Luigi Cozzolino / Emanuele Riccio
Dopo i primi esperimenti, Riccio e Cozzolino, presi come da una foga creativa che passa attraverso strumenti tutt’altro che usuali, come le cannucce, colgono i privilegi e la duttilità di lavorare con il gas. Esso si sposta a seconda di dove vuole l’artista ma sempre in modo non totalmente controllabile. I risultati compositivi hanno quindi la doppia fascinazione della casualità e della concretezza formale, a sua volta stimolata e guidata accettando i limiti del mezzo.
Comunicato stampa
Dopo i primi esperimenti, Riccio e Cozzolino, presi come da una foga creativa che passa
attraverso strumenti tutt’altro che usuali, come le cannucce, colgono i privilegi e la duttilità di
lavorare con il gas. Esso si sposta a seconda di dove vuole l’artista ma sempre in modo non
totalmente controllabile. I risultati compositivi hanno quindi la doppia fascinazione della
casualità e della concretezza formale, a sua volta stimolata e guidata accettando i limiti del
mezzo.
Sviluppano così una poetica personalissima a metà strada tra suggestione proiettiva e ottica
espressionista. Alcune delle immagini ottenute vengono immortalate dall’obbiettivo e impresse
su materiale plastico retroilluminato. L’opera finale diventa uno scenario tridimensionale che
acquista inevitabilmente una vitalità e un movimento che altrimenti sarebbe difficile restituire.
Attraverso la contemplazione di queste light boxes lo spettatore si sente coinvolto nel processo
creativo avvenuto qualche istante prima e reso eterno dal mezzo fotografico.
Gli scatti stampati in maniera tradizionale, al contrario di questi lavori, appaiono interpretazioni
più certe e meno aperte a letture disparate. Il linguaggio veicolante l’immagine ha assunto in
questa sede un valore predominante fino ad ispirarsi in maniera evidente alla pittura. Soggetti
visionari filtrati da uno “sguardo impressionista”, evaporano su sfondi neri ribadendo quanto la
fotografia sia una pratica creativa, giammai una mera registrazione.