Manlio Malabotta e le Arti
Un progetto espositivo, che si presenta come un evento unico poiché ricompone le raccolte restituendo nella sua interezza l’universo culturale e artistico di Malabotta.
Comunicato stampa
Trieste, 23 novembre 2013 - A una delle più affascinanti personalità culturali del Novecento giuliano è dedicata la mostra “Manlio Malabotta e le Arti. De Pisis, Martini Morandi e i grandi maestri triestini”. L’evento, che si terrà a Trieste al Magazzino delle Idee dall’8 dicembre 2013 fino al 2 marzo 2014, è sostenuto dalla Fondazione CRTrieste e si avvale della collaborazione del Comune di Ferrara e, in particolare, del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis, e dell’Archivio di Stato di Trieste.
Manlio Malabotta (Trieste 1907-1975) è certamente stato un uomo che ha coltivato la passione di un raccogliere elegante, acuto, meticoloso nell’accendersi degli interessi. Questa mostra, che si presenta come un evento irrepetibile poiché ricompone le raccolte, dopo la donazione dei de Pisis a Ferrara, restituendo nella sua interezza l’universo culturale e artistico di Malabotta, espone l’importante collezione di opere, tutte preziose, scoprendo come esse siano divenute nel tempo compagne di un percorso, quasi “esseri viventi”, come racconta affettuosamente la signora Franca Fenga Malabotta. E dal progetto espositivo escono anche le relazioni e l’impegno del Malabotta scrittore, poeta, critico militante, studioso, fino alla sua passione per la fotografia.
Così, pur senza negare che volgere l’attenzione alla raccolta significa confrontarsi con Filippo de Pisis, con i tanti oli, disegni, incisioni nel tempo costantemente e intelligentemente inseguiti fino a formare un corpus rilevante, non va dimenticato che tanto altro racconta la collezione del Notaio fattosi egli stesso intellettuale. Ecco allora che accanto alle prove del Marchesino pittore ci sono sculture di Arturo Martini, opere di Giorgio Morandi, dipinti di maestri triestini come Arturo Nathan, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Fittke. E ancora libri, custoditi e raccolti da bibliofilo, e riviste, campo di scrittura dello stesso Malabotta, sestanti che raccontano dell’Adriatico e dell’Istria, le raccolte di poesia, scritti in prosa, scatti fotografici che fissano il mondo osservato e che per la prima volta vengono esposti al pubblico. E i de Pisis, in questo dispiegarsi, vivono non solo dell’arte del loro autore ma raccontano altre storie perché giungono a Malabotta dopo esser stati di altri importanti proprietari: Leonor Fini, Umberto Saba, Giovanni Scheiwiller, Bifani e Romanelli.
Per restituire una visione d’insieme dell’importante offerta di questo progetto espositivo, si pensi che ci saranno 58 Filippo de Pisis, tra dipinti e opere su carta, 6 Arturo Martini tra sculture, un inchiostro e un olio, 3 lavori di Giorgio Morandi, 21 tra dipinti, matite, fotografie, grafiche di autori triestini (Arturo Fittke, Vittorio Bolaffio, Giorgio Carmelich, Adolfo Levier, Mario Lannes, Arturo Nathan, Leonor Fini), un paio di opere di Mino Maccari e Leo Longanesi, più di 20 fotografie inedite realizzate dallo stesso Manlio Malabotta, numerosi volumi e documenti.
“Un viaggio alla scoperta di un uomo dal fecondo ingegno, sensibile e appassionato, pronto a confrontarsi con i grandi temi eppure rimasto saldamente legato alle proprie origini. Raccontare la sua vita significa narrare molto della cultura italiana e non solo” queste le parole con le quali Maria Teresa Bassa Poropat, Presidente della Provincia di Trieste principale promotore nonché ideatore ed organizzatore di questa mostra, descrive il Malabotta.
Il racconto espositivo parte da Trieste, città nella quale il giovane Malabotta frequenta il liceo insieme ai compagni ed amici Leo Castelli e Gino Pincherle. Per gli studi universitari si sposta a Padova, dove si laurea nel 1929 in Giurisprudenza. Sono questi gli anni in cui inizia a sviluppare il suo interesse per le arti e ad esercitare la sua attività di critico militante sulla stampa locale e su riviste d'arte nazionali. E’ il periodo in cui Malabotta scrive su “Il Popolo di Trieste” di arte, recensisce mostre e stringe contatti con artisti. Il suo sguardo non si limita ai maestri locali, impegnandosi a commentare rassegne dove emergono De Chirico, de Pisis ed altri. L’interesse per Bolaffio, Nathan, Carmelich, Fonda, Fittke, Levier, Lannes matura in questo periodo vivificato dai tanti contatti personali. Non stupisce allora vedere nella raccolta del Notaio capolavori dell’arte triestina come La cinesina di Vittorio Bolaffio, La Solitudine di Arturo Narhan e un importante e unico nucleo di opere e fotografie di Giorgio Carmelich cui Malabotta dedica nel 1930 una prima e fondamentale monografia.
