Marcello Mantegazza
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Comunicato stampa
I taccuini e l’analisi dei casi a pista fredda (cold case)
I taccuini e le carte che ne derivano sono soltanto una minima parte del mio lavoro e della mia ricerca. Personalmente lo ritengo un esercizio quotidiano, costante, giornaliero, a volte sono appunti per realizzare lavori più complessi, installativi, ambientali o di arte pubblica, che è la vera propensione del mio lavoro come artista.
Col tempo accumulandosi mi sono reso conto che da mero esercizio il taccuino diventava esso stesso un “oggetto d’arte” e la qualifica, l’attestato di artisticità glielo davano gli altri, chi per vari motivi si trovava a poterli sfogliare. Sono diventati così oltre ad un esercizio e un laboratorio per schizzi e appunti, anche un diario giornaliero e tante altre cose. Registrano infatti le mie giornate e dentro ci finisce un po' di tutto: ritagli, appunti, date, numeri di telefono, liste della spesa, testi, cose che voglio ricordare, appuntare nel tentativo di non perderle. Sostanzialmente è una produzione a volte “inespressa”, comunque sommersa in quanto mai resa pubblica, almeno rispetto alla mia produzione più conosciuta.
Nei taccuini posso prendermi la libertà di esprimermi senza inibizioni di alcun tipo e, soltanto con una lettura attenta e non superficiale, si percepisce subito che essi sono il fondamento di tutto il mio lavoro artistico, nonostante l’apparente diversità che può intercorrere tra una lastra di marmo incisa, un’epigrafe, e una carta dipinta con acrilici con un testo redatto tramite timbri di gomma. È il mezzo ad essere diverso, la dimensione utilizzata. Il messaggio è lo stesso.
I taccuini e l’analisi dei casi a pista fredda (cold case)
I taccuini e le carte che ne derivano sono soltanto una minima parte del mio lavoro e della mia ricerca. Personalmente lo ritengo un esercizio quotidiano, costante, giornaliero, a volte sono appunti per realizzare lavori più complessi, installativi, ambientali o di arte pubblica, che è la vera propensione del mio lavoro come artista.
Col tempo accumulandosi mi sono reso conto che da mero esercizio il taccuino diventava esso stesso un “oggetto d’arte” e la qualifica, l’attestato di artisticità glielo davano gli altri, chi per vari motivi si trovava a poterli sfogliare. Sono diventati così oltre ad un esercizio e un laboratorio per schizzi e appunti, anche un diario giornaliero e tante altre cose. Registrano infatti le mie giornate e dentro ci finisce un po' di tutto: ritagli, appunti, date, numeri di telefono, liste della spesa, testi, cose che voglio ricordare, appuntare nel tentativo di non perderle. Sostanzialmente è una produzione a volte “inespressa”, comunque sommersa in quanto mai resa pubblica, almeno rispetto alla mia produzione più conosciuta.
Nei taccuini posso prendermi la libertà di esprimermi senza inibizioni di alcun tipo e, soltanto con una lettura attenta e non superficiale, si percepisce subito che essi sono il fondamento di tutto il mio lavoro artistico, nonostante l’apparente diversità che può intercorrere tra una lastra di marmo incisa, un’epigrafe, e una carta dipinta con acrilici con un testo redatto tramite timbri di gomma. È il mezzo ad essere diverso, la dimensione utilizzata. Il messaggio è lo stesso.
Nato nel 1974 a Potenza si è diplomato nel 2003 presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. Attualmente vive e lavora a Potenza, è rappresentato dalla galleria 3)5 Arte Contemporanea, con sede prima a Rieti e poi presso Villa Lais di Sipicciano (VT), dimora storica del ‘700, galleria che supporta il lavoro di artisti di diversa provenienza geografica e culturale.
https://www.marcellomantegazza.it/