Luigi D’Alimonte – La leggerezza della forma
Mostra dedicata ad uno scultore “autoctono” come Luigi D’Alimonte (Pescara, 1967) che, grazie alla sua ricerca artistica, ha proiettato un elemento naturale tipico della zona, la pietra paglierina o rustica della Maiella, nella dimensione estetica della scultura contemporanea.
Comunicato stampa
All’interno di un Museo nato per valorizzare e tramandare la specificità demo-etno e socio culturale del territorio abruzzese, dal Paleolitico fino ai nostri giorni, come il Museo delle Genti d’Abruzzo, non può mancare la mostra La leggerezza della forma, a cura di Ivan D'Alberto, dedicata ad uno scultore “autoctono” come Luigi D’Alimonte (Pescara, 1967) che, grazie alla sua ricerca artistica, ha proiettato un elemento naturale tipico della zona, la pietra paglierina o rustica della Maiella, nella dimensione estetica della scultura contemporanea, portando alla luce la sua anima primigenia sotto forma di volumi sottili, sinuosi e levigati mossi da un dinamismo plastico che la eleva al rango del più nobile marmo.
Estrapolare la più intima e pura essenzialità di una forma, sbozzando con vigore il blocco inerme di un materiale come il marmo o la pietra, è una delle più antiche prerogative della scultura, dai Prigioni di Michelangelo (1519-1534) a Brancusi. Luigi D'Alimonte si inserisce nel solco di questa ricerca estetica: lo scultore plasma la rigida consistenza della pietra della Maiella, estratta dalla catena montuosa appenninica abruzzese, tramite una meticolosa lavorazione manuale, appresa dalla secolare sapienza degli scalpellini locali, per fare emergere lo spirito ancestrale di questa materia sotto forma di volumi bidimensionali elastici, sinuosi e levigati, di estrema purezza formale. Tagliando, piegando e contorcendo la solida monumentalità della pietra, l'artista opera un processo di assottigliamento della pietra, svuotandola della pesantezza della sua mole per raggiungere un'ideale armonia strutturale e compositiva, creata dal dinamismo plastico, armonico e suadente, delle sue superfici levigate per raggiungere quella che lui stesso definisce “bidimensionalità plasmata”, un ideale equilibrio che si ottiene con una studiata alternanza di pieni e vuoti e la contrapposizione tra il “volume materiale convesso”, la solida mole della materia, e quello “spirituale concavo”, la forma spirituale contenuta all'interno del blocco inerme di pietra, l' “anima viva della pietra”. Come Michelangelo sbozzava vigorosamente il marmo per far fuoriuscire l'anatomia dei suoi Prigioni, D'Alimonte sgrezza l'elemento primordiale della pietra che porta impressi sulla sua superficie le impronte dei fossili come testimonianza della sua storia millenaria, per fare emergere la calibrata elasticità delle sue forme. Esse, eteree, sinuose e leggere, si protendono verso l'alto, si piegano in eleganti torsioni, si accartocciano come antiche pergamene, richiamando le loro scoloriture con le venature della pietra rustica, oppure vengono sospesi come drappi a celare orizzonti ancora da scoprire, alternando linee dall'andamento morbido e dal taglio severo che l'abilità tecnica dell'artista avvolge in morbide curvature, sospende come drappi che celano orizzonti sconosciuti, allunga in sottilissimi lembi tenuti insieme da sottili corde e filamenti in metallo, metafora di un'energia irrequieta in perenne tensione, sul punto di esplodere, contenuta nella materia. I titoli ci suggeriscono questo contrasto di forze, ma in un contesto contemporaneo che coinvolge lo spettatore in una riflessione cosciente sul riverbero di energia che può sprigionare dai nodi creati nella materia. Nelle sue opere, un materiale povero viene elevato alla nobiltà e alla grazia della statuaria classica, superandone i canoni tradizionali di collocazione ambientale, per operare un “rinascimento della materia” che proietta la leggerezza aerea delle forme scultoree di D'Alimonte in una “bidimensionalità plasmata”, come la definisce l’artista stesso.
L'artista ha esposto nel contesto della 57° Biennale di Venezia e della Triennale di Arti Visive di Roma, nel 2017, e di Expo 2015, oltre che presso l'Istituto Italiano di Cultura di La Valletta, a Malta, il Museo Costantino Barbella e quello di Palazzo De' Mayo a Chieti, il Museo delle Arti di Nocciano (Pe), la Fondazione Michetti di Francavilla al Mare (Ch), la Fortezza - Museo delle Armi di Civitella del Tronto (Te), il Palazzo Farnese di Ortona (Ch), il Palazzo della Provincia, il Museo delle Genti d'Abruzzo e il Museo d'Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara. Ѐ stato, inoltre, vincitore del Premio PACI di Isernia 2015, nella sezione scultura, ed è stato invitato a partecipare al Festival Internazionale di Scultura Contemporanea Start'18, al Palazzo d'Avalos di Vasto (Ch) e, per tre volte, al Premio Sulmona. Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea.
(Guendalina Belli)