Mantero. Cento anni di architettura
Primo omaggio alla figura dell’Ing. Gianni e dell’Arch. Enrico Mantero. Mostra di materiale storico inedito e opere d’arte commissionate a 14 giovani artisti.
Comunicato stampa
Como, omaggio a Gianni ed Enrico Mantero
Per la prima volta in mostra l’archivio storico di due grandi personaggi dell’architettura italiana
Dal 7 giugno al 7 luglio di quest’anno la città di Como e alcune zone circostanti (Lipomo e Olgiate Comasco) saranno il palcoscenico dell’evento culturale “Mantero. Cento anni di architettura”. Curata dall’architetto Davide Mantero, proprietario dell’archivio di famiglia, e Jessica Anais Savoia, presidente dell’Associazione Culturale Erodoto (ente organizzatore) la mostra rappresenta il primo studio sulla raccolta e catalogazione di parte del patrimonio artistico e progettuale di Gianni ed Enrico Mantero, già considerato dalla Soprintendenza Archivistica di Milano di notevole interesse culturale.
“Mantero. Cento anni di architettura” è anche la prima mostra dedicata alle figure di Gianni ed Enrico Mantero, padre e figlio, entrambi dediti al servizio del cittadino, della società, dell’urbanistica e della buona architettura “fatta dall’uomo per l’uomo” come si legge in un passo dell’arch. Marco Vido. Due figure che hanno segnato, in modi differenti, la storia di questa materia, e la scrittura di brani importantissimi per la città di Como, come la cittadella dello sport sul lungolago, o le architetture pubbliche pensate per l’istruzione o la terza età della Provincia, soggetti di studio per Enrico, insieme all’insegnamento alla Scuola di Architettura Civile in Bovisa (MI).
PERCORSO
Il cammino inizia a Como, Largo Spallino 1, con l’allestimento del suggestivo e prestigioso Spazio Culturale Antonio Ratti (Ex Chiesa di San Francesco); più di 150 disegni originali e decine di fotografie d’epoca, materiale che ripercorre quasi un secolo di architettura, sia per la città di Como che per gli stilemi che contraddistinguono il passaggio del tempo: dal neoclassicismo degli anni Venti al razionalismo comasco e al Movimento Moderno dei Trenta, sino ad arrivare alle moderne architetture degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta.
L’esposizione all’Ex Chiesa di San Francesco è inoltre supportata da un percorso a cielo aperto tra le seguenti architetture: palazzo Mantovani, palazzo Barazzoni, Villa Pirovano, Canottieri Lario, Stadio e Piscina Sinigaglia, Condominio San Rocco, Park Hotel in Como città; Scuola elementare e materna a Olgiate Comasco, Scuola media/elementare di Albate, Scuola media di Lipomo, Pia Casa (cà d’Industria) a Rebbio.
Con la scelta di questi 14 progetti in mostra, trattati nel catalogo dal comitato scientifico e fotografati da Nicola Belluzzi, giovane fotografo milanese, si è voluto raccontare anche la relazione tra l’uno e l’altro, l’influenza e l’eredità culturale lasciata da Gianni al figlio. Uno spaccato di storia, di anni in cui ancora estetica e funzionalità parevano un connubio indissolubile, e la ricerca della perfezione concettuale e formale anticipavano leggi sull’edilizia pubblica.
Un’occasione unica per osservare da vicino materiale autentico, tratti di china o matita scura che hanno raggiunto quasi cent’anni d’età preservandosi nella loro bellezza; bozzetti di progetti e studio di varianti di edifici significativi nella loro composizione costruttiva; fotografie inedite che testimoniano non solo lo stato degli edifici appena costruiti, ma importanti passi della nostra storia, come l’inaugurazione dell’Opera Nazionale Balilla negli anni Trenta.
CATALOGO
Edito da Nodo Libri e tradotto in inglese, il catalogo della mostra raccoglie in più di 200 pagine gli scritti del comitato scientifico e alcune immagini storiche che fanno parte dell’archivio Mantero. Prezioso il contributo del fotografo milanese Nicola Belluzzi che ha saputo leggere in chiave moderna l’anima di ogni progetto architettonico presentato in mostra.
OMAGGIO DI 14 ARTISTI
Quindici giovani artisti, che lavorano sul tema dell’architettura attraverso tecniche differenti, sono stati selezionati per rendere omaggio alla passione per l’arte che accomunava Gianni ed Enrico, il primo grande collezionista di ex libris del suo tempo, il secondo amante del disegno mano a libera e dell’acquerello. Le loro opere, appositamente create, saranno esposte nell’abside dello Spazio Culturale Antonio Ratti di Como. Catalogo in mostra, a cura di Jessica Anais Savoia.
