Luciano Caviglia – L’uomo disumanizzato
In queste opere degli anni ’80 Caviglia ritorna con insistenza su un aspetto alienante che insidia la nostra contemporaneità: la trasformazione della persona nell’oggetto meccanico che la stessa persona ha costruito a suo uso e consumo, un uso e consumo che gli si ritorce contro allorché il robot, come in certi film di fantascienza, prende il sopravvento sul creatore.
Comunicato stampa
In queste opere degli anni ’80 Caviglia ritorna con insistenza su un aspetto alienante che insidia la nostra contemporaneità: la trasformazione della persona nell’oggetto meccanico che la stessa persona ha costruito a suo uso e consumo, un uso e consumo che gli si ritorce contro allorché il robot, come in certi film di fantascienza, prende il sopravvento sul creatore. I suoi “personaggi disumanizzati” sono simboli dell’uomo che si è smarrito e non riesce più a riconoscersi. Caviglia li esibisce in vari atteggiamenti: circondati da una scatola, insieme ad animali o confortati da una mano guida. Essi sono gli ultimi residui determinati da un metallo che si fa corazza dal nulla, che si erge a contenitore del vuoto assoluto.