Lucia Biagi – Misdirection e altri ricami

Informazioni Evento

Luogo
TABULARASA TEKE' GALLERY
Via Santa Maria, 13d 54033 , Carrara, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

16.00 – 20.00 da lunedì a sabato

Vernissage
02/12/2017

ore 18

Artisti
Lucia Biagi
Curatori
Alessandra Ioalé, Marco Cirillo Pedri
Generi
arte contemporanea, personale

La prima personale dedicata al lavoro di Lucia Biagi, poliedrica artista e abile fumettista toscana e torinese di adozione.

Comunicato stampa

Sabato 2 dicembre alle 18, la Teké Gallery di Carrara è lieta di presentare Misdirection e altri ricami, prima personale dedicata al lavoro della fumettista Lucia Biagi attraverso una selezione di tavole originali tratte dal suo ultimo fumetto, “Misdirection”, pubblicato quest'anno da Eris Edizioni e presentato in questa occasione; le pubblicazioni “Pets” (Kappa 2009) e “Punto di fuga” (Diabolo Ed. 2014); una piccola serie di illustrazioni create ad hoc ed infine tutta una serie di ricami e di oggetti di design realizzati con la tecnica giapponese dell’amigurumi, tra cui la famosa Olivetti Lettera 32 protagonista lo scorso anno alla Triennale Design Museum di Milano.
Appassionata e collezionista di giocattoli e toys, per lei è stato naturale iniziare a crearne di suoi, proprio come è successo sin da quando era una ragazzina fervida lettrice di fumetti, che cominciò a volerne scrivere e disegnare di propri. Mischiando realtà e fantasia. Rendendo concreto ciò che è frutto d’immaginazione. Tramutando la realtà in opere di finzione. Mostruose creature, che nella nuova veste del ricamo o nel loro essere di pezza, diventano adorabili compagnie; storie tratte dalla realtà reinventate per mezzo del fumetto; oggetti reali di uso quotidiano, che con la tecnica giapponese dell’amigurumi, sono trasformati in morbide riproduzioni. Se all’inizio erano solo mostri dalle forme tenere, negli ultimi due anni l’autrice si è voluta distaccare dall'immaginario classico giapponese e ha voluto riutilizzare la tecnica dell’amigurumi per creare qualcosa di diverso, oggetti più legati alla nostra tradizione occidentale moderna, come la macchina da scrivere. La Olivetti Lettera 32 era l’esemplare perfetto; presenza costante del nostro immaginario classico; oggetto che ha fatto parte del quotidiano della passata generazione, quella dei nostri genitori e, prima ancora, dei nostri nonni; lo abbiamo avuto sotto i nostri occhi da bambini catturando sempre la nostra curiosità che ci ha spinto a “giocarci”. Uno strumento che oggi potrà essere un cult da collezione, mantenendo la sua funzione primaria, e che Biagi lo ha però trasformato in oggetto di design donandogli nuovo senso.
Nel fumetto l’autrice ha operato la medesima scelta di contenuto, allontanandosi da quel immaginario intimo e giocoso degli inizi, dall’approccio autobiografico sia nella narrazione che nel disegno, per dare voce a storie di finzione che prendono però avvio dalla realtà. Come infatti mostrano le tavole originali, tratte dalla sua ultima pubblicazione, a confronto con quelle delle prime produzioni (“Dinosauri” per l’antologia “Amenità” 2011), la caratterizzazione dei personaggi, mantiene un tratto grafico chiaro e pulito del colore nero. Uno stile semplice, che lascia spazio a pochi elementi descrittivi se non quelli necessari, tutto in funzione della trama narrativa, a cui dà risalto, che non ha più carattere autobiografico. La differenza sta nell’uso della palette cromatica, che se nei primi fumetti, autoprodotti e non, rispetta un ordine realistico rispetto alla storia narrata, negli ultimi due, “Punto di fuga” e “Misdirection”, è giocata su una bicromia che non fa fede al reale ma esprime lo stato psico-emotivo dei personaggi. Giovani ragazze comuni, che affrontano esperienze ipoteticamente reali. Biagi costruisce situazioni in cui le ragazze di oggi possono davvero ritrovarsi ad affrontare, dotandole di coraggio e capacità di scelta che le porteranno a superare le difficoltà, a conoscere meglio sé stesse e a diventare piccole donne esorcizzando i propri piccoli e grandi “mostri”.
Per far emergere la natura poliedrica e multidisciplinare dell’autrice, pisana ma torinese di adozione, e far immergere lo spettatore nel suo immaginario, la curatrice Alessandra Ioalé decide che non ci sarà un percorso da seguire, bensì un ambiente da esperire ricreato nelle prime due sale della galleria. Uno spazio, intimo e privato, specchio di quella che è la realtà immaginata da Lucia Biagi e resa tangibile grazie al fumetto, al ricamo e l’uncinetto, in cui ogni oggetto di design, ogni ricamo, ogni ritratto o disegno trova naturale collocazione a parete, su tavoli e sedie come all’interno di una camera delle meraviglie.
Tutto il lavoro di Lucia Biagi, in arte Whena, è un elogio alla semplicità con cui il suo immaginario riesce a dialogare e mettere in comunicazione ambiti artigianali ed artistici diversi contaminandosi reciprocamente. Ciò che nasce sulla carta diviene pupazzo, oggetto di design e viceversa. Diversi tipi di realtà di finzione con cui l’autrice riesce a rendere concreta la sua immaginazione, che tiene un piede nella scarpa da adulta e l’altro in quella da adolescente, entrambi ben saldi sul piano del reale quotidiano per viverlo appieno, non facendosene sfuggire nessuna sfumatura. Il suo lavoro dimostra che è ancora possibile, senza essere scontati, raccontare la nostra immaginazione e materializzarla nella realtà sperimentando diversi tipi di arte, guardando il mondo con occhi consapevoli di ciò che sta fuori e ciò che sta dentro di noi e restituirlo con spontanea onestà.

Lucia Biagi, in arte Whena, nasce a Pisa nel lontano 1980, fumettista, illustratrice e sarta di piccole creazioni all’uncinetto e ricamate. Laureata in Ingegneria Informatica nel 2009 con una tesi sull'elaborazione di immagini, molto interessante ma assolutamente di nessuna utilità al Dipartimento. Nel 2004 frequenta il corso di fumetto "Humpty Dumpty" della Kappa edizioni a Bologna, nel 2009 pubblica con loro il graphic novel "Pets" e nel 2010 si trasferisce col fidanzato a Torino e rileva una libreria di fumetti, Belleville Comics, dove instaura a mo di dittatura il suo laboratorio e studio. Da sempre innamorata del mondo dell’handmade e dell'autoproduzione a cui si dedica con amore e dedizione. Creatrice di innumerevoli e sconsiderate guide turistiche a fumetti e di Bradi, una serie di successo subito caduta in disgrazia. A Belleville Comics tiene workshop di uncinetto e, in collaborazione con altre realtà, produce albi a fumetti. I suoi lavori sono stati esposti in diverse collettive e le sue produzioni si possono trovare in negozi specializzati in giro per l’Italia.