Ludovica Carbotta – Monowe
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta la personale di Ludovica Carbotta (Torino, 1982).
Comunicato stampa
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta la personale di Ludovica Carbotta (Torino, 1982). L'esposizione è incentrata su Monowe, un progetto evolutivo, in corso dal 2016, che vede l'artista impegnata nella concezione e costruzione di una città ideale, un modello urbanistico creato per un solo individuo. Tramite una pluralità di mezzi espressivi, scultura, installazione, documenti, opere sonore e azioni performative, Carbotta dà forma a un organismo in divenire, in cui le dimensioni della finzione e della realtà coesistono in un rapporto dialettico.
Il progetto si nutre di diverse fonti di ispirazione, letteratura utopistica e fantascientifica, teorie architettoniche e analisi sociologiche, per produrre una riflessione sofisticata sulla condizione di isolamento del soggetto contemporaneo, vista come effetto di dinamiche esterne o come strategia di auto-tutela, lascito di un passato catastrofico o opportunità di sopravvivenza futura.
Fino ad ora la città di Monowe si è sempre presentata per episodi, per frammenti architettonici, elementi identificati con specifiche funzioni, quali la porta di accesso, la fabbrica, il museo, la torre di guardia. In quanto istituzioni questi elementi mettono in gioco una dimensione d'uso sociale che lo statuto monadico dell'abitante mette in crisi, offrendo l'opportunità di analizzare in astratto le norme e convenzioni rese obsolete dalla sparizione della collettività.
In occasione della mostra in Fondazione il progetto Monowe si presenta per la prima volta in una visione d'insieme, dove i singoli frammenti si compongono, temporaneamente, in un tessuto di relazioni e funzioni complementari. Ricompare il museo (The City Museum, 2016), luogo di una memoria che è materia viva, al centro di un processo di costante elaborazione, sedimentazione e rinegoziazione. Appare il frammento di un nuovo edificio, il Tribunale (2019), materializzazione della colpa e del giudizio, palcoscenico in cui si svolge il processo surreale al concetto stesso di giustizia, che vede collassare tutti i ruoli in uno, accusato e accusatore, testimone e giudice.
Come in una carrellata all'indietro, queste strutture architettoniche sono ricomprese in un modello urbanistico, che riduce la scala degli elementi per ampliare la prospettiva. Questa dinamica si offre come nuovo punto d'accesso sul progetto nel suo insieme, sulla sua logica al contempo retrospettiva e prospettiva, analitica e costruttiva, concreta e fittizia.
La mostra rientra nell’ambito di Grand Tour Contemporaneo, programma di mostre ed eventi dedicati all’arte contemporanea italiana promosso dal Comitato Fondazioni Arte Contemporanea.