Luciano Ceschia – Il mondo del Danubio
Venti opere su carta e un nucleo di sculture in bronzo raccontano al Mittelfest il Mondo del Danubio di Luciano Ceschia. Così come l’artista l’ha vissuto in un itinerario fantastico tra zigani, suonatori e “animali senza confini”.
Comunicato stampa
Cittadino onorario di Cividale del Friuli, dove è ancor oggi presente con il Monumento alla Resistenza, scultore che conferì dignità artistica alla Pietra Piasentina di Torreano, Luciano Ceschia, dopo oltre 20 anni dalla scomparsa, torna nella cittadina Friulana. Venti opere su carta e un nucleo di sculture raccontano al Mittelfest il suo Mondo del Danubio. Tema e titolo dell’esposizione nascono da un capitolo del libro autobiografico che l’artista scrisse nei primi anni Ottanta e che trovò pubblicazione nel 2004 a tredici anni dalla scomparsa dello scultore. Qui Ceschia racconta con piglio immaginifico un viaggio alla ricerca dell’identità Mitteleuropea. “Oltre i Musi”, come egli scrive su una mappa a corredo dell’itinerario, incontra zigani, suonatori e vive esperienze dense di vitalismo, in una complessiva dinamica esistenziale felice e avventurosa. A corredo del testo, che aveva con probabilità già in mente di pubblicare, l’autore aveva predisposto una serie di carte dipinte che costituiscono il nucleo dell’esposizione cividalese. L’iniziativa muove dunque da questo viaggio immaginario in cui ricade la visione culturale dell’artista che in stretto clima post-terremoto rielabora una propria sfera identitaria. Un forte senso di radice si apre a una dimensione sovraconfinara, popolata da “animali senza confini”, alberi ed elementi naturali che seguono logiche legate alla terra e alla sua sovranità. Tra violinisti, zingari e animali notturni, in mostra si incontrano sculture che dicono il grande principio desunto dalla terra, cui Ceschia affida l’immagine generatrice del suo “mondo”. La circolarità dei Dischi e dei Gong degli anni Sessanta riverbera la dimensione ciclica che governa il tutto in un ripetersi inesauribile. La circolarità diviene allora principio di un’esistenza umana ed artistica che dalla terra di Coia muove per approdare nel tempo a una visione ideale, che trova fuori da ogni confine la sua dimensione vitale, esistenziale e culturale.
Biografia breve
Luciano Ceschia nasce nel 1926 a Tarcento (Ud), ove si spegne nel 1991.
La sua prima formazione avviene “a bottega” in ambito locale, per acquisire consapevolezza teorica attraverso viaggi di studio e approfondimento in Europa. Lavora dapprima nello studio di Coia, che vede nascere le sue sculture ceramiche, quindi, dalla metà dei Settanta, si trasferisce nell’ampio laboratorio di Collalto di Tarcento. Dalla provincia friulana muove per partecipare a manifestazioni che lo chiamano su una scena sempre più vasta. Tra queste ricordiamo, nel 1959, la personale alla galleria La Colonna di Milano e nel 1961 la personale di New York; nel 1962 partecipa alla XXIa Biennale di Venezia ove merita il “Premio del Ministero dell’Industria e del Commercio per la ceramica” con l’opera titolata “Grande porta di Hiroshima”. Nel 1971 espone Al Traghetto di Venezia e nel 1972 è invitato alla Xa Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 1976 elabora la scenografia per “I Turcs tal Friul” di Pierpaolo Pasolini messa in scena a Venezia sulle musiche di Luigi Nono e, sempre a Venezia, espone con fare antologico nel 1978 presso la Galleria Nuovo Spazio 2. L’anno seguente è presente a Vienna per una personale presso l’Istituto Italiano di Cultura e nel 1983 il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita una sua importante esposizione presentata da Giuseppe Marchiori. L’anno successivo le sue opere sono esposte a Toronto e New York. Nel 2000 viene organizzata la retrospettiva dell’artista in palazzo Frangipane a Tarcento, corredata da una puntuale monografia curata da Claudio Cerritelli che sistematizza l’intero percorso creativo di Luciano Ceschia.