando entra in relazione con tutte quelle religioni che si prefissano l’obiettivo di unificare la morale e il comportamento, mostrando insofferenza verso tutto ciò che vola al di sopra di quei dogmi istituiti non da Dio, ma dall’uomo. L’artista ravennate, invece, è un sensibile interprete del realismo sociale. Attraverso l’arida figura di Romina polarizza l’attenzione dell’osservatore sul disagio procurato da un insistente quanto globale tentativo di omologazione estetica. I dipinti di Giuseppe sembrano citare le parole della filosofa Michela Marzano: «Nel voler incarnare la perfezione, il corpo femminile è diventato un campo di battaglia su cui ci si accanisce senza tregua come se, per la donna, l’unica possibilità di esistere fosse quella di incarnare la perfezione»”.
“Cambiamo prospettiva sulle cose, cerchiamo di ritrovare un senso alle parole diverso da quello che normalmente diamo loro, arricchire lo sguardo, il senso, il tempo. Con i molti anni di attività che ho alle spalle, ho imparato che c’è sempre qualcosa da imparare, ecco vorrei che Di versi diversi? fosse la possibilità che ci si offre di riuscire a vedere le cose da un’altra direzione. Il verso è una prospettiva, è il percorso che facciamo e che spesso dobbiamo avere la possibilità di modificare. La nostra società è fatta di versi diversi che si incrociano e che permettono agli uomini di progredire. Cosa c’entra l’arte in tutto questo? Tutto: l’arte è ricerca, amore, linguaggio, ma soprattutto è un percorso che non può fermarsi all’apparenza, al comodo, allo scontato, proprio perché guarda all’anima dell’uomo. E verso poi è anche poesia e questo vorrà dir pur qualcosa…” (Franco Marconi)