Maja Bajevic – Karaoke

  • VELAN

Informazioni Evento

Luogo
VELAN
Via Saluzzo 64, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al venerdì ore 15,30 – 18,30

Vernissage
02/11/2011

ore 19

Contatti
Email: info@velancenter.com
Artisti
Maja Bajevic
Curatori
Francesca Referza
Generi
arte contemporanea, personale

Karaoke è un’installazione video a 4 schermi, basata sull’uso di testo e performance, presenti nel popolare karaoke. Il primo video mostra una scena girata nei quartieri poveri di Palermo, una famiglia riunita, che canta il karaoke. Il video vicino mostra lo schermo del karaoke che si vede nel primo video. Le parole appaiono sullo schermo appena le cantano, come accade di solito nel karaoke.
Il terzo video mostra una scena girata a Gerusalemme, accanto al Muro Occidentale, un’esercitazione della parte femminile dell’esercito israeliano. Ad un certo punto cominciamo a sentire la preghiera dalla moschea di Al-Aqsa. Questa preghiera è mostrata come karaoke sul quarto schermo.

Comunicato stampa

Mercoledì 2 novembre 2011 alle ore 18.30 Velan ha il piacere di presentare Karaoke, una personale dell’artista franco/bosniaca Maja Bajevic a cura di Francesca Referza.

MAJA BAJEVIC
Karaoke
a cura di Francesca Referza

Karaoke è un’installazione video a 4 schermi, basata sull’uso di testo e performance, presenti nel popolare karaoke. Il primo video mostra una scena girata nei quartieri poveri di Palermo, una famiglia riunita, che canta il karaoke. Il video vicino mostra lo schermo del karaoke che si vede nel primo video. Le parole appaiono sullo schermo appena le cantano, come accade di solito nel karaoke.
Il terzo video mostra una scena girata a Gerusalemme, accanto al Muro Occidentale, un’esercitazione della parte femminile dell’esercito israeliano. Ad un certo punto cominciamo a sentire la preghiera dalla moschea di Al-Aqsa. Questa preghiera è mostrata come karaoke sul quarto schermo.
Ho filmato la prima parte a Palermo - spiega l’artista che vive e lavora tra Berlino, Parigi e Sarajevo. Era una situazione di grande bellezza interiore. Noi eravamo di passaggio e, dopo aver chiesto se potevamo scattare una foto, siamo stati invitati ad unirci alla festa ed accolti calorosamente. Il filmato è stato girato in una zona povera di Palermo. La famiglia numerosa, con tutti i membri della famiglia, grandi e piccoli, stava facendo una festa e cantando al Karaoke moltissime canzoni. Io ho scelto Margherita perché qualche amico italiano e albanese la cantava in diverse occasioni. Io l’ho chiamato video ready made, perchè non c’è stato praticamente nessun intervento da parte mia, a parte guardare e filmare. La seconda parte, quella a Gerusalemme, l’ho filmata in un secondo momento, sempre come video ready made. Era una situazione in cui mi sono imbattuta, vicino al Muro Occidentale. Non ho chiesto il permesso di filmare perché ero in uno spazio pubblico e nessuno ha detto niente.
L’immagine con le soldatesse, in Karaoke, ritrae un gruppo dell'esercito israeliano impegnato in alcune manovre sullo sfondo del Muro del pianto, mentre si sente in sottofondo il suono di una moschea che chiama alla preghiera. Il lavoro mostra diverse sfaccettature del mondo in cui viviamo, combinando cose che non necessariamente stanno insieme. Le donne attenuano l'immagine che abbiamo dei soldati, come di un gruppo particolarmente disciplinato. Sembrano diverse e molto rilassate. Questo sembra allontanare l’idea comune dell’esercito israeliano, come qualcosa di pericoloso. Eppure anche questo esercito rappresenta una minaccia per l’esistenza della moschea. C'è qualcosa di assurdo nel modo in cui i due mondi si sovrappongono. L’artista continua – Trovo che le voci, in particolare il canto, siano indicatori e custodi di memorie. Una canzone funziona come un odore, ci porta indietro, come una macchina del tempo, al momento della memoria. In Karaoke, ho usato una canzone molto seducente e melodica, in un contesto familiare, accanto ad una situazione politica. Penso che l’intimità della prima situazione renda la seconda più forte, sebbene entrambe siano strati del mondo in cui viviamo.
Maja Bajevic nella sua esperienza d’artista ha spesso fatto ricorso alla performance, coinvolgendo a volte piccoli gruppi di persone (spesso donne, ma non solo) con le quali condividere, quasi alla pari, il percorso di riflessione che il contesto (sociale e geografico) aveva attivato. I lavori di Maja Bajevic mettono spesso a confronto dinamiche private e collettive e chiamano in causa le fragili e illusorie ideologie che le società contemporanee, a volte inconsapevolmente, continuano a produrre. La Bajevic, tuttavia, in nessun caso fornisce una chiave di lettura o una interpretazione personale delle questioni che mette in campo. Piuttosto, il suo lavoro, tende a sottolineare degli aspetti paradossali, a creare dei cortocircuiti di senso e quindi costringe chi guarda alla riflessione. Le conclusioni poi ciascuno le trarrà a suo modo. Quello che interessa alla Bajevic è riattivare l’attenzione su aspetti che ormai, da consumatori/telespettatori assopiti quali siamo, non vediamo neanche più come ‘critici’. Nel lavoro presentato da Velan l’accostamento, attraverso un meccanismo ludico e popolare come il Karaoke, tra Gerusalemme e Palermo è forte di per sé. Lo è ancor più per via dei caratteri, in arabo e in italiano, che compaiono specularmente sulle pareti contigue dello spazio. Gli spazi fisici, a ben guardare, psicologicamente risultano invertiti.. Anche se le soldatesse si muovono in una piazza aperta e assolata, sembrano chiuse in un confine molto prossimo e visibile, come il Muro del pianto. L’ambiente in cui è ritratta la famiglia palermitana, al contrario, pur essendo un luogo chiuso, è aperto fisicamente sulla strada e, nella sua semplicità domestica, risulta, al contrario, aperto e libero. Oppure, in entrambi i casi, l’ambiente intorno funziona come una gabbia invisibile, come altre gabbie metaforiche costruite dalla Bajevic a proposito di temi e contesti diversi? Anche questo è un meccanismo implicito nei complessi lavori orchestrati dalla Bajevic. Lo spettatore è al tempo stesso anche attore e i performer non sono più dei collaboratori inconsapevoli, bensì diventano potenziali autori dell’opera e, a loro volta ci pongono delle domande. La perdita dell’orientamento, o almeno di quello tradizionalmente inteso, è una precisa volontà dell’artista. Karaoke, con pochissimi ingredienti, immagini video ready made, musica popolare (un testo collettivo in arabo ed uno privato in italiano) crea una vertigine, intesa come l’inizio di un nuovo e più consapevole modo di guardare al contesto in cui siamo immersi, sia quello privato che quello pubblico.
In un’intervista con Angela Vettese la Bajevic ha dichiarato – La società politica e quella privata hanno una grande importanza per me, ecco perché le sottopongo ad un esame così approfondito. […] ciò che mi ha sempre interessato sono le parti della società che normalmente non vogliamo vedere.

