Lucia Pescador – I portatori d’anima
Leogalleries ospita la personale di Lucia Pescador, vincitrice del premio alla carriera della diciassettesima edizione del Premio Morlotti-Imbersago.
Comunicato stampa
Leogalleries ospita la personale di Lucia Pescador, vincitrice del premio alla carriera della diciassettesima edizione del Premio Morlotti-Imbersago.
Classe 1943, formatasi a Brera (dove si diploma con Guido Ballo, con una tesi su Bepi Romagnoni), Lucia Pescador ha ancora oggi molto da dire: vivace e intelligente, non ha mai smesso di cercare, di raccogliere, di osservare, di interpretare e, soprattutto, di trasformare in arte e poesia ogni aspetto della vita, a partire dalla sua straordinaria casa-atelier, sorta di personale wunderkammer che ben rispecchia il carattere e le peculiarità della ricerca dell’artista.
Elemento fondante del lavoro di Lucia Pescador è la memoria: da sempre cataloga, archivia, inventaria. La memoria la “prende totalmente”, afferma lei stessa nell’intervista raccolta da Giorgio Seveso e Simona Bartolena proprio in occasione del premio. “La memoria della cultura, soprattutto quella del Novecento, alta e bassa”, “che va dai fumetti di Topolino alla storia di Pinocchio alle opere di Kazimir Malevic o alla Pop art”.
Di questi stralci di cultura, la Pescador trae copie e d’après, spesso realizzati usando la mano sinistra, per costringersi a non riprodurre con troppa facilità, per evitare di cadere nella sterile imitazione e raggiungere, invece, una personale rivisitazione della sostanza dell’opera da cui è partita.
Ed ecco i grandi maestri – da Malevich a Baselitz, da Kiefer a Beuys – diventare oggetto della sua attenzione e trasformarsi in Lucia Pescador, perfettamente metabolizzati e tradotti da un’artista dal tocco poetico, capace di racchiudere un intero racconto in un semplice e rapido segno.
Ma la ricerca di Lucia Pescador va oltre a questo rapporto strettissimo (e necessario) con i grandi del passato, con i “portatori d’anima”, come ama definirli lei; nelle opere dell’artista scorre l’esistenza nelle sue più diverse manifestazioni: vasi, zuccheriere, alberi, foglie, montagne, visioni immaginarie… Quello della Pescador è un universo perduto tra occidente e oriente raccontato in un inventario visivo tanto poetico quanto elegante e prezioso, frutto di decenni di lavoro paziente ma mai autorenferenziale, silenzioso e quieto, venato di una gioia sottile: la gioia di un bambino che impara sempre qualcosa di nuovo, l’incanto della scoperta e della sua condivisione.
La mostra presenta composizioni di opere su carta di piccole dimensioni che caratterizzano lo spirito della ricerca dell’artista, il suo modo di procedere per appunti, tracce, segni, riflessioni, intuizioni, traducendoli in immagini essenziali, armoniose e dense di significato, monumentali anche quando realizzate su supporti di misure ridotte.
Un lavoro di cui si coglie il senso più profondo proprio quando presentato nella forma di sequenze di immagini che ben testimoniano la stratificazione della memoria che la Pescador ha sempre voluto raccontare. “Sono come figurine del mondo”, spiega l’artista, “un album di figurine a volte in senso drammatico, a volte in senso giocoso”.
E poi anche opere di più ampio formato, che traducono nelle grandi dimensioni il medesimo afflato e le stesse intenzioni dei piccoli appunti su carta, rivelando la straordinaria capacità dell’artista di costruire composizioni equilibrate, rigorose e oggettive eppure sempre poetiche, piene di immaginazione e di una meravigliosa libertà espressiva.