Luigi Carboni – Ciò che da sé accade
L’artista ha elaborato, per questa mostra personale, un racconto espositivo intorno all’interrogazione attuale su cosa separi veramente la pittura astratta da quella figurativa.
Comunicato stampa
A cinque anni di distanza dall’ultima personale bolognese, Luigi Carboni torna alla OTTO Gallery con la mostra Ciò che da sé accade. L’artista ha elaborato, per questa mostra personale, un racconto espositivo intorno all’interrogazione attuale su cosa separi veramente la pittura astratta da quella figurativa.
Grandi tele ad olio e acrilico, senza timore o freno, si affiancano a dipinti di piccolo formato; le opere si mostrano con un’ampia porzione di bianco, che separa l’immagine dal bordo del quadro, creando così l’illusione di una doppia cornice. La superficie pittorica è animata da geometrie concentriche, con vibrazioni optical, che si stratificano tra loro ri/velando le immagini sottostanti: paesaggi e luoghi, figure e fantasmi occupano lo spazio in una narrazione di insieme. Su queste immagini, in maniera illusoria, appaiono delle fessure lattiginose, fori circolari, cerchi come lenti, corpi celesti perfettamente intagliati scompongono e ricompongono la forma aggredita e mutilata.
Quello che caratterizza l’opera di Carboni è il fatto di aver affrontato i soggetti della pittura, sempre in bilico tra decoro, espressività vigorosa e allucinato fotorealismo, e analizzato allo stesso tempo gli strumenti di produzione tecnica dell’immagine; questi ultimi diventano il soggetto/oggetto del quadro e si pongono al limite tra il lirismo della materia e la narrazione metafisica di storie reali. L’esposizione comprende alcune sculture, oggetti nudi, che sono diretta emanazione del processo pittorico.
L’invenzione artistica in Carboni assume le caratteristiche di una riflessione concettuale, una risposta personale sul suo ruolo di consumatore di immagini in un mondo senza orizzonte storico o politico, saturo di informazioni/immagini dove l’essere umano è in contatto “con tutti e tutto, ma presente a niente”, come afferma Zygmunt Bauman nel suo libro Modernità liquida.
Luigi Carboni Alcuni tra i più importanti musei e le più prestigiose gallerie gli hanno dedicato mostre personali: Jack Shainman Gallery, New York; Lumen Travo Gallery, Amsterdam; Patricia Faure Gallery, Los Angeles; Giò Marconi, Milano; Studio La Città, Verona; Franca Mancini, Pesaro; Renata Fabbri, Milano; Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro; MACRO, Museo d’Arte contemporanea di Roma; MAC Museo d’Arte contemporanea di Lissone.
Ha partecipato ad importanti mostre collettive come Arte Italiana, Museo d’Arte Moderna, Taiwan (1988); Cadencias, figure dell’arte italiana degli anni ’90 Museo d’Arte Contemporanea Sofia Imber, Caracas (1992); Italia/America, L’astrazione ridefinita, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, San Marino (1993); Mistero e Mito, momenti della pittura italiana, Fukujama Museum of Art, Giappone (1994); La Quadriennale, Roma (1996); Exelixis, Fondazione Melina Mercuri, Atene (1997); Arte Italiana: ultimi 40 anni, Galleria d’Arte Moderna, Bologna (1998); Assenze/presenze, una nuova generazione di artisti italiani, Centro Culturale Francese Le Botanique, Bruxelles (2003); Plenitudini, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, San Marino (2009); The Gentlemen of Verona, Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Forti, Verona (2011); Incontri-Zeitgenossische Italienische Kunst, Schaufler Foundation, Sindelfingen, Germania (2013); Au rendez-vous des amis, Convegno-Esposizione Internazionale, Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, Città di Castello (2015).
Il suo lavoro è presente in molte collezioni private e pubbliche: MAMbo, Bologna; Museo del Novecento, Milano; Collezione Comit; Collezione Banca Intesa; Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna; Collezione della Farnesina, Roma; Collezione CSAC, Parma; Collezione Unicredit; Collezione Schaufler Foundation, Sindelfingen (Germania).