Luca Di Luzio / Navid Azimi Sajadi – Borders
Mostra dedicata alle geografie immaginarie di Luca Di Luzio e alle creazioni in ceramica di Navid Azimi Sajadi.
Comunicato stampa
Si apre il 9 APRILE 2022, alle ore 19, la mostra che la Galleria Vento Blu dedica alle geografie
immaginarie di Luca Di Luzio e alle creazioni in ceramica di Navid Azimi Sajadi ,
Luca di Di Luzio presenta un ciclo di “geopitture” che, dal 2013, sono al centro del lavoro del gio-
vane artista romano. Di Luzio realizza Mappe, un’apparato iconografico della geografia, al servizio
di una pittura in cui la ricerca su forma e colore è elemento nodale. Luca Di Luzio (Roma, 1986)
intravede nella pittura un linguaggio silenzioso col quale poter raccontare l’invisibile. E’ così che
nasce una pittura astratta dal sapore figurativo. L’artista gestisce con piena consapevolezza il tempo
della pittura: ad una prima fase caratterizzata da un gesto immediato e casuale, segue un lavoro di
rifinitura attraverso l’utilizzo di velature e sovrapposizioni di materia e colore, che viene così esplo-
rato in tutte le sue potenzialità. Al centro della ricerca dell’artista vi è l’uomo, quale matrice di mon-
di, misura di tutte le cose. Questo elemento principale si interseca con un forte senso della narrazio-
ne ed una sperimentazione dal carattere ludico. Le terre emerse, i territori, i mari ed i laghi dipinti
da Luca di Luzio nella serie “geopitture” , si configurano come dei territori apparentemente fanta-
stici, perchè privi di riferimento nel mondo reale. Si tratta di luoghi geograficamente sconosciuti, ma
esistenti perché realizzati attraverso l’impressione su carta di parti del proprio corpo, utilizzando la
pittura. Cartografia del corpo quindi, una riflessione sulla centralità del corpo che prende le mosse
dalla filosofia della percezione di Merleau-Ponty, che porta a sottolineare il valore del corpo come
condizione necessaria alla conoscenza del mondo trasformandolo in mondo, un sistema geografico
di continenti, arcipelaghi, acque e montagne che sono in realtà mani, gambe, piedi, pancia, parti del
corpo dell’artista impresse direttamente sulla carta. Su quelle caotiche, incontrollabili tracce di sé
l’artista-demiurgo interviene in una seconda fase del processo creativo ripercorrendone i confini con
l’analitica precisione del pennino, lo strumento scelto per dare ordine al caos. Nasce così la favolosa
cartografia di sé stesso inventata da un pittore costruttore di cosmi. Dagli anni del Grand Tour, il
viaggio è stato considerato momento fondamentale e ineludibile del percorso di formazione di un
artista e non è certo un caso se proprio nel corso di un soggiorno di formazione – una residenza
d’artista a Rotterdam, primo porto d’Europa e uno dei più trafficati del mondo – la fascinazione per
le immagini della geografia che lo accompagna dagli anni dell’infanzia sia stata assunta da Di Luzio
a materia della sua ricerca. Del tutto verosimili ma completamente inventate le mappe di Di Luzio,
dai colori squillanti, hanno il compito di introdurre il pubblico all’interno di un sistema geografico
nuovo e parallelo al nostro. La cartografia dell’invisibile, scelta da Luca Di Luzio per le sue mappe
su juta, quasi degli arazzi, denuncia l’ambizione di cartografare l’invisibile, l’invenzione di una geo-
grafia della metafisica. È dunque una geografia immaginaria quella che, da sabato 9 APRILE 2022,
accoglierà i visitatori della mostra “Luca Di Luzio, Confini”. Ripercorrendo gli ultimi otto anni della
carriera di Di Luzio, l’esposizione racconta con chiarezza un artista più interessato a farsi demiurgo
di un proprio universo che a raccontare quello corrente.
NAVID AZIMI SAJADI, presenta delle sculture in ceramica , sintesi delle sue gradi installazioni :
(nato a Teheran, Iran, vive e lavora a Roma), nelle sue opere presenta una sapiente fusione tra alle-
gorie e simboli della tradizione Mediorientale con quella Mediterranea, tra Oriente e Occidente. Il
corpo dell’opera in mostra consiste in vasi di ceramica, (sgraffito smaltato) che, come un insieme di
frammenti e cocci raccolti negli abissi, testimoniano un viaggio nel mare agitato e caotico interiore
dell’artista. Un viaggio dal medio-oriente all’occidente mediterraneo. In questo viaggio immaginario
e fisico, elementi dell’esoterismo della cultura Mediterranea e Mediorientale si fondono e si raffor-
zano, mostrando il contrasto e allo stesso tempo la fusione armonica. Metafora del flusso della sua
vita, in questi vasi, possiamo rintracciare i tratti di una migrazione che attraversa paesaggi differenti
e raccoglie simboli che arricchiscono il percorso. La creazione di queste nuove opere in ceramica,
sono il frutto di un collegamento concreto tra la tecnica della ceramica islamica e la tecnica della ma-
iolica mediterranea. L’inquietudine che affiora da queste opere ha a che fare con la paura del caos
degli stimoli esterni, che si scontra e si fonde con il tumulto interiore. I cocci del passato ci guidano
verso una riflessione sul presente e sul futuro. Le sue opere e il suo precorso creativo ben si adatta-
no alla cornice della Puglia, regione più orientale d’Italia, terra da sempre di confine, ponte naturale
e culturale tra Oriente e Occidente.
Giuseppe Lopriore.