Lucia Leuci – Sabato pomeriggio
In questa mostra personale l’artista presenta una serie di opere che, pur mantenendo una loro identità di volume ed una loro scultoreità, sono esse stesse degli oggetti nei quali è definita l’identità di un personaggio femminile.
Comunicato stampa
In questa mostra personale l’artista presenta una serie di opere che, pur mantenendo una loro identità di volume ed una loro scultoreità, sono esse stesse degli oggetti nei quali è definita l’identità di un personaggio femminile.
Per estensione questa individuabilità diventa un ritratto corale, una cartina al tornasole della società contemporanea.
Carezze o rottura?
Gli oggetti che Lucia Leuci incapsula nella resina si mostrano in una sorta di sospensione temporale ed emotiva, trovandosi ad esprimere un’enigmatica serie di rimandi. Queste sedimentazioni diventano fossili del presente che nella densità compatta del materiale che li contiene non si accumulano alla base ma restano indipendenti, seppur in comunicazione tra loro. I suoi assemblaggi di residui, i suoi accumuli di memorie, significano i continui “passaggi” che caratterizzano i flussi di una città di provincia, magari proprio durante il Sabato pomeriggio. Tra la fame di vivere e la paura che tutto passi, il rapporto di Leuci con questi segni consiste nel mettere in evidenza i fenomeni di deperibilità e di usura, il rapporto di frizione tra l’attaccamento alla vita e il senso di morte e lo scorrere del tempo. I suoi residuati, i suoi frammenti, ogni giorno si infrangono nella solitudine di cui ciascuno di noi è inesorabilmente chiamato a fare esperienza. Ogni oggetto chiamato in causa per questi lavori possiede questo carattere rappresentativo, per cui il suo significato di cosa non si esaurisce in esso ma va compreso nella significazione che in senso lato è la sua rappresentazione psichica. Ogni oggetto però, come non può definirsi soltanto come cosa da usare, neppure può essere definito unicamente per mezzo della rappresentazione psichica. L’oggetto, per quante analogie si vogliano stabilire, non è un’immagine (anche se certamente è un segno); essendo un’entità materiale, un corpo, viene definito all’interno della sua configurazione, cioè all’interno di un processo di significazione. Lucia Leuci non trascura di ribadirlo; è l’oggetto che ci dice dove siamo e chi siamo. Senza questa isologia degli oggetti noi non sapremmo più dove siamo e chi siamo, se siamo in America o in Africa, se siamo per strada o in casa. La sua personale maniera di filtrare, con la sua emotività, la vita dell’oggetto, conduce quest’ultimo dall’esperienza personale alla memoria collettiva. La complessità della scultura contemporanea dipende dal fatto che in essa si intrecciano funzioni molteplici. Essa non è solo un progetto estetico, ma sta al di là di questo in rapporto referenziale con la realtà. La rappresentazione è però anche rappresentazione della teoria artistica della scultura. Lucia Leuci conferisce ai suoi lavori una connotazione particolare, ovvero il senso dell’improvvisazione immaginativa, quasi di una gestualità che corrisponde ad una sorta di improvvisazione mentale, che sembra voler creare un rapporto non mediato tra spazio dell’immaginazione e spazio dell’esperienza. Gli oggetti, i frammenti di materiali diversi, sembrano comporsi, così, in maniera del tutto casuale, quasi rispondendo ad una spinta e ad una accelerazione mentale.
Marco Tagliafierro