Maddalena Tesser – Armor
Armor è il titolo della mostra personale di Maddalena Tesser presso gli spazi della galleria A plus A di Venezia.
Comunicato stampa
L’esposizione è costituita da un corpo di dipinti inediti, ideati per creare uno spazio di narrazione che non prevede epilogo: un luogo di introspezione, il rifugio appartato dove riporre il proprio equipaggiamento di stati d’animo e ricordi, a salvaguardia della nostra identità personale.
Il senso di ogni immagine travalica i limiti delle singole opere per animarsi nel dialogo reciproco, accompagnandosi al lieve preludio di un richiamo sommesso, che induce a confrontarne i contenuti, le espressioni e le forme, per il costante riaffiorare di tematiche, situazioni, frammenti, allusioni, memorie.
Ogni opera rappresenta un segno che rimanda ad una vicenda remota, oppure a un gesto trattenuto: a un’aspira-zione non ancora realizzata, inespressa, che è reclusa altrove o che riposa al riparo della propria coscienza.
Le figure e gli oggetti, i corpi e le piante in fiore, l’erba, l’acqua, le pietre, i capelli – la pelle e le vesti – si ricompongono nella sottile architettura di simboli e significati che collega e sorregge l’insieme della mostra.
Ciascun episodio, dentro i grandi dipinti o nella sequenza dei ritratti, partecipa all’edificazione di questa armatura minu-tamente articolata – lieve e balenante e al contempo dura come il metallo forgiato – evocando l’ambigua possibilità di penetrare la materia pittorica per decifrarne i caratteri nelle presenze e nei racconti che si rivelano in ogni quadro.
In ciascuna storia, tuttavia, prenderà voce una vita che parla al nostro passato e forse resiste ancora, in un utopico presente. Le figure femminili non vogliono esibirsi: abitano il proprio corpo, indossano i loro vestimenti o si rivestono di sé stesse, corazzandosi con la pelle candida, con la capigliatura fluente, con un gesto.
Si isolano nel tentativo di distinguersi e riconoscersi; poi inevitabilmente si riavvicinano, come a cercare forma e confini nel proprio essere, in una dimensione corale in cui la propria condizione di donna si rappresenta come te-stimonianza della memoria collettiva.
Protette dal loro corpo, appariranno molte figure senza nome, anacronistiche o familiari, e ci osserveranno consapevoli del distacco che le separa dallo spettatore che inseguirà il ritmo del percorso espositivo, riposizionando il proprio sguardo secondo l’intermittente alternanza delle immagini.
La mostra è accompagnata da un testo di Antonio Grulli.