MAD Jolly – Jamila Campagna
Sulle pareti lilla del Jolly bar saranno esposte le fotografie in bianco e nero realizzate con una macchina fotografica analogica che Jamila Campagna ha scattato per documentare il presidio delle lavoratrici della Tacconi sud contro la chiusura dello stabilimento.
Comunicato stampa
Riparte MAD Jolly, la rassegna d’arte al femminile curata da Fabio D’Achille per MAD Museo d’Arte Diffusa. A partire da venerdì 5 luglio alle ore 19,00 sulle pareti lilla del Jolly bar saranno esposte le fotografie in bianco e nero realizzate con una macchina fotografica analogica che Jamila Campagna ha scattato per documentare il presidio delle lavoratrici della Tacconi sud contro la chiusura dello stabilimento.
“Le fotografie di Jamila Campagna costituiscono un estratto di 28 istantanee scattate dalla fotografa/artista per documentare l’occupazione delle operaie della Tacconi sud contro la chiusura dello stabilimento. E’ un racconto che va oltre gli stereotipi della lotta e della mera e passiva documentazione: se da una parte ci troviamo, infatti, di fronte alle assemblee di gruppo, da un’altra assistiamo alla ripresa di singoli ritratti delle donne impegnate nell’assemblea permanente, e da un’altra ancora alla resa di scenari della fabbrica vuota, desolata e fredda, che illustrano le condizioni aberranti e disumane entro cui si svolgeva il lavoro. Un lavoro abbrutente, ma che le donne difendevano con tutta la tenacia di cui erano capaci, rivendicando la legittimità e l’intoccabilità dei propri diritti. E così si passa dalla dicotomia tra il vuoto dell’industria e l’umanità delle persone che la popolavano, un’umanità che Jamila restituisce attraverso la resa sensibile e partecipe degli stati d’animo: se da un lato, soprattutto nelle scene delle assemblee di gruppo, traspare la rabbia, la volontà di non mollare, l’ostinazione e la risolutezza, dall’altro, soprattutto nei ritratti e nelle scene in controluce, il fruitore spesso si trova davanti a momenti di sconforto, di incertezza, di desolazione, ma anche di vita quotidiana che si era venuta a creare all’interno dello stabile, con le donne, i loro bambini e i loro cani. La dicotomia tra foto di gruppo e ritratti vuole essere una riflessione sui concetti di individualità e collettività, su come l’individuo influenzi il collettivo e viceversa. Queste istantanee, pur in tutta la loro bellezza, dimostrano come l’arte prescinda da una componente esclusivamente estetica, ma sia in grado di sollecitare gli animi alla giustizia e possa essere un forte strumento di denuncia sociale”.
(Laura Cianfarani)