Luigi Spazzapan – Ritorno a Torino
La mostra espone oltre cento opere del grande Maestro di livello europeo che ha operato per moltissimi anni a Torino.
Comunicato stampa
Si stratta di una mostra antologica di Luigi Spazzapan, allo scopo di far conoscere al più vasto pubblico questo grande artista che ha vissuto ed operato nella nostra città per trent’anni, dal 1928 fino alla sua scomparsa 1958, e, soprattutto procedere ad una rivisitazione critica del ruolo di avanguardia avuto in quel periodo.
Nel 1928 il nostro viene chiamato a Torino da Pagano per una modernissima decorazione nel Padiglione della Chimica della Grande Esposizione Nazionale allestita nel Parco del Valentino. I suoi entusiasmi vengono velocemente delusi: “il lavoro mi fu tolto – dice – ed il passaporto anche”. La Società Promotrice delle Belle Arti gli respinge i disegni presentati.
Malgrado l’accoglienza, si ferma in città, alloggia in una soffitta di via Napione e progetta stoffe stampate (1° premio alla Mostra Nazionale del Tessile di Roma; per il Teatro della Moda di Torino, per una casa cinematografica). Conosce Edoardo Persico col quale si svilupperà una profonda amicizia, produce disegni sulla Gazzetta del Popolo.
Il 1929 è l’anno della prima mostra dei Sei Pittori di Torino e Spazzapan ne disegna il manifesto/collage. Farà poi mostre con Menzio e Soave a Torino, con Soldati a Milano e poi, nel 1932, con Menzio, Paulucci e Levi alla Galleria ‘Jeune Europe’ di Parigi.
Sulla ‘mano’ di Spazzapan, sul suo assoluto dominio del gesto, grafico o pittorico che sia, è stato scritto ormai di tutto e da tutti, lui compreso, quando racconta a Venturi di “intere notti senza potermi fermare. Credo sia il massimo che abbia fatto anche perché la mano mi si è fatta ancora più bella e mi ubbidisce anche nei momenti di massima frenesia”.
E’ questa straordinaria capacità di improvvisare entrando nel quadro con irruenza ed insieme con dolcezza, dominando la tecnica e piegandola con disinvoltura al dilagare della ‘mano’, che gli permetterà di produrre, fra il 1930 e il 1942, una serie di capolavori, le varie Vedute di Torino: il Valentino, le varie vedute del Po, il Canale Michelotti, le case della Barriera, p.zza Castello nella nebbia, con la neve, sotto i bombardamenti,…, una dichiarazione d’amore per la città, talmente profonda almeno quanto bassa era la sua considerazione della cultura della sua classe dirigente (“Si poteva portare a Torino la Collezione Guggenheim, ma il Consiglio Comunale ci negò i locali che tanto gentilmente il Sindaco ci aveva promesso. In città tutti contenti, tutti sghignazzanti.”).
Abbiamo cercato di raccogliere per la mostra il maggior numero di opere riguardanti Torino, sia per la loro qualità, sia per rimarcare il concetto del “ritorno” in città di Spazzapan.
Altra serie di soggetti che si ripetono negli anni, sono gli Interni, spesso con una figura femminile, nuda o vestita, probabilmente la sua amata compagna Ginia, conosciuta nel 1932 e che starà con lui fino alla morte, avvenuta improvvisamente nel 1948. Su tutti aleggia un vago spirito matissiano, nell’uso della linea nera, nelle campiture decorate, nei tagli trasversali degli spazi. Il ‘lusso, calma e voluttà’ di Matisse sono però poco presenti, a parte forse la voluttà, sicuramente non la calma, che in Spazzapan tutto è movimento, circolarità permanente, com’è evidente nelle serie dei Cavalli (1932-50).
Nel dopoguerra riprende la battaglia culturale contro i vecchi artisti egemoni: con Mastroianni, Moreni e Sotsass organizza nel 1946 il “Premio Torino” ‘di sola arte nuova, dal Cubismo in su, come si diceva allora. Scoppiò come una bomba la notizia in Città, si cercò di ostacolarla. Ci costrinsero ad includere nella mostra pittori che non entravano nel nostro programma. Ma comunque il premio fu dato a Pizzinato, Vedova, Fazzini, Mascherini e non più ai vecchi assi’.
Dal 1945 inizia un processo di geometrizzazione delle forme ed alterna reticoli quasi proto astratti con le serie dei partigiani, dei santoni e dei fiori. Fino al 1952-53 la forma continua ad avere una rilevanza, mentre la consueta libertà di tratto sperimenta sempre più la sua potenziale autonomia dall’oggetto (Bozzetti A-B-C….-F del 1953) finchè, nel 1955, con Composizione Astratta N. 1 il processo si conclude: la linea ed i graficismi collegati non ci sono più; sono rimasti solo la pittura e il colore quasi allo stato primordiale in uno stile informale dove sembra prevalere la casualità del gesto.
La mostra consiste di oltre un centinaio di opere che coprono tutti i periodi creativi dell’artista, prestate per l’evento dai maggiori collezionisti di Spazzapan a livello nazionale.
L'evento si inserisce nel quadro della “Riqualificazione delle Periferie”, una politica culturale di cui la Fondazione Giorgio Amendola e l'Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi sono state antesignane e promotrici.
“Riqualificazione” nel senso di portare la “cultura alta” e il “senso della Storia” a contatto con un pubblico non avvezzo alle frequentazioni del Centro Cittadino.
Durante tutto il periodo della mostra saranno organizzate visite guidate, conferenze e convegni per divulgare la conoscenza della storia del Maestro Spazzapan.
Per maggiori informazioni: www.fondazioneamendola.it - [email protected] - 0112482970 - 3485308603