MAJA BAJEVIC
Karaoke

a cura di Francesca Referza

mercoledì 2 novembre 2011 ore 18.30

VELAN Centro d’Arte Contemporanea, Torino

Presentato per la prima volta in Italia, presso il Velan Center di Torino, in occasione di Artissima 18, Karaoke nel 2011 è stato mostrato in una personale presso la Kunsthal di Moen, in Danimarca, a cura di Rene Block ed è già entrato a far parte della Vehbi Koc Foundation di Istanbul.

Maja Bajevic, artista franco/bosniaca, è una delle figure più significative che provengono dall’Europa dell’Est. E’ nata nel 1967 a Sarajevo, nell’ex Jugoslavia ed ha conseguito il Master presso l’Ecole National des Beaux-Arts a Parigi. Al momento vive e lavora a Berlino. Ha realizzato mostre personali in diversi musei europei tra cui: To be Continued (2011) presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, Import / Export, Kunsthaus Glarus, Glarus (2009), Fondazione Bevilacqua la Masa a cura di Angela Vettese a Venezia (2008), National Gallery di Sarajevo (2006), Moderna Museet in Stockholm (2005), MoMA PS1 in New York (2004), plug. in Basel (2002) ed ha partecipato ad importanti biennali internazionali tra cui Documenta 12 a Kassel (2007), 50th Biennale di Venezia (2003), Istanbul Biennial (2001), Manifesta 3 a Lubiana (2000).
Maja Bajevic ha insegnato nei corsi post laurea dell’Ecole des Beaux-Arts di Lyon (2000/2001), allo IUAV di Venezia (2004/2005; 2005/2006; 2006/2007; 2007/2008) e alla Bauhaus University di Weimar (2009/2010).

PRESS RELEASE

Wednesday, November 2, 2011 at 7:00 PM, Velan is pleased to present Karaoke, a solo show by the French/Bosnian artist Maja Bajevic curated by Francesca Referza.

