Luisa Gardini – La stessa voce ma non lo stesso canto
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Con la mostra personale Luisa Gardini. La stessa voce ma non lo stesso canto, la Fondazione del Monte presenta per la prima volta in una sede istituzionale in Italia il lavoro di Luisa Gardini (Ravenna, 1935, vive e lavora a Roma), proseguendo un ciclo espositivo che riporta lo sguardo su poetiche e pratiche di artiste nate o attive in Emilia-Romagna appartenenti a una generazione che ha avuto un riconoscimento tardivo, a dispetto di una ricerca e di una pratica dello studio ininterrotta.
Comunicato stampa
Luisa Gardini è l’artista protagonista della nuova mostra promossa e organizzata
dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
L’esposizione, curata da Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, sarà aperta al pubblico gratuitamente, dal 31 gennaio all’8 marzo 2025, a Palazzo Paltroni, in via delle Donzelle 2.
Bologna, 30 gennaio 2025 - Con la mostra personale Luisa Gardini. La stessa voce ma non lo stesso canto, la Fondazione del Monte presenta per la prima volta in una sede istituzionale in Italia il lavoro di Luisa Gardini (Ravenna, 1935, vive e lavora a Roma), proseguendo un ciclo espositivo che riporta lo sguardo su poetiche e pratiche di artiste nate o attive in Emilia-Romagna appartenenti a una generazione che ha avuto un riconoscimento tardivo, a dispetto di una ricerca e di una pratica dello studio ininterrotta.
Attiva sin dalla fine degli anni Cinquanta, dopo gli studi presso il Liceo artistico di Ravenna Luisa Gardini si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti: il rapporto quotidiano con Toti Scialoja e con i giovani artisti che seguono i suoi corsi in via Ripetta, la scoperta dell’arte americana, di Arshile Gorky e Jasper Johns, e dell’Action Painting – con la mostra di Jackson Pollock alla Galleria d’Arte Moderna di Roma – e infine il dialogo con Cy Twombly, segnano il suo esordio e nutrono il suo linguaggio.
Dopo i primi lavori sul segno infantile, presenti in mostra con due carte del 1958, negli anni Sessanta Gardini sviluppa una riflessione sul montaggio: quadri e soprattutto sculture sono composti di oggetti trovati, frammenti di vita quotidiana: ritagli di giornale, indumenti, pezzi di legno, scatole, cose che il tempo non tratterrebbe se l’artista non li componesse in una forma. La pratica del disegno affianca sempre il lavoro, come testimoniano alcuni studi della metà degli anni Sessanta e un corpus di carte dei primi anni Settanta che, sebbene suggeriscano forme esplorate nelle sue sculture, hanno una propria autonomia.
La prima mostra personale, presentata da Scialoja, è del 1981. In precedenza, il lavoro di Gardini era apparso in mostre collettive, tra le quali From Page to Space: Women in the Italian Avant-Garde Between Language and Image, curata da Mirella Bentivoglio negli spazi del Center for Italian Studies della Columbia University, a New York.
In una recensione di qualche anno fa di Laura Gamberini su Artribune, alla domanda su cosa avesse fatto negli anni trascorsi tra il diploma e le prime mostre, Gardini risponde «ho lavorato»: il suo studio è ancora oggi il luogo in cui il suo lavoro non solo prende forma, ma sedimenta e si precisa intessendo relazioni che attraversano le diverse espressioni della sua ricerca.
Negli anni Ottanta il suo caratteristico segno-disegno si infittisce, le tele e le carte sono percorse da una scrittura a carboncino che perlustra tutta la superficie, e che a volte si risolve in una cancellatura, si fa spazio, si affretta o si distende. Degli stessi anni sono le carte dipinte ad acquarello, in cui appare per la prima volta una gamma di colore non ristretta ai soli bianchi, neri e rossi. Negli anni Novanta la riflessione sulla materia si approfondisce, le opere sono in bilico tra scultura e pittura: superfici ricoperte di colore, di caolino, e prodotte per accumulo di strati diversi, quasi bassorilievi.
La scultura torna nei primi anni Duemila: le forme effimere già apparse a inizio degli anni Settanta sono ora modellate in ceramica. L’incontro e la frequentazione del laboratorio Gatti a Faenza offre a Gardini l’occasione di reinterpretare il segno pittorico in chiave scultorea, di tornare al montaggio assemblando forme, di sperimentare la reazione tra diverse materie e infine di reinserire nelle sue sculture il frammento fotografico in forma di fotoceramica.
