Luca Gambacorti – Emor
Un diario fotografico.
Comunicato stampa
Emor è un cristallo:
lucente,
delicato,
trasparente.
Fragile come una pietra,
solido come un respiro,
nella sua pelle è inciso il mistero della vita:
soffio che scompiglia i capelli,
chiodo che ferisce le mani,
luce che fa brillare gli occhi.
Gaia Vettori
Emor era mio padre, ed io mi sono sempre sentito un figlio. Non è mai stato né un padre amico né un padre autoritario, ma un punto di riferimento costante e affidabile. Era infatti una persona esigente con se stesso e con gli altri. Affettuoso a modo suo, senza mai dimostrarmi nulla, è stato però capace di non ostacolare mai le mie scelte, di comprendere tutte le mie passioni e di concedermi di realizzare tutti i miei sogni. Mi ha lasciato libero di pensare e di fare.
Emor, un nome antico dal Vecchio Testamento per un uomo piccolino e magro, ha iniziato a lavorare a 12 anni vendendo lupini e ha continuato a lavorare tutta la vita attraversando il grande fermento del dopoguerra e del boom economico italiano. Emor è stato un uomo del '900 e non gli è mai interessato capire cosa fossero le nuove tecnologie, non ha mai avuto un computer, non ha mai saputo cosa fossero le email, Internet e i Social.
La sua ultima parentesi della vita è stata fatta di abitudini, tradizioni, oggetti e gesti, riti di vita quotidiana.
Insieme a lui sono passati gli anni, tanti... l’età si sono accumulate ed è arrivato il momento di un suo rapido declino.
L’Emor in forma, attivo e indipendente, ha iniziato ad essere debole, lento, vago, a non voler stare più solo.
Piano piano mi sono accorto che l’ordine naturale non aveva più senso e, da figlio, non avendo figli, ho iniziato a sentirmi padre di mio padre.
È da lì che ho iniziato a fotografarlo, non so come mai... è stato quasi un gesto naturale, come a immortalare quella vita che mi aveva generato e che dipendeva dalla mia per morire in pace.
I suoi ultimi cinque anni di vita, il tempo passato insieme a lui, le sue composizioni, sono diventati quasi un diario fotografico, fatto di gesti semplici, consuetudini, casa, ricordi, pelle, silenzi, pianura, dal momento dei primi ricoveri fino al momento in cui si è spento per sempre.
Quindi, dopo tante mostre fatte negli ultimi anni e dopo vari incoraggiamenti, ho sentito l’esigenza di rendergli omaggio con una mostra a lui dedicata nel giorno del suo compleanno, il 10 gennaio.
Luca Gambacorti
“Ho stretto le mani di Emor senza averne conosciuto la presa. Mani aggrovigliate e d’improvviso schiuse: il mio sguardo curioso, forse invadente, le ha osservate cercando storie immaginarie e – ne sono certa – profondamente vere. In quei nodi di pelle e vene ho ritrovato le mani, diverse e così uguali, a cui mi affidai, con fiducia totale, quand’ero bambina. Federica Boragina
“Passo dopo passo, fotogramma dopo fotogramma, hai scandito il tempo di un lento addio pieno di tenerezza nostalgica. Grazie di aver condiviso le tue emozioni. Un uomo “amato” non devi avere rimpianti.” Caterina Brunori
“La delicatezza, l’affetto, il rispetto di un figlio che diventa padre del suo genitore. La memoria emotiva di una storia familiare racchiusa in qualche scatto. La semplicità, l'essenza, il significato intrinseco della vita rappresentate negli oggetti di uso comune, nel dettaglio dei gesti, delle pieghe della pelle, nel bianco e nero che ferma il tempo e intanto lo fa rivivere per sempre. L’amore.” Chiara Fanigliulo
"Nelle immagini che hai condiviso con noi nel tempo ho visto l'intimità di un rapporto, di un'eredità fatta di luce e odori e colori. Ho visto un lottatore attaccato alla vita. Ogni foto mi ha commosso e mi commuove, mi colpisce duramente alle viscere per la sua delicatezza e crudeltà insieme. E' amore, emozione e dedizione. Per quanto illumini l'amore procrea ombre lunghissime. Ogni immagine è un monumento continuo alla vita. L'amore che trasmettono genera solchi nell'anima pari a quelli del tempo sulla pelle di Emor." Serena Gallorini
“Le tue foto non sono mai banali, mi suscitano sempre un’emozione. Nei ritratti a tuo Padre traspare il suo carattere e l’amore e la stima di chi è dietro l’obbiettivo. Il bianco e nero e la pulizia delle composizioni le rendono ancora più suggestive. Questo dimostra sempre che le foto si fanno con gli occhi e con il cuore.” Federico Menici
“Chi era Emor, non so. Non l’ho mai conosciuto di persona. Eppure l’ho incontrato là, in quel mondo effimero dei “nostri tempi” dove tutto deve essere per forza bello, perfetto e veloce. La sua pelle segnata dal sole, la schiena curvata dal tempo e le mani incrociate in un’attesa. Ed è stato là, in quel mondo così lontano dal suo tempo che ho conosciuto una vita vissuta.” Valentina Melone
“In queste foto ho visto tanto rispetto, intensità e domande su cosa siamo, sui rapporti fra esseri umani, sulla nostra vita. Grazie per queste porte, aperte, dolorose e meravigliose.” Alessandro Moggi
“La più grande fortuna per un uomo di una gran certa età è sicuramente quella di aver potuto insegnare a giocare. Anche se non lo sa.” Francesca Sarteanesi