Le prime esperienze da notaio lo portano a Comeno e poi a Montona, in Istria. E’ qui che prende a coltivare la passione per il collezionismo e l’interesse per i libri. Forma una biblioteca di oltre 7.000 volumi che poi dovrà abbandonare nel 1943. La mostra documenta questo periodo con l’esposizione di carteggi, fotografie inedite, stampe e fascicoli tra i quali quello per l’indennizzo dei danni di guerra e beni abbandonati. Sono gli anni in cui si avvicina alla fotografia, partecipando nel 1937 anche a una mostra con gli interessanti scatti del macello e altre immagini; inizia a scrivere per le riviste “L’Italiano” e il “Selvaggio”, collaborando anche con “Casabella”. Conosce Leo Longanesi e Mino Maccari. Nel 1946, dopo un breve soggiorno a Roma, si trasferisce a Montebelluna, dove gli è stata assegnata una nuova e importante sede notarile. Continua a coltivare la passione per le arti e inizia a dare corpo alla sua collezione. Si aprono le acquisizioni d’importanti maestri dell’arte italiana: de Pisis, Morandi, Martini e altri indiscussi maestri. E’ in questo momento che si apre la lunga frequentazione con lo scrittore trevigiano Giovanni Comisso, dal quale Malabotta acquista I pesci marci, Quai Voltaire e Il gladiolo fulminato di de Pisis e, tra il 1946/47, l’Ofelia di Arturo Martini.
Al Malabotta attento ed entusiasta osservatore e collezionista d’arte, all’uomo pronto a cimentarsi nella fotografia e nella critica si aggiunge, integrando senza soluzione di continuità il profilo poliedrico, lo scrittore che sperimenta, con successo, la prosa e la poesia, l’attento bibliofilo, lo studioso e curatore di pubblicazioni. In mostra documenti, menabò delle sue opere letterarie e le eleganti edizioni poste sotto l’egida dell’ “insegna del pesce d’oro” di Scheiwiller. Si presenta anche una significativa selezione di corrispondenza con intellettuali tutti divenuti nel tempo amici, nonché una scelta della ricca biblioteca. I volumi selezionati vanno dalle preziose cinquecentine sino ai libri d’arte di grandi maestri del novecento: l’amato de Pisis accanto a George Grosz, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Oscar Kokoschka, solo per portare qualche esempio.
La mostra si articola nelle seguenti sezioni:
1. La critica militante, le prime collezioni e gli artisti: Trieste, Montona, Roma
1.a) La critica militante e Trieste
1.b) “Collezionista per un bisogno spirituale”: le prime raccolte, il legame con l’Istria, la Dalmazia e il mare
1.c) Le riviste, la fotografia, la grafica
2. La grande stagione del collezionismo
3. Gli scritti in versi e prosa
4. Le biblioteche
5. Le amicizie e le passioni
6. I sestanti
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“Manlio Malabotta e le Arti. De Pisis, Martini Morandi e i grandi maestri triestini” è un evento sostenuto dalla Fondazione CRTrieste e realizzato collaborazione dell’Archivio di Stato di Trieste, del Comune di Ferrara e, in particolare, del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Filippo de Pisis.
Il progetto espositivo, realizzato sotto la direzione dai Servizi culturali della Provincia di Trieste, si è avvalso della collaborazione di studiosi quali Luca Massimo Barbero, curatore, critico d’arte e direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia , Ester Coen, professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università de L’Aquila, Diana De Rosa, storica e autrice di diverse pubblicazioni su Trieste e su Malabotta bibliofilo e scrittore, Pierpaolo Dorsi, dirigente soprintendenza archivistica per il Friuli Venezia Giulia e curatore del fondo Malabotta presso l’Archivio di Stato di Trieste, Pietro Gibellini, critico letterario, filologo, ordinario di Letteratura italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Enrico Lucchese, studioso, collaboratore di diverse Università, autore di diversi saggi su autori della collezione Malabotta, Marco Menato, direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, Lorenzo Nuovo, studioso e autori di importanti studi sull’attività di critico di Malabotta, Maria Luisa Pacelli, direttore Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara. Si ringrazia l’associazione Cizerouno, e in particolare Massimiliano Schiozzi, cui si deve il recupero e il restauro delle foto realizzate da Manlio Malabotta negli anni Trenta e Quaranta.
Insostituibile l’apporto Franca Fenga Malabotta che ha donato a questo progetto il suo tempo, i suoi ricordi, la sua sensibilità.