QR Code e sito Internet
Il materiale dell’archivio inerente ai progetti in mostra verrà in parte pubblicato sul sito www.archiviomantero.it, raggiungibile anche attraverso la lettura dei QR Code con smart phone.
I PROGETTI IN MOSTRA
1926 Palazzo Barazzoni, poi Taroni, poi Moretti – Gianni Mantero
Edificio neoclassico situato in via Garibaldi angolo viale Varese a Como. Secondo edificio progettato dall’Ingegnere Gianni Mantero dopo la sede delle Seterie Mantero in via Volta. Splendido esempio di stile neoclassico di cui ci sono pervenuti straordinari disegni perfettamente conservati riportanti i dettagli degli interni, degli elementi compositivi e delle facciate, in cui si evince ancora uno stile marcatamente decorativo.
1928 Palazzo Mantovani – Gianni Mantero
Ristrutturazione del 1998 a cura dello Studio Mantero (Davide ed Enrico Mantero)
La particolarità di questo edificio neoclassico risiede nelle sue funzioni, essendo stato il primo spazio commerciale cittadino a vedere le compresenza di più attività e operatori, oltre ad aver ospitato la prima scala mobile della città (degli anni ’60). La stessa scala è resistita ai lavori di ristrutturazione del 1998, mantenendosi funzionante sino ai giorni nostri. I lavori non hanno inficiato la struttura originale dell’edificio: grazie alle altezze e agli ampi spazi è stato infatti possibile sostituire l’impiantistica aggiungendo i condotti dell’aria condizionata con una controsoffittatura. La cosa straordinaria è stata quella di ristrutturare un edificio costruito 70 anni prima, già pronto per questi interventi.
1931 Canottieri Lario – Gianni Mantero
Ampliamento e ristrutturazione del 1983, a cura di Enrico Mantero
In questi anni Gianni realizza architetture di respiro europeo – in cui spiccavano la Bauhaus e il movimento moderno per l’architettura, mentre nell’arte emergeva il costruttivismo e artisti del calibro di Kandinskij -, quando in Italia si faceva solo architettura “in stile”. La Canottieri Lario è un gioiello di architettura moderna per il tempo, ricca di dettagli meravigliosi, come le due scale, quella interna e quella esterna, il trampolino a lago, la vasca di voga interna alla struttura, tra le prime in Italia. Tra le annotazioni storiche troviamo anche quella della durata dei lavori di costruzione: solo 7 mesi. Nel 1983 Enrico Mantero realizza la piccola palestra e la piscina sul tetto, intervento che in nessun modo snatura la qualità architettonica del risultato finale, nonché occasione di sistemazione delle strutture già esistenti.
1932 Villa Pirovano – Gianni Mantero
Le forme di Villa Pirovano sono più pulite, non è un edificio segnatamente razionalista ma neppure neoclassico, situato in una zona poco fuori dal centro storico. Si tratta di un edificio che sviluppa una dinamica residenziale di modeste dimensioni tessendo un brano di storia dell’architettura urbana della città, quando al centro e agli edifici popolari si inserivano contesti abitativi più signorili, anche senza lo sfarzo delle decorazioni e degli orpelli classicistici.
1933 Residenza per artista sul lago - V Triennale di Milano - Cereghini, Dell’Acqua, Giussani, Lingeri, Mantero, Ortelli, Ponci, Terragni
Un esercizio alla ricerca di spazi ideali interamente dedicati a un’attività sviluppando spazi in cui vivere e lavorare. Di significativa importanza è la collaborazione a questo
progetto che vede le figure più importanti del gruppo razionalista comasco unite compattamente intorno alla figura di Terragni. Il progetto si contraddistingue per forme, colori e materiali, oltre ad abbracciare un tema molto caro al tempo: quello dell’arte e della sua produzione e diffusione.
1933 Casa del Balilla a Como – Gianni Mantero
Ristrutturazione e ampliamento dal 1989 al 1998, in 3 lotti – da Enrico Mantero e poi da Davide Mantero
Sulla facciata rivolta verso la strada capeggiava allora l’acronimo ONB – Opera Nazionale Balilla - ministero fascista per la formazione sportiva e culturale dei giovani.
