Luca Francesconi – Hormone Disruptors
Questo nuovo progetto si inscrive nel percorso indagato dall’artista fino ad oggi attorno alla tradizione agricola e, più recentemente, sulla produzione alimentare strettamente legata ai concetti della coltivazione.
Comunicato stampa
Questo nuovo progetto si inscrive nel percorso indagato dall’artista fino ad oggi attorno alla tradizione agricola e, più recentemente, sulla produzione alimentare strettamente legata ai concetti della coltivazione.
Attraverso un nuovo ciclo di sculture, Luca Francesconi procede in un’analisi sul tema dell’identità di genere alla luce dell’esposizione ai trattamenti fitosanitari che gli esseri umani hanno sperimentato negli ultimi decenni.
Se da un lato le molecole di sintesi hanno moltiplicato in maniera esponenziale le rese agricole, oggi – per la prima volta nella storia – viviamo non solo una sovra produzione alimentare, ma iniziamo ad interrogarci sugli effetti a lungo termine della chimica in agricoltura.
L’individuazione di Interferenti Organici , ossia di principi attivi presenti nei trattamenti agricoli che possono alterare il normale sviluppo sessuale degli organismi e la produzione di ormoni negli esseri complessi, ha progressivamente causato una modificazione del metabolismo umano ad opera dell’industria agro-farmaceutica.
Questa “interferenza”, su soggetti socialmente predisposti, ha svolto un ruolo incisivo nella ridefinizione della propria identità di genere. Essendo esseri dal ritmo biologico modificato, potremmo estremizzare dicendo che quest'epoca ci vede non più uomini, non più donne e neppure entità ibride, ma transessuali nel senso più tecnico e anti-retorico del termine.
Allo stesso tempo, la sterilità si configura come una problematica significativa del mondo occidentale, e le sole motivazioni sociali non sono più sufficienti a spiegare l’impressionante dislivello di crescita demografica presente sul pianeta. Una disparità che sembra, ancora una volta, assomigliare a una stregoneria.
I reali motivi di questi cambiamenti sono da individuarsi nell’esposizione ad agenti mutageni, che stanno modificando la struttura chimica dei nostri corpi, lavorando sulla stessa biologia umana.
Rifuggendo una semplicistica demonizzazione del progresso scientifico e un utopico ritorno a pratiche del passato, l’analisi di Luca Francesconi mira a un’indagine dal basso, che non pervenga come in laboratorio a una conclusione universale e imperituramente vera, ma metta in discussione la fede nel progresso escatologico, che prenda in considerazione le complessità, le contraddizioni e le aporie generate da una plastica trasposizione dei modelli agricoli e alimentari in un contesto alieno.
Luca Francesconi è nato a Mantova nel 1979. Vive e lavora a Mantova (IT).
Ha partecipato a numerose mostre in spazi pubblici e privati quali: Fondazione Ratti - Como (2000), Biennale di Tirana - Tirana (2001), Fuori Uso - Pescara (2004), Galleria Civica di Trento - Trento (2004), Cristina Guerra Gallery - Lisbona (2006), Maison Populaire - Montreuil (2007), Palais de Tokyo - Parigi (2009), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo - Torino, Crac Alsace - Altkirch, Magasin - Grenoble, Fluxia - Milano (2010), Mot - Bruxelles, Chez Valentin - Parigi (2011), Musées de Montbéliard - Montbéliard, Arte Nova-Art Basel - Miami (2012), Man - Nuoro, Museo Marino Marini - Firenze (2013), Shanaynay - Parigi (2014), Tonus - Parigi, Museo Riso - Palermo, Kunsthalle Lissabon - Lisbona (2015), JupiterWoods - Londra, Tunnel Tunnel - Losanna (2016), une, une, une con Miriam Cahn - Perpignan, Spazio Maria Calderara con Vettor Pisani - Milano (2017), 67 Steps - Los Angeles (2018), Palazzo delle Esposizioni - Roma (2019).
Nel 2009 ha vinto il premio "Illy Present / Future", assegnato da una giuria composta da Alexis Vaillant, Hans-Ulrich Obrist e Jens Hoffman, durante Artissima a Torino, con la galleria Umberto Di Marino. Nel 2011 è stato invitato da Bice Curiger a "Illumination", 54a Biennale di Venezia. Nel 2014, Giovanni Carmine, direttore della Kunsthalle Sant Gallen, e Alexis Vaillant, capo curatore del CAPC-Bordeaux, lo invitano alla sezione “THENnow” della fiera MiArt, con un lavoro realizzato in collaborazione con Jimmie Durham. Nel 2016 partecipa alla XXV edizione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, Museo MAGA. Nel 2020 prende parte alla mostra collettiva AGAINandAGAINandAGAINand, curata da Lorenzo Balbi al MAMbo, Bologna. Nel 2021 realizzerà la prima mostra personale alla Galeria Pedro Cera - Lisbona e un nuovo progetto al Museo Burel - Belluno.
Tra il 2008 e il 2010 ha co-diretto lo spazio indipendente Brown project space a Milano.
Collabora attivamente con la Galleria Umberto Di Marino dal 2006, con la quale ha realizzato tre mostre personali:
A naked tree and some other works (2006), Calendario delle Semine (2009) e pane pane pane vino canale di scolo, curata da Jason Hwang (2014).