Made in Warhol
La mostra documenta la grande forza comunicativa della personalità più ecclettica e importante ell’arte del ‘900: Andy Warhol. Le opere esposte saranno 60, provenienti dalla Collezione Rosini-Gutman.
Comunicato stampa
La mostra, inserita all’interno della programmazione di TAORMINA ARTE, con il patrocinio del Comune di Taormina, è organizzata da Studio Soligo e curata da Giuseppe Stagnitta e Julie Kogler con la consulenza scientifica dello psicologo dell’arte Alberto Angelini, documenta la grande forza comunicativa della personalità più ecclettica e importante dell’arte del ‘900: Andy Warhol.
Le opere esposte saranno 60, provenienti dalla famosissima Collezione Rosini-Gutman (dalla nota Campbell’s Soup e Brillo alla celebre Marilyn Monroe e Mao, da Man Ray a John Gotti e Liz Taylor e la rara opera su tela di Liza Minelli per citarne
alcuni…).
Nello stesso tempo l’esposizione proporrà quella celebrazione di “cose”, “persone” e “simboli” ricorrenti nella business art di Andy Warhol (dando un taglio all’esposizione strettamente “analitico” che si concentrerà più sulla personalità dell’artista, grazie anche al contributo dello psicoanalista Alberto Angelini) che lo
hanno reso forse il più famoso artista dell’era contemporanea: i manifesti dei suoi film, le copertine dei dischi tra cui quelle dei Rolling Stones, Velvet Underground, Graces Jones, alcuni abiti da lui disegnati e autoritratti video.
Si troverà in mostra, inoltre, la proiezione di una rarissima intervista realizzata dal giornalista Vanni Ronsisvalle nel 1977 a Roma, dove l’artista viene ripreso nel suo vagabondare per la Città Eterna, incontra personaggi proprio del tessuto sociale
romano di quel periodo, come Federico Fellini e si sofferma contemplando le architetture barocche del centro città.
Fama, notorietà, moda, fungono da agenti scatenanti per i prodotti d’arte, piuttosto che opere, realizzati dal manager/artista Warhol. Prodotti in cui l’unicum artistico è
sublimato nella forza violenta e dirompente della serigrafia, la silkscreen che concede la riproducibilità di una matrice, di originali che rimangono tali, che diventano strumenti di comunicazione. Una produzione seriale di oggetti/soggetti
quotidiani, decontestualizzati e resi accessibili al grande pubblico grazie alla loro immagine/icona che non richiede più interpretazioni o letture che sempre hanno indirizzato, limitandola, la visione dell’opera d’arte verso spettatori preparati. I ritratti di alcuni tra i più famosi vip del jet set internazionale testimoniano il periodo “mondano” e glamour intrapreso da Andy Warhol durante il quale all’artista
vennero commissionati ritratti da ogni parte del mondo e dalle più disparate categorie sociali di personaggi, purché facoltose (“Pittore di corte degli anni settanta” è come il critico Robert Rosenblum definisce Warhol).
L’evolversi delle attitudini comunicative, virtuali e non, ha confermato con il trascorrere dei tempi la funzionalità, a tratti subliminale, delle scelte estetiche e stilistiche della produzione made in Warhol in relazione al potere persuasivo dell’immagine.
Un potere sempre più ineluttabile, elemento primario all’interno di tutti i contesti sociali e sociologici in cui Warhol comunica, suggestiona, trasmette i suoi valori e le sue tecniche e citazioni.