MAD Friuli – Lucia Hesselink
Dodici, tra arte e artigianato, sono le opere in mostra, dalle tele decorate con reperti marini, ai quadri di matrice iperrealista, ai recenti dipinti in cui si ravvisa un’influenza dell’arte giapponese, sino alle peep show, ossia delle scatole al cui interno, tramite un foro laterale, è possibile osservare scene realizzate con materiale da riciclo.
Comunicato stampa
Nuovo appuntamento con MAD Friuli, la rassegna d’arte contemporanea ospitata nel centralissimo Caffè di Latina, che, dopo le tele iperrealiste di Marianna Galati, ospiterà i lavori dell’artista di origine olandese residente a Giulianello Lucia Hesselink, la quale vanta da tempo un’attiva collaborazione con MAD. Dodici, tra arte e artigianato, sono le opere in mostra, dalle tele decorate con reperti marini, ai quadri di matrice iperrealista, ai recenti dipinti in cui si ravvisa un’influenza dell’arte giapponese, sino alle peep show, ossia delle scatole al cui interno, tramite un foro laterale, è possibile osservare scene realizzate con materiale da riciclo.
Sulla poetica artistica di Lucia Hesselink si riporta il testo di Laura Cianfarani:
“L’arte di Lucia Hesselink si incentra prevalentemente sul mare, adorato dall’artista, che è solita camminare sulla spiaggia con la testa rivolta verso il basso alla ricerca di vetri, pietre, sassi e materiali portati a riva e levigati dall’acqua; non a caso si definisce una “cercatrice di tesori nascosti”. Questi elementi sono poi decorati e applicati sulle tele con fondi dalle tonalità tenui e con soggetti figurativi come grandi occhi o volti umani. La poetica artistica dell’Hesselink si orienta tuttavia su diversi orizzonti, è caratterizzata da un’estrema poliedricità e da una grande capacità d’innovazione e di sperimentazione; siamo di fronte a un’artista in continua crescita, attenta e ricettiva al mondo dell’arte, da cui trae spunti e ispirazioni che rielabora secondo la sua personalissima cifra stilistica. In altre opere, infatti, sono presenti riferimenti all’iperrealismo, alla sezione aurea di Piero della Francesca, all’armonia delle proporzioni dell’Uomo Vitruviano secondo la versione che ne aveva dato Leonardo Da Vinci.
In altri lavori l’uso di colori dalle tonalità tenui e pastello, le cromie delicate degli incarnati, le eleganti forme colorate e impreziosite da motivi ornamentali e decorativi, costituiscono evidenti richiami all’arte giapponese, che l’Hesselink fonde con uno stile più “materico”, consistente nell’applicazione sulle tele, prima dell’intervento pittorico, di stoffe e tessuti antichi cuciti. In queste opere i visi delle figure femminili sono privi di lineamenti, non presentano né occhi, né bocca, né naso, la comunicazione e l’interazione con lo spettatore avvengono mediante i gesti, le posture: donne rappresentate in atto di apparente calma sono in realtà avvolte da infinite preoccupazioni. Anche se i volti non hanno occhi, sono in grado di guardare, di rivolgere sguardi verso pensieri, ansie, ma anelanti a una volontà di cambiamento, di miglioramento.
La bellezza dell’arte dell’Hesselink consiste nella capacità di “dipingere”, attraverso forme e colori, lo stato d’animo della persona prima che dell’artista, e lei lo fa intrecciando un profondo legame con l’altro, perché è perfettamente consapevole che, per rapportarsi a se stessi, è necessario riferirsi a sé come a un altro, secondo l’assunto dell’“identità nella sua irriducibile alterità”.