Mad Friuli – Giovanni Di Macco
La sua pittura rimane sempre elementare anche se molto realistica utilizzando oggetti ricorrenti, quali per esempio la mela, la luna, gli alberi, il cavalletto, le mollette da bucato, riproducendo oggetti della vita reale mirante ad evidenziare un ricco medium linguistico nei confronti della ricchezza del reale, adoperato per giungere compiutamente a varcare la soglia di una sfera superiore di realtà, quale è quella anelata dai surrealisti.
Comunicato stampa
Così la dott.ssa Anna Ruocco descrive ed interpreta il lavoro di Giovanni Di Macco:
“Automatismo psichico puro con cui ci si propone di esprimere (…) il funzionamento re...ale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. Seguiva un commento filosofico: “Il Surrealismo si basa sulla fede nella realtà superiore di certe forme di associazione fino a lui trascurate, nell’onnipotenza del sogno, nel gioco disinteressato del pensiero. Tende a distruggere definitivamente tutti i meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella soluzione dei principali problemi di vita”. (Breton). Fin dall’inizio i surrealisti hanno usato la psicoanalisi come base per la ricerca a cui legare la propria espressività.. Gli psicoanalisti si distanziano invece dalle opere dei surrealisti. (…) I Surrealisti hanno esplorato tutte le possibili connessioni fra psicoanalisi e arte. Partendo dal principio che sia la pittura che il sogno sono essenzialmente “fabbricatori di immagini”, essi hanno proposto due preziose “vie pittoriche dell’inconscio”. E’ questo il preambolo ideale che apre le porte verso la conoscenza di Giovanni Di Macco. Artista autodidatta, di origini campane, (Ercolano_1950) muove i primi passi nell’arte dedicandosi per breve tempo alla scultura, frequentando un laboratorio di ceramica, studiando, conoscendo e condividendo con artisti quali: Vincenzo Cacace, Marco Di Maio, Tommaso Perna, innumerevoli esperienze che lo indirizzano verso quello che poi risulterà essere il percorso più adatto alla sua indole e al suo Essere, che lo condurrà a svelare i primordi della psiche, approdando al Surrealismo. Fa parte di quella branca del Surrealismo detto realistico, non abbandona mai del tutto la figurazione, pur dando forma al sogno e all’immaginario, non si discosta da linguaggio in molti casi naturalistico ove gli elementi rappresentati seguono un realismo quasi fotografico. Gli oggetti usati o dipinti in tanti lavori non svolgono la funzione del nome o dell’immagine che essi rappresentano, ma scardinano il velo che riveste l’inconscio, creano rapporti nuovi con il quotidiano (…) dando vita a sue caratteristiche spesso ignorate, i contorni visibili all’occhio si sfiorano l’un l’altro come a formare un mosaico,dando il via a quello sconvolgimento del pensiero che porterebbe semplicemente all’identificazione materica della rappresentazione (…). Immagini di cose, di persone, connubio irrealizzabile alla coscienza ma che appaiono in sogno collegate tra di loro, è questo il metodo delle associazioni incongrue, combinare in un solo contesto immagini non logicamente relazionate tra di loro, che ritroviamo in vari pezzi dell’artista, sfondando così il confine tra realtà e irrealtà ci si interroga su ciò che appartiene al sogno e ciò che invece è realtà quindi “è il sogno ad essere un’appendice dello stato di veglia oppure il contrario?” questione che rimane irrisolta. (…) La sua pittura rimane sempre elementare anche se molto realistica utilizzando oggetti ricorrenti, quali per esempio la mela, la luna, gli alberi, il cavalletto, le mollette da bucato, riproducendo oggetti della vita reale mirante ad evidenziare un ricco medium linguistico nei confronti della ricchezza del reale, adoperato per giungere compiutamente a varcare la soglia di una sfera superiore di realtà, quale è quella anelata dai surrealisti. La complessità del lavoro pittorico è giocata sugli elementi, direi fondamentali, della luce e del colore. La luce, gli effetti creati dalla luce, plasmano diafane trasparenze avvolgono e danno corpo alla composizione illuminando la superficie, mettendo in rilievo ogni sporgenza, ogni dettaglio, ogni angolo divenendo vera poetica fantastica in asse tra due mondi. Il colore, l’armonia enfatizzata dall’uso di colori che dominano le sue opere, configurano lo spazio artistico, danno un senso diverso a ciò che si “crede” di vedere, i rossi, i blu, i gialli, vivaci ed armoniosi, impressi sulla tela con un tratto veloce, delicato e corposo assumono un valore simbolico dando la sensazione di realtà a ciò che viene dipinto.
Dott.ssa Anna Ruocco
BIOGRAFIA
Giovanni Di Macco nasce a Ercolano (Napoli), città storica alle falde del Vesuvio il 30/04/1950. Sin dall’età di quindici anni si dedica alla pittura, sperimenta la scultura e frequenta un laboratorio di ceramica. Nel 1970 entra a far parte di un gruppo di amici pittori. E’ un pittore autodidatta, molto istintivo. Surrealista, nel 1975 espone per la prima volta in una personale al circolo FILLEA di Ercolano, riscuotendo successo. Nel 1980 si trasferisce a Salò (Brescia). Qui entra a far parte del “GRUPPO AMICI DELL’ARTE” dove viene subito apprezzato per la sua poetica surrealista. A Salò oltre a mostre collettive si evidenzia per una personale nella sala della Pro Loco, dove espone più di trenta opere. Trasferitosi a Latina nel 1992 prosegue la sua attività artistica con esposizioni personali allestite nella Biblioteca Comunale (2001), nella scuola elementare O. Montiani (2004), nella Galleria “La Ginestra” (2005, nella Casa del Combattente (2006) e nel Palazzo Chigi di Viterbo (2010).
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