Mara van Wees – L’arte di misurare la terra
Canova22 presenta la personale L’arte di misurare la terra di Mara van Wees.
Comunicato stampa
Mara van Wees
L’arte di misurare la terra
Fuochi Incrociati
Forze Sciamaniche Fra Spazio Terra e Corpi
Un ciclo di mostre a cura di Gianluca Peluffo
Inaugurazione 22 marzo 2019 ore 18.30 | Canova22 | Roma
Fino al 7 aprile 2019
Continua il ciclo di mostre Fuochi Incrociati. Forze Sciamaniche Fra Spazio Terra e Corpi a cura di Gianluca Peluffo. Il giorno 22 marzo 2019 alle ore 18.30, Canova22 presenta la personale L’arte di misurare la terra di Mara van Wees.
Nel lavoro di Mara van Wees il filo conduttore è rappresentato dalla geometria, l’architettura, il volume, lo spazio, il dentro e il fuori, un suo “uso” immaginario. L’artista si appella a Canova architetto, al tempio canoviano - la Chiesa della Santissima Trinità - disegnata da Antonio per il suo paese Possagno. Nel tempio si riconoscono tre differenti linguaggi architettonici: sul colonnato lo stile greco ad ispirazione del Partenone, il corpo centrale ricorda il Pantheon, mentre l’abside con l'altare maggiore una chiesa cristiana. I pavimenti, interni ed esterni, sono delle magnifiche composizione geometriche.
La mostra si divide in due momenti distinti: nel primo sarà un modulo rigoroso, in argilla bianco/grigio, di un quadrato/cerchio/triangolo, a costruire volumi tridimensionali e ottici dinamici, quali piramidi, cubi, torri, che a loro volta si ispireranno al lavoro di Victor Vasarely, maestro dell’optical art. Nel secondo, la libera interpretazione in terracotta dell’elemento geometrico prende il sopravvento: i triangoli, rombi, quadrati si rincorrono liberamente, inciampando, deformandosi, dando il via a una ludica convivenza nello spazio.
“I lavori di Mara van Wees, Riccardo Monachesi e Danilo Trogu, sembrano nascere sia per questo specifico luogo archetipico, che per tutti i luoghi possibili in cui il tempo non è il cattivo presente, ma il buio del contemporaneo.
I tre artisti affrontano temi che sono propri della terra: la corporeità, la materia, opaca o lucida, la contemporanea presenza evocata di tempi diversi, l’altrove, la memoria e il futuro, la forma.
La forma, plastica o archetipica, è l’ineluttabile confronto dell’artista ceramista.
Proprio per questo, i lavori dei tre artisti, pur cogliendo in alcuni casi ispirazioni dal presente degli eventi, cercano forme e colori, che trascendano l’iconologia, ma che si inseriscano in una “storia delle forme” che dialoghi con il tempo in senso genealogico e continuo, come linee formali di persistenza e creazione.
La casa, il vaso, il piatto, il cubo. I valori formali delle opere in terra che entrano e trovano spazio nella Fornace Canova, sembrano esprimere proprio una ricerca di adualità, ovvero di superamento delle opposizioni tradizionali: fragilità-durata, popolare-aulico, ripetizione-unicità.
Questa capacità inclusiva dello spazio della Fornace, determina un’energia inclusiva delle ceramiche stesse, attraverso le mani dei tre artisti, che sembrano quasi prestarsi alla guida sciamanica di un respiro, di un “genius loci” qui presente.
Allora il dialogo con le forme archetipiche della ceramica di van Wees, che sembrano interagire con tempi antichi, anche primitivi, e contemporaneamente con il futurismo o con il costruttivismo solitario di Chillida, porta a questo corto circuito temporale e materico.” (dal testo critico di Gianluca Peluffo)
Mara van Wees, nata in Olanda, studia all’Accademia Belli Arti a Rotterdam, dove si avvicina alla ceramica scultorea. Lavora nel Street Theater Lantaarn di Rotterdam e come designer e imprenditrice in vari campi artistici, prima in Olanda, poi a Firenze e Roma. Alla fine degli anni Novanta ritorna a plasmare l’argilla. La Scuola di Amsterdam con Berlage fa parte del suo DNA, ma la sua ricerca trova ispirazione anche nel Futurismo. Predilige le installazioni site-specific a tema, in dialogo con altri artisti; ha partecipato a diverse mostre istituzionali come la Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea alle Scuderie Aldobrandini di Frascati (Roma), “Meanwhile” al St. Stephen Cultural Centre Foundation di Roma, Land-Art al Furlo nelle Marche, “Color Crossing” nel Castello Costaguti di Roccalvecce (Viterbo), “Pietra Liquida”, “Il Codice Vulci” e “Vulci Mon Amour” nel Parco Archeologico di Vulci (Viterbo), le edizioni di “In Crypta” a Roma, Todi (Perugia) e Grottaglie (Taranto), “Il Sole negli Orci” al Museo Archeologico di Canino (Viterbo). Nel 2015 vince il bando “In Loco” del MIBACT / Puglia, per una residenza d’artista a Grottaglie. Negli ultimi anni sviluppa progetti di land art di grandi dimensioni e con materiali diversi dalla ceramica. Nel 2018 realizza una scultura pubblica sul lungomare di Montalto di Castro. Vive e lavora tra Roma e la Maremma.