Luisa Scavone – Voyer 21
Una mostra personale della fotografa catanese
Luisa Scavone.
Comunicato stampa
Giovedì 9 ottobre, verrà inaugurata a Catania, presso la galleria Carta Bianca fine arts, una mostra personale della fotografa catanese
Luisa Scavone dal titolo VOYEUR 21.
" dietro corpi vibranti, mani lascive, anatomie frementi, Luisa scrive il suo dizionario erotico fatto infine da fisionomie scialbate, donne e uomini
senza né volto né espressione, icone scomposte di un universo ideale. Eccitanti nel loro anonimato. Talvolta, come a lei piace, lievemente
disturbanti...". scrive Roberta Carchiolo nell'introduzione del catalogo che verrà presentato in galleria prima dell'inaugurazione della mostra.
In un altro testo (Permettendo De Sade) Tania Marchese così ci trasmette la sua penetrazione poetica delle immagini fotografiche della Scavone:
BUM BUM tamburo che sbatte
DEN DEN pioggia che inonda
Così è stato quando le ho viste: una porta sbattuta in faccia.
Lei era dentro di me, con il suo obiettivo, il mio cervello la camera.
Voyeurismo inconsapevole e ripetuto, quello che spinge le tue gambe ogni momento, a rimestare nel sangue torbido che scorre nelle vene.
Mani che s’intrecciano come le radici degli alberi, disegnano amplessi e orgasmi rari.
Ho visto i miei pensieri, lascivi e ossessivi, come nei romanzi della migliore letteratura erotica.
Solo, non erano parole.
Immagini, prepotenti, grana filtrata dall’occhio perverso che è dentro, proprio al centro dell’anima.
E i corpi, pieghe in successione a soffocare il respiro.
Non c’è spazio per le speculazioni. Carnalità tangibile che inchioda con bocche dischiuse, pronte a saziarsi.
Fame che attanaglia, rinasce dalle sue ceneri con forza sempre rinnovata.
Osserva lei, come il chirurgo. Con noncuranza ci denuda. Non serve la passione, è già lì, nelle sue foto.
Voyeur 21 è un libro intenso per diverse ragioni. É un libro da sfogliare amabilmente e uno strumento da contemplare in ogni singola pagina.
É un progetto estetico e un discorso etico. É un esempio di tecnica fotografica che coniuga still life e reportage. Inoltre è un dialogo con la luce
nella sua veste di attore tra gli attori: si posa delicatamente sui corpi come ospite della scena nell’Edipo irrisolto di questa società, spoglia i corpi
e rivela le intenzioni. Infine è una riflessione sul ruolo dell’artista come macchina emotiva che, attraverso il corpo macchina della fotografa, cattura
il percetto subliminale del flusso filmico e lo fissa. Da qui un duplice percorso di lettura. Sulla scia della tradizione del Ready-Made e della Pop-Art... ( Piero Dauber).