Lucia Marcucci – Sprintpoem
Saranno presenti in mostra dai lavori d’esordio fino alle ultime prove, dalle sperimentazioni degli anni Sessanta (collage di parole e immagini prese da periodici e rotocalchi) e Settanta (opere realizzate intervenendo con la scrittura su stralci di quotidiani), ai disegni alchemici degli anni Ottanta, alle ricerche sulla mercificazione dell’immagine femminile degli anni Novanta fino ad arrivare agli oggetti scultura, nuovo supporto per i collage degli anni Duemila.
Comunicato stampa
La Fondazione Berardelli dedica il suo nuovo appuntamento espositivo a una delle figure più rilevanti della Poesia visiva italiana: Lucia Marcucci. Negli spazi della Fondazione, ubicata in via Milano 107 a Brescia, verrà presentata una selezione di lavori - collage, tele emulsionate, libri d'artista, sculture - realizzati dal 1965 ad oggi. La mostra è a cura di Melania Gazzotti, con la collaborazione di Maddalena Carnaghi.
Saranno presenti in mostra dai lavori d'esordio fino alle ultime prove, dalle sperimentazioni degli anni Sessanta (collage di parole e immagini prese da periodici e rotocalchi) e Settanta (opere realizzate intervenendo con la scrittura su stralci di quotidiani), ai disegni alchemici degli anni Ottanta, alle ricerche sulla mercificazione dell'immagine femminile degli anni Novanta fino ad arrivare agli oggetti scultura, nuovo supporto per i collage degli anni Duemila.
L'esposizione presenta anche i libri d'artista che Lucia Marcucci ha realizzato nel corso della sua carriera: Semplice, Facile, Divertente (editato nel 1966), Io ti ex amo, romanzo tecnologico (1970), che ottenne il plauso di Italo Calvino, Poesia Visiva (1972), Nove stanze, racconto visivo (1972), Libro Oggetto (1983), Memorie e Incanti. Extraitinerario autobiografico (2005), Weil -Lettere (2009).
La mostra è accompagnata da un libro, che ripercorre l'intera avventura artistica di Lucia Marcucci, che viene illustrata da più di 300 immagini a colori e da testi di Melania Gazzotti, Lucia Marcucci e Benedetta Marangoni.
Lucia Marcucci nasce a Firenze nel 1933 dove tuttora vive e lavora. Nel 1955 interrompe gli studi all'Accademia di Belle Arti e si trasferisce a Livorno, dove inizia un'intensa attività, sia come aiuto regista sia come scenografa, in un piccolo teatro d'avanguardia: il Grattacielo. Nel 1963, anno a cui risalgono le sue prime sperimentazioni verbo-visuali, entra in contatto con il Gruppo 70, nato proprio quell'anno a Firenze dall'incontro tra Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti. Marcucci invita i due poeti a realizzare presso gli spazi del Grattacielo una prima messa in scena dell'happening Poesie e no. Lo spettacolo, che verrà nel corso degli anni rappresentato in più occasioni, viene interpretato inizialmente oltre che da Miccini e Pignotti, da Lucia Marcucci e dal pittore Antonio Bueno.
Nel 1965 l'artista torna a vivere a Firenze dove inizia a frequentare l'ambiente letterario ed artistico e a partecipare con assiduità alle attività organizzate dal Gruppo 70 del quale entra a far parte. Condivide con gli atri esponenti del gruppo, che si scioglierà nel 1968, una straordinaria stagione creativa ricca di eventi, incontri e stimoli. Viene infatti invitata a partecipare a numerose mostre, la prima delle quali si svolge nel marzo del 1965 presso la Galleria Guida di Napoli, oltre che a convegni, festival e happening e viene inclusa nella prima antologia di poesia visiva curata da Lamberto Pignotti ed edita nel 1965 da Sampietro di Bologna. In questo primo periodo il suo lavoro è costituito principalmente da collage di parole e fotografie, estrapolate da quotidiani e rotocalchi. Ne risultano opere provocatorie e dissacranti, cariche di ironia e tese a denunciare la condizione della donna nella società del tempo e la strumentalizzazione della sua immagine perpetrata dai mezzi di comunicazione di massa. La componente ideologica è sempre presente anche quando l'artista affronta tematiche sociali o legate agli avvenimenti di cronaca dell'epoca.
Contemporaneamente alla sperimentazione logo-iconica Lucia Marcucci si interessa anche alle potenzialità creative offerte da alcuni medium tecnologici. Risalgono agli anni sessanta infatti le sue “cinepoesie” - Volerà nel 70 (1965), Pugni, pistole e baci (1966), Cavalcate (1966), Cinepoesia (1967) - film sperimentali realizzati con spezzoni di pellicole preesistenti. Il suo primo vero e proprio libro d'artista Io ti ex-amo è edito invece nel 1970 da Tèchne. La tecnica utilizzata è sempre quella del collage ma in questo caso di sole parole. A questa prima pubblicazione segue la raccolta di tavole intitolata Nove stanze che esce nella collana Underground ideata dalla Sampietro di Bologna.
Sempre negli anni settanta Lucia Marcucci prende parte alle attività del Centro Tèchne di Firenze, fondato da Eugenio Miccini, e al Gruppo Internazionale di Poesia visiva o Gruppo dei Nove, composto da Alain Arias-Misson, Jean Francois Bory, Herman Damen, Paul De Vree, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Michele Perfetti e Sarenco e legato alle riviste “Lotta Poetica” e “De Tafelronde”, con il quale vivrà un'altra intensa stagione espositiva.
In questo periodo la sua produzione artistica inizia a discostarsi e a rendersi indipendente da quella degli altri poeti visivi, offrendo una visione più personale e intima: nella serie delle impronte introduce infatti all'interno delle opere, accanto alla scrittura, la presenza del proprio corpo.
Nel corso degli anni ottanta per un periodo si rivolge al disegno: per alcuni anni realizza con i pastelli principalmente composizioni geometriche, affascinata dai significati simbolici che posso avere queste figure. Dopo questa parentesi torna con rinnovato entusiasmo alla ricerca verbo visuale, che sviluppa anche su elementi tridimensionali come si vede nella serie degli apparecchi televisivi. Caratterizza queste prove, che appartengono ai decenni ottanta e novanta, un deciso uso del colore, elemento che diventa protagonista sia delle tele sia delle sculture. In tempi più recenti l'artista introduce all'interno della propria produzione anche lavori di grande formato.