Luca Pancrazzi – Io. Noi. Voi…
Museo d’Inverno è lieto di inaugurare il secondo anno di attività rivolgendo l’invito all’artista Luca Pancrazzi che, per l’occasione, ha scelto di presentare l’intreccio di opere, documenti e pubblicazioni che approfondiscono il percorso di trent’anni di rapporti con colleghi, amici e maestri artisti.
Comunicato stampa
Museo d’Inverno è lieto di inaugurare il secondo anno di attività rivolgendo l’invito all’artista Luca Pancrazzi che, per l’occasione, ha scelto di presentare l’intreccio di opere, documenti e pubblicazioni che approfondiscono il percorso di trent’anni di rapporti con colleghi, amici e maestri artisti.
Luca Pancrazzi, conosciuto per la sua ricerca attraverso la pittura, il disegno, la fotografia, il video, l’installazione ambientale e la scultura, è un artista che negli anni ha realizzato molte azioni e progetti editoriali in condivisione.
Io. Noi. Voi… è una mostra dedicata ad un modo specifico di collezionare: il soggetto di questa mostra è lo scambio che si verifica nelle relazioni personali, professionali e durante tutti quegli intrecci tra arte e vita che trasformano le pratiche abituali in sistemi di equilibrio.
Io. Noi. Voi… è il titolo che Luca Pancrazzi ha dato ad un’opera di Andrea Marescalchi.
“Forse non aveva un titolo, è un’opera che Bobo (A.M.) mi diede nel suo studio a Firenze, negli anni ’90, l’ho chiamata così, ed ho pensato che potesse divenire il fulcro di questa mostra. È il mio personale omaggio.”
Collezionare è portare a sè, avvicinare, per conoscere o per riconoscersi; in questa azione si forma un cerchio non chiuso che tende alla spirale centrifuga, dove le opere, divenute soggetto, innescano altre relazioni col tempo e con altri soggetti. Proprio questi aspetti verranno approfonditi in mostra.
Per Luca Pancrazzi questo tipo di relazioni sono di vitale importanza e lo accompagnano sin dagli inizi.
Sono molte infatti le sue collaborazioni attivate negli anni, come ad esempio il gruppo di lavoro con Andrea Marescalchi e Pedro Riz A’ Porta (1983-93) chiamato Importé d’Italie, denominazione utilizzata già per una pubblicazione autoprodotta insieme a Pierpaolo Pagano, col quale aveva già imbastito nei precedenti anni una intensa relazione di corrispondenza sperimentale (1982-83); oppure il progetto ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ (1985-86) insieme a Randi Malkin, dedicato ad edizioni stagionali e a tiratura limitata di libri in fotocopia, senza dimenticare esperienze nell’ambito del design d’artista con Minimi Progetti (1991-92) ed i rapporti con Gianluca Sgherri in diverse forme sin dal periodo dell’Accademia; ANIMA (1996) un progetto editoriale di cui è stato realizzato solo il numero zero, frutto dell’amicizia con Marco Cingolani; da ricordare sono anche le sperimentazioni sonore con DE-ABC (2003-07) insieme a Steve Piccolo e Gak Sato, fino ai rapporti con autori della generazione precedente come Alighiero Boetti e Sol Le Witt (dei quali Luca Pancrazzi è stato per un periodo assistente) e alla collaborazione con Mario Schifano per il progetto della Chimera (1985); arrivando infine ai giorni nostri e alla collaborazione con i giovani artisti tramite i progetti Madeinfilandia (dal 2010) e Spazio C.O.S.M.O. nati insieme a Elena El Asmar (dal 2015); per non dimenticare il capitolo dei Raccontastorie, una collana di fiabe illustrata da artisti, che avrebbe bisogno di un’esposizione appositamente dedicata per l’ampiezza del progetto e la generosità delle collaborazioni.
Il Museo d’Inverno è un progetto ideato e diretto dagli artisti Francesco Carone ed Eugenia Vanni. Con programmazione stagionale, invita artisti nazionali ed internazionali a scegliere e presentare, attingendo dalle proprie collezioni personali, opere altrui ottenute attraverso scambi, regali, acquisti o collaborazioni. Artisti di diverse generazioni sono così chiamati a riflettere sul loro passato e ideare un allestimento capace di evidenziare le relazioni, le amicizie, gli incontri e talvolta gli amori che hanno caratterizzato momenti particolari
della loro vita e del loro percorso artistico.
L’accezione di museo nasce pertanto dalla volontà di indagare una storia dell’arte contemporanea il più delle volte non ufficiale, segreta o ancora sconosciuta, soddisfacendo l’urgenza di una necessaria e non più rimandabile fruizione dell’arte con tempi più appropriati.¬¬
Situato sopra il bacino idrico trecentesco di Fonte Nuova, nella Contrada della Lupa (uno dei 17 rioni della città), è il primo ed unico esempio di convivenza fra la dimensione internazionale dell’arte contemporanea e quella fortemente legata alla tradizione ed alla territorialità, caratteristica propria delle Contrade di Siena. Md’I con il progetto diòspero è anche il primo museo che affida la progettazione dei suoi dettagli funzionali agli artisti. Per ogni occasione infatti viene chiesto all’artista invitato di interpretare e progettare un elemento utile a completare l’aspetto estetico e funzionale dei propri spazi a cominciare, ad esempio, dalla targa d’ingresso in ottone progettata in forma di multiplo da Maurizio Nannucci in occasione della mostra inaugurale del museo a febbraio 2016. L’ambizione di Md’I, attraverso questa modalità di committenza nuova, (proprio perchè antichissima) è di completarsi un giorno, trasformandosi da contenitore a contenuto, da museo a collezione esso stesso.
