Luca Caccioni – What bees see
L’ installazione realizzata site specific da Caccioni per gli spazi della galleria Vannucci è dedicata agli esseri viventi che con la contaminazione vivono e danno vita al pianeta.
Comunicato stampa
L' installazione realizzata site specific da Caccioni per gli spazi della galleria Vannucci è dedicata agli esseri viventi che con la contaminazione vivono e danno vita al pianeta.
L'intento dell'artista non si fonda tanto su una concezione ecologica, ma piuttosto è sentito come "rappresentazione del mondo", scegliendo l'arte come luogo privilegiato e alto in cui l’uomo può esprimere il proprio sentire, dove può cercare e trovare, poeticamente, il senso della propria umanità, del proprio presente e la memoria del passato.
Il fascino del misterioso "linguaggio" delle api, le loro complesse danze finalizzate allo scambio di informazioni, trovano nell'opera di Caccioni un racconto non verbale poetico e segreto.
What bees see
testo critico di Silvia Evangelisti
La fusione di elementi diversi è attività amata da Luca Caccioni, sin dalle prime prove in fogli di acetato, fino ad oggi, quando la contaminazione acquisisce un senso sempre più concettuale.
Una combinazione di materiali spesso "anomali": di pittura e scrittura, di pittura e architettura, di memoria e attualità.
L'installazione realizzata site specific da Caccioni per gli spazi della Galleria Vannucci è dedicata agli esseri viventi che con la contaminazione (impollinazione) vivono e danno vita al pianeta.
Venti piccole case occupano la grande sala d'ingresso della galleria. Sono alveari, casette particolari come particolari sono i loro abituali abitanti, le api.
L'interesse verso questi insetti è stata generata nell'artista, sempre curioso del mondo, dalla lettura di un saggio curato dallo zoologo austriaco Karl von Frisch, che già negli anni '20 del secolo scorso conduceva approfondite ricerche sulle api e sul loro - all'epoca - misterioso modo di comunicare.
Recenti studi hanno scoperto la complessa vita di questi straordinari insetti, la loro intelligenza nel costruire gli alveari, la loro incredibile capacità di organizzare il lavoro, comunicando attraverso l'olfatto. E ancora, il riconoscimento dei colori e il linguaggio segnico, una sorta di danza che permette a ognuna di riconoscere l'altra, e al tempo stesso, indica dove trovare il cibo.
Scrive l'entomologo Giorgio Celli che «l'uso dei segni presuppone una capacità di "lettura" del reale di cui l'uomo si credeva o si arrogava di essere il solo depositario».
Luca Caccioni mette al centro della sua installazione questo mondo segreto ma fondamentale per la sopravvivenza del pianeta: «Se l’ape scomparirà dalla superficie della terra, allora agli uomini rimarranno solo pochi anni di vita. Non più api, non più impollinazione, non più piante, non più animali, non più uomo» recita una frase attribuita ad Albert Einstein.
L'artista propone una sorta di poetico parallelismo tra la comunità delle api e la comunità dell'uomo contemporaneo: se i preziosi insetti perdono l'orientamento a causa dei pesticidi, qualcosa di analogo accade a noi oggi, disorientati dalle infinite informazioni da cui siamo quoridianamente bombardati, dagli algoritmi del web che incidono sulle nostre scelte e le incanalano secondo calcoli matematici
Caccioni sfiora appena la concezione ecologica, e sceglie la rappresentazione del mondo, scegliendo l'arte come luogo privilegiato e alto in cui l’uomo può esprimere il proprio individuale sentire. Dove può cercare e trovare, poeticamente, il senso della propria umanità perduta, del proprio presente e insieme, la memoria del passato.
Il fascino del misterioso "linguaggio" delle api, le loro complesse danze finalizzate allo scambio di informazioni, trovano nell'opera di Caccioni una straordinaria empatia, in un racconto non scritto poetico e segreto.
Così come misterioso e segreto è il rivelarsi della pittura sulle vecchie carte da scenografia, capaci di incantare l'artista con le loro screpolature, le macchie, le mancanze di colore, che paiono essere testimonianza silenziosa del tempo che trascorre sulle cose.
Quel colore sbiadito e consumato, risultato finale di un'azione paziente di abrasione, che dialoga con le tinte naturali delle arnie erose dalle intemperie e dal tempo. Anche in questo l'artista sembra proporre una consonanza con la condizione umana odierna.
E', il suo, un atteggiamento, un porsi davanti al problema della visione del mondo, ricostruita per immagini, e della sua trasposizione poetica ed estetica, dove la pittura diviene testo, narrazione nel senso più ampio del termine, un luogo in cui l’artista porta il suo spirito, il suo sentimento, la sua esperienza, il suo essere nel mondo.
