Luca Palazzi – Zeitgeist
Oggi il lavoro dell’artista analizza in maniera cruda e profonda il nostro tempo.
Comunicato stampa
A proposito dello “Zeitgeist” e del pittore Luca Palazzi
Di Gionata Di Cicco
Tra cartacce e degrado, seguendo l’ombra dei miei passi ragionavo sul concetto di possibile, e sulla logica di credibilità. La lingua mi sbatteva sui denti e vedevo questo mio paese, l’Italia, sprofondare in burroni di ossa e sterpaglie. La strada era marcia, come pure l’aria; sul mio sorriso di un tempo era precipitato un rivolo di sangue. Come si può fondare un’estetica in un paese che è stato capace di seppellire la sua storia, la sua bellezza? Il mio occhio vagava nell’ombra, esposto all’abisso di una terra senza più radici. Le cose inutili avevano vinto sul bello. La coscienza di questo paese, insondabile come gli abissi di un oceano lontano, svaniva nella notte dei tempi. L’insidia del dubbio che qualcosa potesse cambiare era morta, e ogni speranza appariva come il silenzio nel deserto. La mia coscienza era sepolta da una bufera di pensieri. In un paese che aveva sete di rinascita, il cuore dell’uomo era condannato ad un’arsura senza spazio e senza tempo. Eppure era tutto intorno sospeso come magia, e le risposte erano dietro il velo distorto della realtà. Qualcuno da qualche parte doveva ancora conoscere la via per generare le forme e fissarne l’anima per sempre. Qualcuno che fosse capace di indagare lo spirito del tempo in cui viviamo che ci indicasse dove oggi siamo esattamente. Cosa è oggi questo tempo che viviamo? Io vagavo per le strade della mia città, intento a seguire questa traccia come i porci seguono le ghiande. Uno strazio che saliva come un grido attraverso le galassie mi dilaniava l’anima. Era la notte del mondo, e io lì per i vicoli di Roma a cercare un luogo, una rappresentazione. Esodo. Supplica. Lotta. Sintesi. Concetti alti e ormai dimenticati. Come se questa vecchia Creazione fosse condannata alla dimenticanza. L’uomo è distratto, è rarefatto come l’aria. Segue l’inganno e finisce nella fossa. Questo vortice di idee pieno di immaginazione non aveva le immagini per ritrovare un punto di partenza.
“Le mie dita assetate volevano toccare ma non potevano, i miei occhi neri volevano vedere ma non potevano”.
La violenza del silenzio era una lama nel petto. Mi imbattei in una stanza piena di misteri e colori, accadde all’improvviso. E vidi. C’erano dei quadri appesi al muro, silenziosi, tremendi, cupi, erano denti che mangiavano la carne. Il mio occhio scivolava su quelle figure, attonito, incredulo. Avevo trovato una narrazione, una rappresentazione. Tutti dovrebbero imbattersi in questi quadri, l’intera umanità dovrebbe soffermarsi a riflettere! L’immagine all’interno di quelle forme è come una guarigione, l’incubo è la realtà, quello che la società dovrebbe essere è in quello che non è rappresentato, e torna a far parte dell’immaginazione di ognuno di noi. L’immaginazione è nello scarto tra quello che questi quadri ci fanno vedere e quello che è in fondo ai nostri sogni e desideri. La libertà dell’espressione! La chiave è questa! Leggo il nome dell’artista: Luca Palazzi. Accanto a lui ci sono altri nomi di pittori, ognuno con il suo mondo, la sua arte, la sua via, tutti ricercatori, tutti poeti, narratori. Il mio alito poteva varcare l’oscurità. Luca Palazzi è un narratore di classe del nostro tempo, uno di quelli che mette le mani negli enigmi del tempo. Può essere il bello il “Vero”? Sicuramente il Vero può essere tremendo. Ma lo si deve saper raccontare e questo pittore lo sa fare con rara capacità, fornendo un appiglio sul caos. C’è un quadro su tutti, che scarnifica le vecchie retoriche rivoluzionarie, che ci induce a riesaminare criticamente nel suo insieme un sistema di valori che ci era stato dato come garante del progresso e del benessere dell’umanità. Il capitalismo grugnisce violento ultima frontiera di civiltà, l’unico dei mondi possibili, ci dicono, e le vecchie icone della Rivoluzione proletaria del’900 muoiono. In questo contesto la paura genera confusione e la confusione disillusione. Il Maestro Luca Palazzi sa regalarci ancora un’illusione. Tutta racchiusa dentro questo sguardo disincantato verso una realtà che dobbiamo ricostruire.