Luca Pancrazzi (Figline Valdarno, FI, 1961), Vive e lavora tra Milano e la Filandia.
Dopo gli studi fiorentini, liceali e accademici, viaggia negli Stati Uniti dove lavora come assistente di Sol Lewitt e nello stesso periodo a Roma per Alighiero Boetti. Fin dagli anni ‘80 è autore di una ricerca basata sull’analisi del medium artistico, sulle sue ramificazioni, sulle possibilità creative dell’errore e dell’uso composito di tecniche e materiali.
Lo spazio metropolitano e il paesaggio, nella loro continuità con lo sguardo antropico che li definisce, sono i temi trattati con più assiduità.
Tra i progetti che lo vedono tra i fondatori ricordiamo: Importé d’Italie (1982), ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ (1985), De-ABC (2003), Madeinfilandia dal 2010 e, dal 2015 Spazio C.O.S.M.O. a Milano.
Dal 1996 viene invitato a partecipare ad una serie di esposizioni internazionali tra cui la Biennale di Venezia (1997); la Triennale di New Dehli (1997); Biennal of Cetinje (1997); Triennale di Vilnius (2000); Biennal of Valencia (2001); Moscow Biennal of Contemporary Art (2007); Quadriennale di Roma (2008). Alcuni tra i numerosi spazi pubblici che hanno presentato il suo lavoro: Whitney Museum of American Art at Champion (1998); P.S.1 Contemporary Art Center, New York (1999); Galleria Civica di Modena (1999); Museo Marino Marini, Firenze (2000); Palazzo delle Papesse, Siena (2001); Museo Revoltella, Trieste (2001); Galerie Lenbachhaus und Kunstbau, Monaco di Baviera (2001);
GA- MEC, Bergamo (2001); Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2001); Museo Cantonale d’Arte di Lugano (2002); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi
Pecci, Firenze (2002); Zentrum Für Kunst und Medientechnologie, Karlsruhe (2003); PAC, Milano (2004); MAN, Nuoro (2004); MART Trento e Rovereto (2005); MAMbo, Bologna
(2006); Macro, Roma (2007); Vietnam National Museum of Fine Arts, Hanoi (2007); Fondazione Pomodoro, Milano (2010); SMS Museo per Bambini di Siena (2010); Assab One
a Milano (2014); Forum Paracelsus, St. Moritz (2015).
Project Room
a cura di Miltos Manetas:
Juan Sebastián Peláez
La Project Room del Museo d’Inverno (realizzata in realtà aumentata e visitabile con dispositivo mobile mediante l’app Layar) fa parte del più ampio progetto Diòspero con il quale viene chiesto agli artisti invitati di interpretare e progettare un elemento utile a completare l’aspetto estetico e funzionale degli spazi del museo; attualmente infatti è curata dall’artista greco Miltos Manetas che, per questa occasione, ha proposto un’opera dell’artista colombiano Juan Sebastián Peláez.
Juan Sebastián Peláez è nato nel 1982 a Medellín, Colombia. Vive e lavora a Bogotá.
Il suo lavoro più recente esamina le relazioni che stabiliamo, in quest’ era di Capitalismo avanzato, con i movimenti di resistenza sociale
ed i suoi opposti: le strutture di controllo sociale sia pubbliche che private.
“Noi pensiamo di agire in modo autonomo ogni volta che, imbattendoci nei post sui social che parlano di movimenti di resistenza sociale
da qualche parte del mondo, esprimiamo o la nostra solidarietà con gli oppressi oppure la nostra denuncia degli oppressori. Ciò nonostante, con ogni Like, Share o Tweet, le nostre posizioni più marcatamente ideologiche vengono diluite e trasformate in forme di
mero consumo”.
Tra le mostre più recenti piu’ recenti: 9th Biennale di Berlino per l’arte contemporanea, KW Institute for Contemporary Art, Berlino 2016;
Sitio, ArtBo, Bogotá 2015; Temporary Autonomous No Flex Zone (solo); (bis) | oficina de proyectos, Cali 2015; #pleaselike (solo), El
Parqueadero, Banco de la República, Bogotá 2015; Don’t Do it Yourself, Carne, México DF 2015; Refurbished (solo), MIAMI, Bogotá
2014; Colombia hoy, I Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de Cartagena de Indias, Cartagena 2014; La desilusión de la certeza
o La ilusión de la incertidumbre, Pabellón ArteCámara, ArtBo, Bogotá 2013; Inversión social (solo), GUAY, Bogotá 2013; Taking Care of
Business, Museo La Tertulia, Cali (2013).
È il co-fondatore di El Bodegón (2005 – 2009) e MIAMI (2011 – ), due artist-run spaces a Bogotá.