Luigi Vettori / Virgilio Guidi
L’autunno a Pordenone si illumina della luce di Guidi e del colore di Vettori, con una doppia mostra ospitata negli spazi della Galleria d’arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato.
Comunicato stampa
L’autunno a Pordenone si illumina della luce di Guidi e del colore di Vettori, con una doppia mostra ospitata negli spazi della Galleria d’arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato dall’8 novembre all’8 marzo, promossa dal Comune di Pordenone – Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia, con il patrocinio e contributo della Provincia di Pordenone, il sostegno di Fondazione Crup e il contributo della Bcc Pordenonese: “Virgilio Guidi. Il destino della figura” e “Luigi Vettori. Un’eredità spezzata”.
Nel trentesimo anno della sua scomparsa la nuova ala dell’edificio ospita l’omaggio al grande artista e maestro, quale fu Virgilio Guidi, un punto di riferimento fondamentale per tanti artisti del Novecento italiano, che formò un’intera generazione di pittori, tra i quali i pordenonesi Armando Pizzinato e Luigi Vettori. L’attività artistica e didattica di Virgilio Guidi, nato a Roma nel 1891, è indissolubilmente legata a Venezia, dalle sue prime partecipazione alle Biennali, negli anni Venti, alla sua attività di insegnante di pittura all'Accademia di Belle Arti, iniziata nel 1927 e protrattasi fino al 1935 e, dopo il soggiorno a Bologna, al definitivo trasferimento nel 1944. La mostra “Virgilio Guidi. Il destino della figura”, curata da Toni Toniato e Casimiro Di Crescenzo, presenta una significativa selezione di quadri e sculture di Guidi, uniti dal filo conduttore teorico-compositivo della figura nello spazio, approfondendo una poetica incentrata su luce, forma e colore a partire dai primi preziosi ritratti avvolti da una luce ferma, di ascendenza pierfrancescana, fino alle soluzioni sempre più innovative e radicali dei grandi cicli pittorici del dopoguerra, senza mai rinunciare ai valori di un nuovo umanesimo a cui credeva, riuscendo a rinnovare di continuo accenti e forme del suo pensiero sulla luce. Il percorso parte dunque dalle prime esperienze degli esordi romani, caratterizzati da una moderna concezione della nostra tradizione classica, sino alle risoluzioni più estreme e innovative degli ultimi anni veneziani, marcati da un espressionismo visionario dove anche la consistenza della materia pittorica si dissolve ormai in una pura e fantasmatica parvenza d’immagine. Attraverso diverse soluzioni si viene così a delineare una visione cosmica, un anelito a uno spazio ultraterreno. Nelle ultime opere, caratterizzate da una monocromia bianca, segno, luce e colore si fondono insieme e la figura umana si annulla nello spazio di pura luce che la circonda. Nove sono i dipinti che illustrano gli anni di Roma e i primi anni a Venezia (dal 1916 al 1930). Quaranta dipinti di grande formato e sette sculture presentano invece i differenti cicli incentrati sul tema del rapporto tra la figura e lo spazio che la circonda: “Figure nello spazio”, “Incontri”, “Presenze”, “Grandi Teste”, “Figure agitate”, “Figure inquiete”. Tra esse compare anche un dipinto esposto ora per la prima volta, commissionato nel 1950 per decorare la hall di un albergo di Merano, realizzato su una grande tavola di legno, rappresentante una elegante danza dal sapore vagamente matissiano.
Il nucleo storico della galleria, Villa Galvani, accoglie parallelamente l’omaggio a Luigi Vettori - allievo di Saetti e Guidi, il cui percorso artistico fu tragicamente interrotto dalla morte in guerra - nell’ambito di un percorso volto a evidenziare le personalità artistiche espressioni del territorio, valorizzando il patrimonio museale cittadino. Arrivato in città giovanissimo da Santa Lucia di Piave nel 1923, Luigi Vettori è un pordenonese di adozione, per il quale fondamentale fu la vicinanza con Venezia, dove si formò frequentando il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, seguendo un percorso comune ad altri artisti locali del periodo. Il centenario della nascita ha dato occasione di aggiornare gli studi sulla sua figura e avviare un restauro conservativo delle opere in possesso al Museo Civico. Un patrimonio, frutto di acquisizioni da parte dell’Amministrazione comunale e di una generosa donazione della famiglia, costituito da un centinaio di opere tra dipinti, disegni e incisioni, cui si aggiunge una ricomposta documentazione archivistica, prezioso tassello per la ricostruzione della sua breve vita.
L’esposizione “Luigi Vettori. Un’eredità spezzata”, a cura di Casimiro Di Crescenzo e completata anche da prestiti di collezionisti privati, ricostruisce attraverso sessanta dipinti, trentacinque tra disegni e incisioni, numerose foto e documenti originali la singolare vicenda del pittore Luigi Vettori, promessa dell’arte italiana, morto a soli 28 anni, offrendone il ritratto più completo e ricco sull’artista, dopo la retrospettiva del 1975.
I soggetti da lui trattati - delicate nature morte, poetici paesaggi, nudi e soprattutto ritratti femminili - ci conducono in un ambiente quotidiano osservato con partecipe attenzione, intrisa di una malinconica poesia. Attratto dall’estetica del Novecento, ammiratore di Modigliani e Cézanne, la sua tavolozza si libera dalla pastosità del colore, ravvivato da tocchi di bianco, per giungere a una pittura tonale, evidente nei paesaggi, ed evolvere, nei ritratti, in una cromaticità fluida e luminosa, non estranea all’insegnamento di Guidi. Le opere del 1939, costruite più severamente, dimostrano il raggiungimento di una prima maturità, imperniata sulla struggente meditazione del tema della maternità, che troverà la sua compiuta realizzazione nella grande tela Il Lavoro, la famiglia.