Lucy Jochamowitz – Mirar oltre

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA SUSANNA ORLANDO 2
via Garibaldi 30, Pietrasanta, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

11-13 / 18-24 ogni giorno

Vernissage
23/06/2018

ore 19

Artisti
Lucy Jochamowitz
Curatori
Beatrice Audrito
Generi
arte contemporanea, personale

mirar OLTRE è il titolo del progetto espositivo dell’artista peruviana Lucy Jochamowitz, chiamata a confrontarsi con il nuovo spazio espositivo della Galleria Susanna Orlando, nella sede di Via Garibaldi n. 30.

Comunicato stampa

[…] Y el agua
es una mirada líquida,
un brazo de pupila
infinita […].

(F. García Lorca, Río Azul, Libro de poemas)

mirar OLTRE è il titolo del progetto espositivo dell’artista peruviana Lucy Jochamowitz, chiamata a confrontarsi con il nuovo spazio espositivo della Galleria Susanna Orlando, nella sede di Via Garibaldi n. 30. Un ambiente di piccole dimensioni, un luogo raccolto che l’artista ha trasformato in uno scrigno che custodisce trenta preziose opere su carta. Una sequenza di disegni legati da un sottile filo rosso come una collana d’occhi, di sguardi rivolti all’altrove, al fluire libero dell’immaginazione.
mirar OLTRE è un invito a guardare oltre, oltre all’ordinaria realtà delle cose, oltre al mondo fenomenico che si esperisce attraverso i sensi. Un invito ad esercitare sul mondo una “doppia vista” che vede e, al tempo stesso, immagina. Uno sguardo nuovo capace di cogliere l’altrove.
Il tema della doppia vista quale confine tra realtà e immaginazione, è affrontato da Leopardi in un celebre passo dello Zibaldone dove il poeta, rivolgendosi «all’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io son vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando», lo avverte che il mondo e gli oggetti gli appariranno in un certo modo doppi, rivelando che proprio nell’immaginazione, intesa come la capacità di andare oltre alla semplice ricezione dello stimolo sensoriale, risiede «tutto il bello e il piacevole delle cose».
E’ proprio questa “seconda vista” a spingere Lucy Jochamowitz ad aprire una finestra sul suo mondo interiore per esercitare un delicatissimo sguardo introspettivo, portando in superficie il frutto più puro di quel vagare. Nei disegni in mostra, il mondo interiore dell’artista si mescola con l’universo simbolico della sua cultura d’origine, la cultura andina: un mondo di matrice primitiva, ancestrale, dove la mitologia convive con la ritualità della vita quotidiana, scandita dal ciclo vitale della natura e dal concetto di identità collettiva.
Sulla carta fluiscono sentieri che si intersecano come fili per poi prendere strade diverse, trame fitte di nodi e bruschi ritorni, configurazioni simili a costellazioni, vicine alla geometria sacra inventata dagli antichi popoli peruviani.
Lo spazio espositivo diventa dunque lo spazio metafisico all’interno del quale confluiscono questi due mondi. Uno spazio intimo, quasi domestico, dove il fruitore è invitato a toccare le cose con gli occhi, ad esercitare una sorta di “voyeurismo tattile” indugiando sul particolare senza cogliere necessariamente l’insieme, a perdersi lasciando che i sensi proseguano a tentoni, senza meta, per poi ritrovarsi. Vedere con gli occhi è allora come toccare con la mano, una commistione di sensi suggerita anche da García Lorca nella poesia Río Azul, dove il poeta descrive la distesa d’acqua che si estende dinnanzi a lui con l’espressione sinestetica «un braccio di pupilla infinita». Come un prolungamento della vista, l’opera scultorea centrale di Lucy Jochamowitz, ponendosi in dialogo con i disegni che la circondano, suggerisce un movimento circolare che ricorda il divagare dell’immaginazione, un moto perpetuo senza capo né coda.

LUCY JOCHAMOWITZ GARIBALDI
(Lima - Perú, 1954)

Vive e lavora tra Firenze e Líma (Perú).
La sua prima mostra personale si tiene a Lima nel 1983, presso la galleria Ivonne Briceño. Nel 1989 espone a Palazzo dei Vescovi di Pistoia e nella galleria Yamatsumi a Hammatzu-shi (Giappone), dove presenta opere su carta. Nel 1995 è invitata a rappresentare il Perú nella XLVI Biennale di Venezia, con l’istallazione De umbris idearum. Nel 2000 partecipa alla mostra La parola e l’immagine al museo Pecci di Prato con il libro d’artista Passio, insieme a Luca Ragagnin. Nel 2003 partecipa alla collettiva Il Bisonte agli Uffizi, presso la Galleria degli Uffizi. L’anno successivo presenta Palabra Rossa al Salone di Villa Romana di Firenze e al Museo Santa Maria della Scala di Siena, nell’ambito della mostra Ipermercati dell’arte, curata da Omar Calabrese. Torna in Perù con la mostra A flor de piel alla I Biennale d’arte di Lima. Al Museo Rodolfo Siviero di Firenze, nel 2008 presenta L’ospite, un dialogo con le opere della collezione. Nel 2010 presenta Perder la cabeza alla galleria Grafio di Prato, un progetto che si traduce, nel 2012, in Perder la testa, mostra personale alla galleria Forum di Lima. Nel 2016 espone Picaflor – Madreflor, mostra personale alla galleria ICPNA di Lima (Perú).