Lucio Pozzi – Pensiline
All’interno dello studio pesarese del fotografo Michele Alberto Sereni continua il percorso di dialogo tra le arti iniziato nel 2018 con un nuovo appuntamento, della durata di una singola giornata, vede protagonista Lucio Pozzi con un inedito progetto installativo, dal titolo “Pensiline”.
Comunicato stampa
Sabato 16 marzo 2024 alle ore 18 torna SONDARE L’ALTROVE con Pensiline, mostra personale di Lucio Pozzi a cura di Alberto Zanchetta. All’interno dello studio pesarese del fotografo Michele Alberto Sereni continua il percorso di dialogo tra le arti iniziato nel 2018 con un nuovo appuntamento, della durata di una singola giornata, vede protagonista Lucio Pozzi con un inedito progetto installativo, dal titolo “Pensiline”, che consiste in fogli di polipropilene sotto ai quali sono collocate delle fotografie in bianco e nero. L’evento è patrocinato da Pesaro 2024 Capitale italiana della Cultura e organizzato da Pelicula Studio Fotografico.
Come molte altre opere dell’artista, l’installazione che Lucio Pozzi presenta a Pesaro è una diretta emanazione dell’Inventory Game.
Concepito alla fine degli anni Sessanta, il “gioco dell’inventario” presuppone una serie di meccanismi di traduzione, ossia di dispositivi che possono adattarsi alle necessità o alle circostanze. Poiché tutto è in relazione con tutto, l’Inventory Game è l’equivalente di una cassetta in cui Pozzi attinge gli strumenti del proprio lavoro. In questo caso l’autore ha scelto quattro meccanismi: il sopra e sotto, la forza di gravità, i quattro colori, il dualismo. L’installazione prevede infatti una parte sopra-elevata, con dei fogli in propilene colorato, e una parte sotto-stante, con delle fotografie stampate su Dibond. Lo stesso propilene è sottoposto alla forza di gravità che alcuni puntelli cercano di contrastare, impedendo ai fogli di ripiegarsi su se stessi. Inoltre, ciascun foglio è connotato da uno dei quattro colori (Giallo, Blu, Rosso, Verde) che ricorrono nella produzione dell’artista per offrire allo spettatore la possibilità di proiettarvi le proprie associazioni emotive. Infine, il dualismo consiste in immagini di neonati messi in relazione con squadre antisommossa della polizia.
Anche in questa occasione, l’installazione di Lucio Pozzi intende favorire le infinite e imprevedibili interpretazioni degli osservatori anziché imporre un’unica e univoca spiegazione.
La mostra è accompagnata da un album contenente le vedute dell'allestimento, e alcuni momenti del vissuto dell'evento e il testo critico di Alberto Zanchetta.
La mostra sarà visitabile nell’unica giornata di sabato 16 marzo 2024, dalle ore 18 alle ore 20, a ingresso libero.
Info: +39 329 4969275 / [email protected]
BIOGRAFIA
Lucio Pozzi è nato a Milano nel 1935. Dopo aver vissuto e studiato architettura per alcuni anni a Roma, nel 1962 si trasferisce negli Stati Uniti, ospite del Seminario Internazionale di Harvard, dopodiché si sposta a New York prendendo la cittadinanza Americana. Ora divide il suo tempo fra Hudson, cittadina a nord di New York, e Valeggio sul Mincio, borgo situato fra Mantova e Verona.
Pozzi è un artista segretamente sovversivo. Invece di scrivere manifesti, ha usato l’Arte Concettuale come punto di partenza per mettere in discussione i presupposti dell’arte e andare in cerca dell’intensità e dell’ispirazione in una struttura di continuo avvicendamento di esperienze artistiche differenziate. È convinto che la coerenza (di stile e di significato) non dipenda dalle formule ma si riveli senza calcoli preliminari nella pratica dell’artista. L’insistenza di Pozzi a dipingere sia quadri figurativi che astratti, costruire entità fotografiche e nel contempo produrre azioni, fabbricare installazioni o produrre video pare essere stata finalmente accettata – anche se in grande ritardo – dal mondo dell’arte.
Sue opere si trovano nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art (che nel 1978 gli dedicò una delle sue prime mostre personali di arte video) e in molte altre collezioni pubbliche e private. Tra le sue esposizioni più importanti si ricordano le partecipazioni a Documenta 6, nel 1977, e alla Biennale di Venezia, nel 1980.