Luca Pancrazzi – Bianco Milano
L’ultima serie di dipinti di Luca Pancrazzi esposti alla Galleria Tega in occasione della sua prima personale in questi spazi si chiama “Bianco Milano”.
Comunicato stampa
“Milano bianca”?, come nel caso della città coperta da una nevicata?; “Milano in bianco”?, come un festone che riveste la città di un solo colore, una fotografia in cui il bianco raddensa l’atmosfera o una cartolina ironica che capovolge “Milano by night”? Né uno né l’altro, l’ultima serie di dipinti di Luca Pancrazzi esposti alla Galleria Tega in occasione della sua prima personale in questi spazi si chiama “Bianco Milano”. La città di Milano, non più al centro dell’attenzione come nei primi due casi, designa una gradazione cromatica, allo stesso modo in cui esiste un bianco avorio, un bianco di zinco, un bianco fumo, un bianco latte e così via.
Ora, a cosa somiglierà un bianco Milano? un bianco che Milano contribuirebbe a rendere unico? Di certo non a quello argenteo riportato nello stemma della città e che fa da sfondo alla croce rossa sin dai tempi del vessillo del Ducato.
Certo, chi è familiare con la città di Milano riconoscerà la Torre Branca di Giò Ponti, il Pirellone, il Duomo, ma altri soggetti metteranno in difficoltà anche chi qui ci è nato e vissuto. Infatti, girando in macchina per la città meneghina, Luca Pancrazzi ha l’abitudine di fotografare strade e infrastrutture urbane senza fermarsi o pensarci su due volte. Le foto si accumulano nel tempo, scattate e dimenticate, dimenticate non appena scattate, al punto che lui stesso non saprebbe dire dove sono state prese esattamente.
È questo il punto di partenza di Bianco Milano, dove il gesto del pittore non è eliminato: lunghe ore di lavoro certosino, di passaggi su passaggi di bianco, costituiscono ogni singolo dipinto. A essere messa in avanti non è la città di Milano quanto l’atto stesso di dipingere. In Bianco Milano Luca Pancrazzi, anziché limitarsi a fare un quadro, dipinge così la pittura; azzera il soggetto e fa della città di Milano un bianco Milano. Un gesto in linea con un dialogo con e sulla pittura che l’artista ha intrapreso molti anni fa e condotto fin qui con grande coerenza.
Utilizzando undici gradazioni di bianco, Bianco Milano offre alla percezione una gamma di sfumature difficile da identificare. Acqua, nuvola, neve, marmo, luce: questi e altri sono gli elementi che si manifestano in un solo colore. Elementi dalla consistenza opposta, dal liquido al solido passando per il gassoso e altri stati intermedi, come la brina o l’aria prima di un temporale. Per questo, in quelle undici e più gradazioni di bianco, in gioco non ci sono solo questioni pittoriche ma la stoffa stessa del reale.
Il risultato di tale ricerca è un quasi-monocromo – un monocromo cum figuris, cioè un dipinto che non ha sciolto gli ultimi laccioli con la figurazione; un dipinto che non si risolve nella composizione geometrica o cromatica di una superficie, come nelle manifestazioni storiche della pittura monocroma, ma che riprende, di quest’ultima, una certa estetica.
“Vedendo i miei quadri, a prima vista”, scrive Luca Pancrazzi riguardo alla sua pittura, “questa sembra azzerata, mentre invece è l’ingrediente più potente perché seppur apparentemente legata al soggetto che rimane forte, è invece la pittura, man mano che ci si avvicina al quadro, a prendere il sopravvento”.
La mostra, sarà accompagnata da un catalogo contenente la riproduzione di tutte le opere esposte.