Le ultime opere sono contraddistinte dal ritorno della carta come materiale d’elezione e del segno che si deposita su piccoli fogli poi montati a strati, come se la superficie del quadro fosse composta di scaglie. Colpisce, di questi ultimi lavori, l’uso di un rosso vibrante, vivo, capace di espandersi nello spazio ben oltre la dimensione spesso contenuta dell’opera.
La mostra di Palazzo Paltroni attraversa l’intero arco della produzione dell’artista, testimoniando – attraverso opere a volte presentate al pubblico per la prima volta – una pratica quotidiana dello studio che dalla fine degli anni Cinquanta conduce a oggi. Costruita per risonanze tra gesti, segni e immagini ricorrenti nella poetica dell’artista, La stessa voce ma non lo stesso canto racconta, sempre riportandolo sulla soglia del presente, il rapporto dell’artista con la scrittura intesa come disegno, la scultura come assemblaggio, il collage come associazione, il quadro come oggetto. Ogni lavoro è una stratificazione di materiali che ritornano, decennio dopo decennio, in un’interpretazione sempre diversa: la stessa voce ma non lo stesso canto, appunto, attraverso dialoghi, accostamenti, accumuli.
Accompagna la mostra una pubblicazione pensata come un quaderno, dove le opere in mostra e immagini inedite dischiudono la porta dello studio dell’artista.
È stato anche realizzato un piccolo libro, destinato a bambine e bambini, per fare conoscere l’opera di Luisa Gardini anche ai più giovani.
Luisa Gardini (1935, Ravenna), vive e lavora a Roma.
Tra le mostre personali e collettive: 2024 Luisa Gardini, DURATA (2011-2024), galleria Ermes Ermes, Roma; Luisa Gardini, solo presentation by Ermes Ermes, Arte Fiera, Bologna; Fluttuazioni del visibile, Artisti fra immagini e figura, a cura di Silvia Pegoraro, galleria Marchetti, Roma; 2023, Luisa Gardini, Studio Intermezzo, Parigi; Luisa Gardini – Ser Serpas, MiArt, presentata da Ermes Ermes in collaborazione con LC Queisser, Milano; 2022, Clin d’oeil con Davide Stucchi, galleria Ermes Ermes, Roma; 2018, Trimini Rising, galleria Belmacz, Londra; 2017, Trialogo/Rossini & Beiderbecke, Librogalleria La Diagonale, Roma; Gli amici di Toti Scialoja e Gabriella Drudi, MACRO, Roma; 2016, Luisa Gardini & Felix, Guimarães, Vienna; Luisa Gardini alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, New York University; 2014, To continue. Notes towards a Sculpture Cycle. Parte prima: Materia, a cura di C. Canziani and I. Gianni, Nomas Foundation, Roma; Carte e sculture - Anni Settanta e Anni Duemila, a cura di P. Bonani, La Diagonale, Roma; 2012, Smeared with the gold of the Opulent Sun, a cura di C. Sharp, Nomas Foundation, Roma; 1996, Luisa Gardini (29 aprile), in Martiri e Santi, Associazione Culturale L’Attico, Roma; Luisa Gardini alla Ronchini Arte Contemporanea, Terni; Luisa Gardini al The Voxxx. Kultur und Kommunikation Zentrum, Chemnitz; 1993, Luisa Gardini alla Galleria Miralli, Viterbo; 1992, Luisa Gardini. Opere recenti, Chiesa SS. Giovanni e Paolo, Spoleto; 1989, Luisa Gardini. Opere recenti, Studio Durante, Roma; 1988, Post scriptum. Artiste in Italia tra linguaggio e immagine negli anni ‘60 e ’70, Civiche Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo dei Diamanti, Ferrara; 1984, Luisa Gardini. Opere recenti, Galleria Mèta Arte Contemporanea, Bolzano; 1983, Luisa Gardini. Opere recenti, Galleria L’Isola, Roma; 1981, Luisa Gardini. Opere su carta e su tela 1977-1980, Galleria d’Arte Grafica dei Greci, Roma; 1979, From page to space. Women in the Italian Avant-Garde Between Language and Image, a cura di M. Bentivoglio, Center for Italian Studies - Columbia University, New York.