Luce della santità
Esposta in Duomo, dopo il restauro, una delle monumentali vetrate del Ghiberti realizzate per la Cattedrale di Firenze. Vi sono rappresentati quattro uomini in ricchi abiti orientali, antichi personaggi ebraici come le oltre 150 figure raffigurate nelle 44 vetrate del Duomo di Firenze.
Comunicato stampa
Del Ghiberti sarà possibile vedere eccezionalmente da vicino, terminato il restauro, una delle monumentali vetrate della Cattedrale di Firenze, esposta in Duomo da lunedì 23 aprile al 25 giugno 2012, per poi essere ricollocata nella Tribuna Nord, da dove proviene.
La vetrata fa parte del grandioso ciclo di 44 vetrate della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze, realizzate in mezzo secolo dal 1394 al 1444 circa. Si tratta di uno dei più importanti cicli al mondo di antiche vetrate per la loro unità cronologica e per la fama degli artisti che eseguirono i disegni preparatori tra cui Donatello, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Agnolo Gaddi e in modo particolare Lorenzo Ghiberti, il cui nome è legato a 36 delle attuali 44 vetrate, 45 fino al 1828.
L’intervento sulla vetrata del Ghiberti, fa parte di un imponente lavoro di restauro di tutte le vetrate del Duomo, iniziato negli anni Settanta del Novecento su incarico dell’Opera di Santa Maria del Fiore ed eseguito dal laboratorio fiorentino Studio Polloni G. & C., che ha restaurato ad oggi 33 vetrate delle 44 esistenti.
Lunedì 23 aprile, alle ore 10.30, l’inaugurazione al pubblico alla presenza di Sua Eminenza Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo Metropolita di Firenze, e del presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Franco Lucchesi, Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e per il Polo Museale della città di Firenze. Nell’occasione sarà consegnato un riconoscimento allo Studio Polloni G. & C. per l’impegno profuso. Lo Studio Polloni, fondato nel 1919 da Guido Polloni, è l’erede della grande tradizione fiorentina dell’arte vetraria, che sopravvive a Firenze grazie a questo celebre laboratorio, conosciuto nel mondo per il restauro e la realizzazione di vetrate artistiche.
Nella vetrata (metri 1,75 x 6,75, divisa in 16 pannelli), eseguita tra il 1435 e il 1443 con le altre che ornano le Tribune del Duomo, dal maestro vetraio Francesco di Giovanni su cartone di Lorenzo Ghiberti, sono rappresentati quattro uomini in ricchi abiti orientali, con manti damascati e copricapo a turbante. Si tratta di antichi personaggi ebraici, come le oltre 150 figure raffigurate nelle vetrate del Duomo di Firenze che rappresentano il mondo giudaico da cui nacque Cristo: “uomini e donne nelle cui vite fu visibile la luce divina”, scrive Timothy Verdon.
Identificati i due personaggi nella parte superiore, grazie ad un cartiglio con su scritto i loro nomi: “IOANNS” e “IOSEPH”. Si tratta probabilmente di “Ioanan, figlio di Resa” e il “Giuseppe, figlio di Mattatia” menzionati dall’evangelista Luca tra gli antenati di san Giuseppe, lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù (Lc3,24.27). Anche gli anonimi personaggi del livello inferiore rappresentano il mondo giudaico da cui nacque Cristo.
Come spiega Verdon: “nella simbologia giudeo-cristiana unica è l’importanza della luce”. La prima parola pronunciata nella Bibbia è infatti il comando divino: “Sia la luce” (Gen1,3), mentre il Nuovo Testamento chiama Gesù “la vera luce, quella che illumina ogni uomo” (Gv1,9). E’ per questo che l’architettura delle chiese cristiane privilegia questo elemento, prosegue Verdon, associandolo alla stessa esperienza religiosa dei fedeli, vissuta come ‘illuminazione’. La luce assume un ruolo centrale soprattutto nell’architettura del Medioevo grazie all’arte vetraria che inonda di tinte gemmate gli interni dei templi”.
Il problema principale della vetrata era il fenomeno di polverizzazione del vetro, comune, in varie forme, a tutte le vetrate del Duomo, dovuto a cause di origine chimica e biologica, prima fra tutte l’umidità della condensa. Questo fenomeno produce le cosiddette “croste di disfacimento del vetro”, che continua ad assottigliarsi, con il rischio di scomparire, oltre a creare un forte effetto oscurante.
L’opera di pulitura è avvenuta attraverso ripetuti lavaggi, per rimuovere lo strato polveroso superficiale, poi con impacchi di solventi, infine con un intervento meccanico eseguito con bisturi per risolvere gli strati più profondi e tenaci delle croste di decomposizione. Successivamente è stato eseguito il reintegro pittorico a freddo delle parti mancanti, senza il minimo intervento interpretativo, che ha permesso un recupero della leggibilità del disegno e della plasticità delle figure. Per le tessere vetrarie raffiguranti i volti delle figure, si è dovuto intervenire in maniera particolare in quanto era presente un raddoppio di vetro: insieme al vetro originale, infatti, era accoppiato un vetro dipinto riferibile ad un restauro degli anni ’50.
Terminata l’esposizione al pubblico, la vetrata sarà ricollocata con l’aggiunta di uno speciale controtelaio di protezione che la isola dall’esterno, in modo che vi circoli esclusivamente l’aria interna della Chiesa, mentre tutti i fenomeni di condensa andranno a formarsi sulla controvetrata. Un sistema che preserverà la vetrata dal ristagno di umidità, causa scatenante dei fenomeni di disfacimento del vetro.