MAJA BAJEVIC
Karaoke
curated by Francesca Referza

Karaoke is a four-screen video installation, based on the mixture of text and performance, present in popular karaoke. The first screen depicts a scene filmed in the poor quarters of Palermo, a family gathered, singing karaoke. The screen next to it shows the karaoke text that is also visible in the video. As they sing, the words appear on the screen, as is usual in karaoke. The third screen shows a scene filmed in Jerusalem, next to the Western Wall, of an exercise of the female part of the Israeli army. At a certain point, we start hearing a prayer from the Al-Aqsa mosque. This prayer is shown as karaoke on the fourth screen.
I first filmed the part in Palermo - explained the artist, who lives and works in Berlin, Paris and Sarajevo. - It was a situation of great inner beauty. We were passing by, after asking if we could take a photo, we were invited to join the party and warmly welcomed. It was taken in the poor part of Palermo. The big family, with all the family members, young and old, was having a party and singing karaoke, many more songs than only this one. I choose this song because some Italian and Albanian friends of mine were often singing it at different occasions. I call it a ready-made video since there was practically no intervention on my part, except for seeing and filming it. The second part, in Jerusalem, I took afterwards, also as a ready-made video. It was a situation that I encountered, next to the Western Wall. I did not ask for permission to film, as it is a public space, and nobody objected.
The image with the female soldiers in Karaoke depicts a group of the Israeli army practicing maneuvers on the backdrop of the Western Wall. In the background, we hear the sound of a call to prayer from a mosque. The piece wants to show different facets of the world we are living in by combining things that do not necessarily fit together. The women soften the image we have of soldiers as a particularly disciplined group. They seem different and very relaxed. This seems to take away from the common image of the Israeli army as something dangerous. Yet, this army could just as well pose a threat to the existence of the mosque. There's something absurd in the way the two worlds overlap.
The artist continues - I find that voices are, in particular singing, triggers and keepers of memories. A song functions like a smell, it brings us, like a time machine, back to the moment of memory. In Karaoke, I am using a very seductive, melodical song in a family context, juxtaposed with a political situation. I think the intimacy of the first situation makes the second situation stronger, although both are layers of the world that we are living in.

Maja Bajevic’s experience as an artist has often drawn on performance, sometimes involving small groups (often women, but not exclusively so) with whom to share, on almost equal footing, a path of reflection that the (social and geographical) context has activated. Maja Bajevic's work often compares private and group dynamics, calling into question the fragile, illusory ideologies that contemporary societies continue to propagate, at times unwittingly. However Bajevic never gives a personal interpretation of the questions she puts on the table. Instead, her work tends to underscore paradoxical aspects, to create short circuits of meaning that make the viewer have to think. The conclusions are to be drawn by each viewer in his or her own way. Bajevic's interest is in recatalyzing attention on aspects that as the somnolent consumers/TV watchers we are, we no longer even see as ‘critical’. In the work shown at Velan, the juxtaposition between Jerusalem and Palermo, through a playful, popular tool like karaoke, is inherently powerful. It is made all the more so by the characters appearing in Arabic and Italian, mirroring each other on the space's adjoining walls. Upon closer consideration, the physical spaces are psychologically inverted. Though the female soldiers are moving in a sunny, open square, they seem closed in by the very close and visible border of the Western Wall. In contrast, the space where the family from Palermo is portrayed, though indoors, is physically open to the street and in its domestic simplicity seems open and free. Or perhaps, in both cases, the surrounding environment serves as an invisible cage, like other metaphorical cages that Bajevic has built in reference to different themes and contexts? This is another mechanism implicit in the complex works that Bajevic orchestrates. Viewers are simultaneously actors and the performers are no longer unwitting participants, becoming potential creators of the work, asking us questions in their own right. The loss of orientation, at least in the traditional sense, is one of the artist's specific intents. With the very few ingredients of ready-made videos, popular music (a collective text in Arabic and a private one in Italian), Karaoke creates a sense of vertigo, intended as the start of a new, more aware way of looking at the context in which we are immersed, both the private and public ones.
In an interview with Angela Vettese, Maja Bajevic said - Political society and private society are of great importance for me. This is why I submit them to such scrutiny....What have always interested me are the parts of society that we normally do not want to see. -

MAJA BAJEVIC
Karaoke

curated by Francesca Referza

Wednesday, November 2, 2011 at 7:00 PM
VELAN Center for Contemporary Art, Turin

Shown for the first time in Italy at the Velan Center in Turin, during Artissima 18, in 2011 Karaoke was shown in a solo exhibition at the Kunsthal of Moen, Denmark, curated by Rene Block. It has already become part of the Vehbi Koc Foundation in Istanbul.
Maja Bajevic, a French/Bosnian artist, is one of the most significant artists originating from Eastern Europe. She was born in 1967 in Sarajevo, in the former Yugoslavia, graduated and finished Master studies at the Ecole National des Beaux-Arts de Paris. She currently lives and works in Berlin. She has had several solo exhibitions in European museums, including: To Be Continued (2011) at the Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía in Madrid, Import / Export, Kunsthaus Glarus, Glarus (2009), Fondazione Bevilacqua la Masa, curated by Angela Vettese in Venice (2008), National Gallery of Sarajevo (2006), Moderna Museet in Stockholm (2005), MoMA PS1 in New York (2004), plug. in Basel (2002). She has participated in major international biennials, including Documenta 12 in Kassel (2007), the 50th Venice Biennale (2003), Istanbul Biennial (2001), and Manifesta 3 in Ljubljana (2000).
She was a professor at postgraduate studies in Lyon (2000/2001), IUAV, Venice (2004/2005; 2005/2006; 2006/2007; 2007/2008) and at Bauhaus University, Weimar (2009/2010).