L'essenza dell'uomo, diceva Heidegger, non è tra le cose, non abita presso le cose, ma è presso la possibilità che le cose si diano. Una costante (e quasi maniacale) ricerca e sperimentazione di possibilità è fondamento della poetica di Luca Caccioni: la possibilità di raggiungere quel colore imprendibile diviene speculazione mentale sulle infinite opzioni di possibilità che quel colore si dia, delle innumerevoli condizioni possibili perché esso si dia.
Ed è questo il campo d'azione del pittore.
Luca Caccioni
Nasce nel 1962 a Bologna ,dove attualmente vive e lavora.
Frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti della sua città dove si
diploma in Pittura nel 1985.
Nello stesso anno entra nel gruppo A.G.O agli esordi, dove si occupa di immagine e comunicazione; attività che proseguirà liberamente nel corso degli anni successivi fino ad assumere il ruolo di Direttore Artistico e Creativo.
Dal 1988 parallelamente all’attività artistica ed espositiva, insegna Pittura e Arti Visive.
E’ stato Docente titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Palermo e a Brera.
Oggi tiene la Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Le prime significative esposizioni risalgono all’inizio degli anni novanta, con la partecipazione a “Nuova Officina Bolognese”alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1990 e con la prima personale alla Galleria Spazia della stessa città nel 1991.
La sua ricerca si muove nell’ambito pittorico, sovrapponendo materiali inconsueti e contemporanei come gli acetati, sui quali dipinge forme ,segni e luoghi tratte da una memoria personale e dalle suggestioni provenienti da culture e periodi storici diversi.
Nel corso degli anni Novanta tiene una serie di mostre personali all’estero ed in Italia, in gallerie come Gianni Giacobbi di Palma di Majorca, Studio La Città di Verona, Gentili a Firenze,Marconi di Milano (1993) .Nel 1994 vince il Premio Michetti .
La sua prima mostra personale in uno spazio pubblico è alla Palazzina dei Giardini di Modena ,organizzata dalla città nel 1997.In questa occasione agisce direttamente sullo spazio espositivo ed espone un’installazione ed alcune sculture, aprendo il campo della ricerca anche a questi mezzi espressivi, secondo quella che diverrà una prassi costante della sua ricerca.
Nel 1996 e nel 2004 viene invitato e partecipa alla Quadriennale d’Arte di Roma. Sempre di quegli anni è un’intensa attività espositiva in Italia ed all’estero, all’Accademia Tedesca a Villa Massimo a Roma e con personali alla Galleria Sales di Barcellona e alla Greene Gallery di Ginevra; nel 1998 è con una personale allo “Spazio Aperto” della Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
Gli anni successivi vedono rinsaldarsi il rapporto di Caccioni con gallerie come Lorenzelli a Milano, Carzaniga e Ucker a Basilea ,Otto Gallery a Bologna.
E’ di tutti questi anni una continua rappresentazione del suo lavoro a Fiere internazionali d’Arte quali Basilea, Miami, Colonia, Bruxelles, Francoforte, Zurigo, Parigi. Nel 2004 tiene una personale alla Galleria Oredaria di Roma ,accompagnata da un catalogo edito da Skira.
Il MART di Trento e Rovereto lo espone nella Mostra “Per Esempio”,opere dalla Collezione Unicredit. La sua opera è presente nelle collezioni permanenti di Fondazioni e Musei italiani ed esteri.
Nel 2006 espone “Ipnosi” ,un nuovo ciclo di lavori per la personale alla Otto Gallery di Bologna. e “Strategia del carrubo” , esposizione personale a Basilea.
Nel 2007 viene invitato dalla Fondazione V A F e partecipa al Premio Agenore Fabbri - Posizioni attuali dell’arte italiana..
Parallelamente alla ricerca fondante la poetica ,è di questi tempi l’inizio del ciclo numeroso e inesausto dei lavori sui grandi fondali teatrali d’opera ,le “Lotophagie” che esporrà nell’occasione di Fiere Internazionali d’Arte estere ed italiane, al Museo Michetti e alla Fondazione Ragghianti, e che successivamente daranno luogo a mostre collettive e a personali a Toulouse, Bologna e Milano.
Nel 2011, invitato alla LIV Biennale di Venezia, rifiuta la partecipazione.
Oggi, dopo le recenti e ultime personali a Milano alla galleria Marco Rossi e alla galleria Carzaniga di Basilea , dove ha esposto parte del ciclo completante le Lotophagie , Caccioni ha in corso di pubblicazione due monografie dedicate ai diversi aspetti del suo lavoro e della sua poetica.