Lo stadio è una questione molto complessa. La casa del Balilla di Mantero sorge infatti attorno a una struttura pre-esistente disegnata da Greppi: allora era un impianto sportivo Ottocentesco che comprendeva le biglietterie ai 4 lati, una piccola tribuna coperta e un campo a calcio. Gianni Mantero introduce nuove funzioni, creando così un impianto di grande modernità con campo da calcio, velodromo, piscina, ricovero per le barche, magazzini e uffici. Oltre alla modernità e la completezza, l’impianto sportivo si inseriva nel tessuto urbano in modo discreto, con una facciata frontale che nasconde di fatto le strutture, rendendolo così un brano di città, in una posizione sicuramente privilegiata che confermava allora l’intento di destinare tutta l’area a quale cittadella sportiva, con affianco il circolo velico, la canottieri, l'hangar.
L’intervento di Enrico è stato più un adeguamento tecnico-normativo più che un vero e proprio riprogetto dello stadio, anche se avrebbe voluto il ripristino del velodromo, così come da primo progetto, tentativo bocciato nella progettazione finale. Si può parlare di intervento di nuova architettura per la curva est che nasce sì sulle richieste delle normative, ma riesce a dare un contributo apprezzabile a livello architettonico con l’ideazione di una passeggiata intorno all’architettura per l’ingresso e di due rampe di ingresso nate dalla suggestione trasmessa dal vicino Monumento ai Caduti. Tra le due rampe era anche prevista una pavimentazione verticale curva costituita da gradini in porfido su cui avrebbe dovuto scorrere, e sobbalzare l’acqua, illuminata con led la notte. Un intervento pensato, ma mai realizzato.
1960 Park Hotel –Enrico Mantero
Primo edificio che segue il passaggio di mano al punto di vista professionale da Gianni a Enrico mantero. Nonostante l’incarico fosse arrivato allo Studio del primo, Gianni preferì lasciare a Enrico il compito di svolgere l’intera progettazione. La particolarità di questo edificio non è segnata solo da aneddoti interessanti che riguardano i due ma anche da un episodio di carattere tecnico: fu infatti uno dei primi edifici su cui furono impiegati elementi prefabbricati per le facciate esterne.
1961 Condominio San Rocco – Gianni Mantero
Temi molto forti all'interno della progettazione architettonica come il completamento di un isolato, il tema dell’angolo, sviluppato molto bene in Olanda, nonché il fattore volumetrico. All'ultimo piano di questo edificio per abitazioni di scuola olandese Gianni ebbe la sua residenza per una decina d'anni.
Di notevole interesse il tema delle facciate con i parapetti orizzontali che prevaricano sui bow window, il cortile interno che serve l’intero edificio e le aperture del tetto.
1971 Scuola Media di Albate (oggi anche elementare) – Enrico Mantero
Ricevuto l’incarico Gianni svolge il progetto, ma nonostante ciò decide di passare la consegna a Enrico, lasciandone libera l’espressione. La scuola avrà comunque un carattere razionalista, con delle particolarità che la rendono unica dal punto di vista distributivo, modernissimo anche oggi.
1975 Olgiate Comasco – Scuola dell’infanzia e scuola elementare - Enrico Mantero
Anche qui parliamo di un incarico arrivato a Gianni il quale chiederà a Enrico di eseguirlo. Due scuole interessantissime per la didattica, quasi in anticipo sulla legge del 1975 che regolava l'edilizia scolastica, in particolare la scuola materna. La scuola elementare ha delle aule del tutto innovative distribuite su due livelli, in cui era previsto lo svolgimento di attività di insegnamento e laboratorio contemporaneamente.
1975 Pia Casa (Cà d’Industria a Rebbio) – Enrico Mantero
Tutelata dalla Soprintendenza Architettonica per le facciate esterne, progetto molto complesso dal punto di vista architettonico con evidenti richiami a Le Corbusier. Sviluppa il tema della corte interna, con un'altissima attenzione alla qualità di vita degli ospiti, un edificio quasi anticipatore di esigenze geriatriche che verranno pochi anni dopo codificate da nuove leggi in materia.
1981 Casa sul Bosforo – Enrico Mantero
Un progetto non realizzato dove Enrico elabora probabilmente la sua più alta architettura. La capacità progettuale a livello compositivo è quasi disarmante, ricorrono il tema del vuoto centrale e della distribuzione geometrica degli spazi. Molto approfondito il tema geometrico del quadrato sia in pianta che in sezione.
1983 Lipomo Scuola Media e palestra – Enrico Mantero
Al di là del linguaggio fortemente moderno che caratterizza l’intera struttura, il progetto si colloca sull'orografia del terreno con una progettazione organica quasi a richiamare a F.L.Wright per la sua capacità di modellarsi alla superficie del suolo. Grande attenzione anche alla collocazione delle aule sui vari piani, e alla loro illuminazione naturale.